Manifesto 27 luglio 2001

Troppi misteri sopra Genova
La magistratura apre un'inchiesta sui pestaggi avvenuti nella caserma Genova-Bolzaneto. E siamo a quota sette. Ancora in alto mare quella sul blitz alla scuola Diaz/Pertini, operazione organizzata e diretta da Roma. Chi si occuperà dei neonazi?
AUGUSTO BOSCHI - GENOVA

C' è un'altra inchiesta che la magistratura genovese ha aperto sui giorni cileni di Genova. Si tratta di quella relativa a quanto è accaduto nella caserma della polizia di Genova-Bolzaneto dove, secondo il racconto dei testimoni, gli arrestati sono stati sistematicamente sottoposti a umiliazioni e percosse. L'inchiesta, aperta in seguito alle denunce di alcune delle vittime, è affidata a un pool di magistrati tra cui il pm Pinto, quello cui è stata sfilata sotto il naso l'inchiesta sul blitz alla sede del Gsf dopo le dichiarazioni rese ai giornali. In attesa di sapere come si muoveranno i magistrati impegnati in quest'ultimo filone, l'inchiesta sulla notte di San Bartolomeo entra nel vivo. Ieri il procuratore aggiunto della procura di Genova Francesco Lalla ha richiesto ufficilamente al ministero degli interni la lista completa dei nomi degli agenti di polizia che presero parte all'azione. Ricordiamo che la perquisizione alla scuola Diaz/Pertini venne programmata, organizzata e diretta da Roma e che, a sovrintendere sul campo, fu spedito nientemeno che Roberto Sgalla, il portavoce del capo della polizia De Gennaro. Con lui alti dirigenti dei Nocs e personaggi che, finora, non hanno ancora avuto un nome ma che restano insediati nella questura genovese. All'ufficio D.C.C.P. Se chiedete al piantone di spiegarvi cosa significa questa sigla, perdete il vostro tempo. Non lo sa. E non lo sanno nemmeno gli agenti o i graduati. Se entrate, però, troverete una stanza con dei computer, un appendiabiti con delle giacche e un signore che, la notte della resa dei conti, girava per la strada circondato dalla scorta.
Ieri il ministro Scajola ha difeso strenuamente l'operato delle forze dell'ordine, e in particolare quello degli agenti del reparto mobile di Roma che intervennero nel blitz alla Pertini. "Gli agenti furono oggetto di un' aggressione - ha detto il ministro - e la perquisizione portò al sequestro di armi improprie e bottiglie moltov oltre che all'arresto di alcuni pericolosi esponenti di spicco dei black block". Quali, visto che dei 93 arrestati solo uno resta in carcere mentre gli altri sono tutti fuori, e perdipiù senza la convalida del fermo?
"Qui si sono invertite le parti", ha detto ancora il ministro Scajola a Genova per rassicurare il sindaco Pericu sull'arrivo dei 15 miliardi di risarcimento per i danni subiti dai privati, che poi ha rassicurato tutti aggiungendo che "se ci sono stati degli eccessi da parte di qualcuno, questi verranno puniti perché la giustizia non è né di destra né di sinistra". E qui veniamo al dunque: l'impressione è che gli episodi avvenuti nella caserma di Bolzaneto finiscano per diventare il bersaglio, l'esempio da dare. Qui, sotto accusa, sono soprattutto i "ragazzi di Castelli", gli uomini del Gom, cioè il reparto specializzato della polizia penitenziaria. Quello che si racconta del trattamento riservato ai prigionieri sembra essere uscito da un libro dell'orrore, ma si tratta comunque di abusi e pestaggi facilmente riconducibili alla responsabilità dei singoli agenti e non a un'operazione coordinata e gestita dall'alto come è stato il blitz alla Diaz. Il cui scopo, ricordiamo, non è stato ancora chiarito del tutto. All'appello del materiale sequestrato mancano ancora gli hard disk del centro legale e i video portati via dalla sede del Gsf.
Intanto nove dei 25 giovani arrestati dai carabinieri lunedì nei pressi di Moconesi, nell'entroterra chiavarese, a bordo del loro pullman, sono stati messi in stato di custodia cautelare. Restano in carcere, quindi. Si tratta di sette ragazze austriache, una slovena e una svedese che viaggiavano con la carovana Noborders Nonations. Sul pullman, oltre ai soliti indumenti neri, erano state trovate delle mazze e dei bastoni di legno. Sempre per quello che riguarda carcerati e scarcerati, è particolarmente difficile la situazione degli stranieri liberati dalle prigioni. Per loro, come è noto, è pronto ed effettivo un provvedimento di espulsione. Ieri abbiamo incontrato uno dei legali del Gsf, l'avvocato Fabio Taddei, che si aggirava in questura cercando di ottenere, senza successo, una copia delle notifiche di quattro suoi assistiti per poter presentare ricorso. Restando in questura, nessuno commenta il rapporto riservato pubblicato dai quotidiani e portato in senato dal capogruppo Ds Angius sulla presenza di infiltrati di Forza Nuova tra i manifestanti e soprattutto tra i black block. "Ma se lo avevano detto già loro, per propaganda, che sarebbero venuto a Genova per manifestare", dice un funzionario, "solo che se fossero venuti in gruppo gli avrebbero fatto un culo così, e allora...". Altro non si dice: il questore non parla, il capo di gabinetto è in ferie. Girava pure voce che, dopo gli scontri del 21, in un cassonetto fossero stati rinvenuti dei volantini neonazi in tedesco. Polizia e carabinieri smentiscono. Parla solo Roberto Fiore, il leader di Forza Nuova: "E' un depistaggio dei servizi segreti che sono vicini alla sinistra", dice. Inutile fare commenti. E' utile, invece, fare il punto sulle inchieste aperte in seguito al G8: sette in tutto. Quella sulla morte di Carlo Giuliani; quella sulla possibile esistenza di un'organizzazione dietro il Black Block; quella sulle lettere esplosive; quella sulla Diaz; quella sulle violenze avvenute nelle caserme; quella sulla caserma di Bolzaneto; quella sugli scontri di piazza.