Mnaifesto 2 agosto 2001

La polizia nega i pestaggi
AUGUSTO BOSCHI - GENOVA

La palestra della scuola Pertini, l'edificio di fronte alla sede del Gsf, dall'altro lato di via Cesare Battisti, era un ospedale improvvisato dei black blockers. Sarebbe questa la linea che i funzionari di polizia finora interrogati dal procuratore aggiunto Francesco Lalla avrebbero tenuto per giustificare da una parte la violenza usata dagli agenti nei confronti di chi alloggiava nella scuola e dall'altra il gran numero di feriti portati negli ospedali genovesi, sessantuno in tutto, molti dei quali, secondo la polizia, con ferite ricevute durante gli scontri dei due giorni precedenti e non al momento dell'irruzione. "E' un'ipotesi che stiamo verificando", ha confermato Lalla con la consueta cautela, ma che sia la versione "ufficiale" dei fatti lo si evince dalle voci che circolano in questura, dove questo dato viene considerato certo. E a questo punto va ricordato che tra il materiale sequestrato nel blitz e apparecchiato sulla tavola nel corso della conferenza stampa-farsa organizzata in questura all'indomani della perquisizione, c'era pure un kit da pronto soccorso. In ogni caso, i piemme stanno verificando l'ipotesi e, poiché molti degli arrestati di quella notte sono stati dimessi dagli ospedali e rimpatriati, si sono messi alla caccia di tutto il personale medico e paramedico che fornì assistenza ai feriti negli ospedali e in loco. I magistrati avrebbero già in mano una lista comprendente anche i barellieri delle ambulanze accorsi alla Diaz quella notte.
La ricostruzione degli eventi procede, dunque, anche se con una certa difficoltà. Ieri mattina in procura è arrivato il questore di Genova, Francesco Colucci, finito sulla graticola dopo i risultati dell'inchiesta del Viminale, accompagnato dai vertici della digos genovese e dal capo della mobile Nando Dominici. Il questore e i suoi uomini si sono recati nell'ufficio del procuratore capo Francesco Meloni, dove si sono trattenuti per qualche tempo, e alla fine se ne sono andati senza rilasciare dichiarazioni.
Mentre il piemme Enrico Zucca interrogava uno dei funzionari che erano presenti nella caserma di Bolzaneto, teatro di pestaggi e di abusi ingiustificati, Lalla ammetteva che una delle difficoltà nella ricostruzione precisa dei fatti alla Diaz è proprio nel gioco a scaricabarile che si svolge tra i poliziotti genovesi e quelli romani. Alla domanda se erano vere le indiscrezioni sulle versioni contrastanti fornite dagli interrogati, Lalla ha risposto che "sicuramente ognuno dà una sua versione" e che le maggiori discrepanze riguardano proprio l'irruzione nella scuola: chi è entrato per primo? "Alcuni dicono quelli in divisa", ha proseguito il procuratore, "altri quelli in borghese", ma in questura si parla anche di funzionari che, capito quello che stava per succedere, si sono rifiutati di obbedire agli ordini e di varcare le porte della Pertini. E per capirlo non bisognava essere proprio dei geni, visto che le manganellate volarono già in mezzo a via Cesare Battisti, dove a farne le spese fu il trentaquattrenne giornalista britannico Mark Ovell. Ieri mattina il giornalista è stato chiamato a rivivere la sua esperienza nel corso di un incidente probatorio alla presenza dei piemme Petruziello e Parentini, impegnati nella ricostruzione del blitz. Mark Ovell, che ha pianto lungamente mentre raccontava di quando, al grido "i carabinieri!" lanciato da una "vedetta" alla finestra della sede del Gsf, si era alzato dagli scalini davanti al portone di ingresso della Pertini ed era corso in mezzo alla strada per essere travolto da una valanga di manganellate, camminava ancora con fatica e si teneva le mani premute sull'addome. Ovell, per un colpo particolarmente violento alla nuca, perse cinque denti, che restarono sull'asfalto insieme con il sangue vomitato a causa delle lesioni interne. I piemme hanno cercato i denti e hanno compiuto rilievi con dei reagenti chimici per scoprire eventuali tracce di sangue rimaste sulla strada. Particolare curioso: anche Ovell ha ricevuto la notifica del decreto di espulsione, avvenuta quando già era stata decisa la data del sopralluogo, che ha potuto effettuare solo perché ancora ricoverato in ospedale.
Tornando a palazzo di giustizia, quella di ieri può essere definita una giornata interlocutoria. La procura ha continuato ad ascoltare i funzionari compresi nella lista di tredici nomi fornita dal Viminale, ma lo ha fatto aspettando la consegna dei rapporti stilati dagli ispettori del ministero degli Interni. Relazioni che dovrebbero essere arrivate nella serata, anche se nessuno ha confermato il fatto. Il sostituto procuratore Pellegrino, che nei giorni scorsi ha interrogato agenti e funzionari intervenuti in via Battisti dopo l'irruzione e la perquisizione, ha confermato che da quei documenti ci si aspetta comunque qualcosa: "Le relazioni potrebbero aver fotografato situazioni che possono rivelarsi utili anche ai fini delle nostre indagini", ha dichiarato, buttando subito però acqua sul fuoco: "D'altro canto, le relazioni potrebbero contenere provvedimenti disciplinari che però non hanno nessuna valenza dal punto di vista della magistratura". Come a dire che i responsabili individuati dall'inchiesta interna hanno buone probabilità di farla franca.