Corriere della sera 3 agosto 2001
UNA DOLOROSA NECESSITA
di PAOLO FRANCHI
Il vicecapo vicario della
polizia delegato a guidare sul campo le operazioni a Genova, il capo dellUcigos e
della polizia di prevenzione, il questore di Genova: tutto si può dire fuorché i tre
funzionari «destinati ad altri incarichi» dal ministro degli Interni, dintesa con
il presidente del Consiglio, e dopo aver informato il capo dello Stato, siano figure di
secondo piano, «bassa forza» da gettare in pasto a quella parte non secondaria dellopinione
pubblica che sui fatti di Genova vorrebbe, quanto meno, vederci un po più chiaro. E
la portata di una simile decisione non è minimamente ridimensionata dalle ovvie messe a
punto del Viminale, che precisa trattarsi solo di misure cautelative, dettate da «motivi
di assoluta opportunità». Ci sarà modo e tempo, già nei prossimi giorni, per stabilire
se, e in quale misura, una simile decisione preluda ad ancor più drastici mutamenti ai
vertici delle forze di polizia, se e quanto, insomma, sia in bilico la poltrona del capo
della polizia, il prefetto De Gennaro. Adesso, mentre nella questura di Genova già monta
la protesta per la defenestrazione di Francesco Colucci, e ci si chiede con legittima
preoccupazione quali reazioni potranno suscitare nella polizia queste misure, e persino
quale autunno possa attenderci, è più giusto soffermarsi sul senso politico delloperazione,
e cercare di stabilire se siano utili o no a svelenire un clima politico che, da cattivo
che era, si è fatto pessimo. Le cronache parlano di un Silvio Berlusconi sempre più
convinto, già nei giorni scorsi, dellimpossibilità di «restare sulla graticola
per tutta lestate», e dunque della necessità di muoversi, e in fretta, anche per
confermare la linea che aveva esposto al Senato: nessun cedimento nella denuncia delle
componenti estremistiche e violente del movimento antiglobalizzazione come responsabili
dei drammatici incidenti e delle gravissime devastazioni subìte dalla città di Genova,
nessuna volontà, da parte del governo, di stendere pietosi quanto inaccettabili veli di
silenzio sugli eccessi nella risposta delle forze di polizia. E probabile che le
cose stiano effettivamente così, ed è ancora più probabile che il presidente del
Consiglio e il ministro Scajola si siano sentiti ulteriormente rafforzati nella
convinzione di dover rompere gli indugi di fronte allacuirsi fino al livello di
guardia della tensione politica soprattutto tra Alleanza nazionale e la sinistra con
Gianfranco Fini in prima fila nelloffensiva.
Si tratta, è quasi inutile dirlo, di una scelta difficile e dolorosa, per il governo e
per la polizia, ma anche di una scelta obbligata, tanto più perché i primi risultati
dellinchiesta degli ispettori del ministero degli Interni confermano che gli errori
e gli eccessi ci sono stati. Continuare a metterli tra parentesi non aiuta nessuno, così
come non aiutano nessuno, anzi, servono solo a gettare benzina sul fuoco, i cori di
acritico sostegno, sempre e comunque, a qualsiasi comportamento delle forze dellordine.
Alle quali lopinione pubblica dovrebbe invece guardare con rinnovata fiducia, anche
grazie al coraggio di queste misure. Forse, anzi, sicuramente, la maggioranza avrebbe
fatto meglio a dare subito via libera allindagine conoscitiva del Parlamento
richiesta dallopposizione, e lasciare alla magistratura il compito di venire a capo
delle effettive responsabilità; forse, anzi, sicuramente, lopposizione le ha dato
una mano a sbagliare, facendosi, nello stesso tempo, del male da sola. Ma queste, in
fondo, sono già storie di ieri.
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