La Repubblica 31 luglio 2001

Casarini: "Si indaghi
sui neonazi infiltrati"

Il leader delle tute bianche: è stato Fini a dettare la linea dura

ANAIS GINORI


ROMA - Luca Casarini, il più discusso dei leader del Genoa Social Forum, non si considera sconfitto dopo la battaglia di Genova. «Volevano dimostrare di essere più forti, ci sono riusciti. Ma noi continueremo a combatterli con la disobbedienza civile, rifiutando il confronto militare». Rientrato a Padova, il portavoce delle tute bianche contrattacca: «C'è una campagna di veleni su di me e sul movimento. Qualcuno mi vuole vedere in prigione, cercheranno di arrestarmi».
Di chi parla?
«E' chiaro che do fastidio. Disturbo Gianfranco Fini che, appena arrivato a Genova, è passato a Forte San Giuliano per impartire la linea politica sulla gestione dell'ordine pubblico. E cioè massacrare i manifestanti, dissuadere chiunque a scendere in piazza per esprimere il dissenso».
Chi altro la teme?
«Metto in difficoltà una certa sinistra perbenista che, come ha spiegato Violante, pensa che violare una legge ingiusta sia sempre sinonimo di criminalità e magari mi accusa di dialogare con i black bloc. E' una bugia. Accreditarmi come l'anello di congiunzione con i violenti, è falso. Tra noi e i black bloc la distanza è abissale. Loro hanno fatto un grande favore al G8».
Chi sono i black bloc?
«Non è un'organizzazione. È una tattica di lotta che esiste da diversi anni. E' stata già a Seattle, a Praga, a Nizza, in Quebec. E' una logica estranea a noi politicamente e culturalmente. Il concetto della devastazione è l'altra faccia dell'omologazione. I black bloc sono stati cinicamente utilizzati contro di noi».
In che modo?
«Se non ci fosse stato un campo di battaglia il governo non avrebbe potuto organizzare la gigantesca repressione militare per caricare a freddo un corteo di diecimila persone, con duecento giornalisti, che marciava compatto e non aveva lanciato neanche uno spillo. Nella trappola di via Tolemaide ci hanno massacrato i carabinieri mentre centinaia di poliziotti stavano a guardare. I parlamentari che erano nel corteo telefonavano alla questura, al prefetto, e questi rispondevano: "Non sappiamo cosa sta accadendo". Una repressione mai vista in Italia. Molti amici che hanno vissuto gli anni Settanta sono rimasti sbalorditi».
Dopo Genova, il movimento deve fare una scelta netta contro la violenza.
«Noi l'avevamo già fatta e la confermiamo. Il conflitto sociale è necessario contro la violenza dell'impero. Non siamo divisi su questo, siamo tutti radicali».
Continuerete dunque a manifestare con accanto i black bloc?
«Stiamo discutendo nel movimento di come proteggerci. Ma mi interesserebbe che ci fosse una reale indagine su questi black bloc. Un'etichetta di comodo per lanciare una nuova caccia alle streghe. Mi risulta che a spaccare tutto ci fossero anche molti neonazisti, militanti di Forza nuova. Sul vostro giornale è stato intervistato un black bloc inglese che ha detto di essere stato invitato dai camerati italiani. Avete pubblicato foto, nome e cognome. Non mi risulta che sia stato arrestato ed è tornato a casa tranquillamente