La Stampa
Mercoledì 25 Luglio 2001

Arriva la mozione di sfiducia per Scajola
L’Ulivo: indaghi un gruppo di saggi esterni al Parlamento
Amedeo La Mattina
ROMA Alla fine l’Ulivo ha presentato la mozione di sfiducia nei confronti del ministro dell’Interno Scajola e inoltre avrebbe intenzione di affidare ad un gruppo di «saggi» esterni al Parlamento il compito di svolgere un’indagine conoscitiva sui fatti di Genova. In questo modo il centrosinistra pensa di centrare due obiettivi: aggirare la maggioranza che ha rifiutato l’indagine conoscitiva da parte della commissione Affari costituzionali; soddisfare coloro che avrebbe preferito questo strumento piuttosto che la sfiducia.
Comunque una decisione sofferta - soprattutto quella della mozione di sfiducia - passata attraverso il fuoco di mille dubbi e contrarietà. Apertamente contro Amato, Napolitano, Dini, Mastella, Boselli. D’Alema, anche lui contrario, è stato silente durante la riunione del comitato dei reggenti Ds. «Chi tace acconsente», ha commentato ironico Giorgio Mele della sinistra interna.
Sembrava, dunque, difficile mettere tutti d’accordo. Ma ad u certo della giornata di ieri maggioranza e governo hanno alzato il muro. E’ «contraddittorio», ha osservato il ministro per i Rapporto con il Parlamento Giovanardi, chiedere un’indagine e allo stesso tempo presentare una mozione di sfiducia. Prima ancora di sapere come sono andate le cose, il centrosinistra ha emesso la sentenza di condanna. Così, anche coloro che non volevano spingere il piede sull’acceleratore hanno subìto la linea dura. Che, però, appare un’arma spuntata visto che al momento del voto il centrodestra vanterà un’ampia maggioranza.
La maggior parte dei parlamentari dell’Ulivo non sapeva nulla di quanto stavano combinando i capigruppo. Boato, presidente del gruppo misto, cadeva dalle nuvole. «Non è stato deciso nulla», diceva l’esponente dei Verdi, mentre pochi metri più in là Violante confermava che la mozione di sfiducia sarebbe stata presentata al più presto. «Dopo aver chiesto in Aula le dimissioni del ministro dell’Interno - affermava il capogruppo dei Ds - che facciamo, diciamo "scusate, abbiamo scherzato». E annunciava che si voterà prima della pausa estiva, forse il 2 agosto. Intanto, Mastella - in rotta con Rutelli e con la Margherita - si dissociava da questa iniziativa: «Non ha senso politico. Così regaliamo i moderati alla destra». Certo, bisogna cercare di capire i movimenti antiglobalizzazione - «anche Moro lo faceva nel ‘68», ha spiegato il leader dell’Udeur - ma l’Ulivo non può essere confuso con i violenti e le tute nere. Per Mastella il messaggio che è arrivato agli italiani è quello di chi spaccava le vetrine e incendiava le macchine.
Ma non sono state le preoccupazioni espresse da Mastella a preoccupare i leader del centrosinistra, piuttosto le tante perplessità che affioravano dalla base parlamentare e quelle di Amato che ha battuto il tasto sulla priorità dell’indagine conoscitiva. Per cui sia Rutelli che Violante si sono messi in contatto con l’ex presidente del Consiglio e gli hanno fatto presente che la maggioranza non ne voleva sapere di fare una pur breve inchiesta sugli eventi di Genova. Lo stesso Parisi ha fatto presente che il percorso immaginato prevedeva tre tappe: ascoltare il ministro, sperando che fosse lui a prendere atto delle sue responsabilità; chiedere l'indagine conoscitiva per capire bene come sono andati i fatti e, alla fine, eventualmente trarre le conclusioni. Per cui la presentazione della mozione di sfiducia non era scontata, ma c’è stata l’accelerazione perché nella relazione di Scajola non c'è stata la minima autocritica e l'indagine non è stata concessa. Un’accelerazione voluta da Violante e che alcuni interpretano in chiave interna ai Ds: la solita storia di non farsi scavalcare a sinistra
Così Amato si è convinto - non così Mastella - che non c’erano altre strade. «E’ stata una decisione di assoluta coerenza, presa all’unanimità», ha detto Rutelli alla fine di una riunione con tutti i capigruppo dell’Ulivo in cui è stata redatta la mozione di sfiducia. L’obiettivo politico è quello di denunciare «il fallimento del governo nella tutela dell'ordine pubblico e nei risultati del vertice». «E sia chiaro - ha precisato Rutelli - che l'Ulivo è e resta in prima linea contro ogni forma di violenza e non prende prediche da un ministro che ha disastrosamente fallito, lasciando scorrazzare i violenti ed invece ha consentito violenze sui manifestanti pacifici».