I Black bloc cadono nella rete
E' scoppiato il dibattito virtuale. Nelle
mailing list e nei siti dedicati si discute dei "neri", della loro storia, delle
loro idee
SARA MENAFRA
L'altra faccia del Black bloc. Sui giornali
e nelle televisioni sono dipinti come l'anima nera del movimento. "E' colpa loro se
le forze dell'ordine sono intervenute con tanta brutalità anche sui manifestanti
inermi" ripetono, con sfumature ben diverse, il governo da un lato e molti
manifestanti dall'altro. Ma questi militanti in nero sono davvero cattivi e irragionevoli
come li disegnano? A guardarli dalla Rete la situazione sembra ben diversa. E non solo
perché ormai è assodato che a Genova si sono mossi numerosi provocatori. Per di più da
molti gruppi politici arriva un unico appello "Non criminalizziamo il Black
bloc". Contro l'accerchiamento del black bloc si erano già schierate le tute bianche
bolognesi in un documento scritto il 19 giugno scorso ma che in questi giorni è tornato a
girare in più di una delle "mailing list di movimento". "Il black bloc è
una cosa seria - vi si legge - Non può essere banalmente identificato con atti vandalici
e irrazionali. E' una rete di gruppi di affinità diffusi nell'Europa continentale e nel
Nord America. Esiste da anni, elabora strategie e tattiche ed è disponibile a cambiarle
in relazione ai contesti, alle alleanze e agli obiettivi da perseguire. Va precisato che
in Italia il black bloc non esiste ne è mai esistito". In effetti almeno guardandoli
dalla rete i Black bloc parlano tante lingue ma non l'italiano. Nel sito internet che
raccoglie i principali siti anarchici del Nord America (www.infoshop.org) una
sezione spiega in poche battute chi sono e cosa fanno i Black bloc. Il titolo, ironico, è
"Black bloc for dummies". Il sito internet smonta alcuni dei luoghi comuni su
questi gruppi di manifestanti, anche sull'uso della violenza: "La tattica usata da
ogni singolo black bloc è decisa da chi ne fa parte. Non c'è sempre accordo sulle
tattiche da usare ma le differnze vengono tollerate". I Bb diventati famosi in tutto
il mondo dopo le proteste di Seattle esistono, in realtà, almeno dagli anni '90: "Il
Bb in Nord America è nato durante la guerra del Golfo (1991). Prendono ispirazione dal
movimento degli Autonomen tedesco che esiste dagli anni '80. L'etichetta Black bloc viene
dalla polizia tedesca". Anche il sito di Indymedia ospita un fitto dibattito
sul ruolo dei Bb nelle piazze genovesi. Uno di loro, James Anon, ha pubblicato un lungo
messaggio in cui ammette addirittura: "Sono sicuro che i Black bloc hanno fatto
errori a Genova" e spiegando perché, secondo lui, devastare le banche e scontrarsi
con la polizia possa essere politicamente corretto. C
onclude: "Anche se non sono d'accordo con i gruppi non violenti o con le
dimostrazioni di Greenpeace li considero parte del movimento, voglio collaborare con loro
e non voglio interferire con le loro attività". Posizioni politicamente estrema,
forse, ma certo poco coerente con gli assalti ai cortei che raccontano molti manifestanti.
A dipanare la matassa sembra pensarci un messaggio arrivato nella mailing list di Giap
(www.wumingfoundation.com) qualche giorno fa: "Si tratta di distinguere tra il Black
bloc e quello che è successo a Genova - dice il messaggio firmato da Wu Ming - A Genova
venerdì c'erano anche anarchici tedeschi dello Schwarze block. Sabato una giornalista
olandese mi ha detto di averli incontrati mentre facevano i bagagli e le hanno detto di
essere irritati per le azioni degli altri nero vestiti". Il messaggio spiega che i Bb
generalmente praticano azioni dirette solo contro banche e multinazionali e prosegue:
"invece a Genova per tutta la giornata i carabinieri hanno accompagnato i devastatori
senza mai caricarli. Lungo il tragitto sono stati attaccati negozietti e incendiate auto
che sicuramente non appartanevano a miliardari". La stessa tesi appare anche su una
mail di Tactical media: "c'era un blocco nero ben definito che si è mosso in
una direzione ed era facilmente identificabile anche dai tamburi e decine di altri gruppi
in molti punti della città".
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