Manifesto 27 luglio 2001
GENOVA
Nel regno di Nibor Dooh
STEFANO BENNI
Il tempo si è fermato, nel magico reame di Nibor Dooh, l'eroe che ruba
ai poveri per dare ai ricchi. La banda della new economy e della Casa delle new Libertà
ha inscenato un dibattito parlamentare che sembrava l'addio al celibato di Nosferatu. E'
stato come tornare indietro di sessant'anni. Su una maggioranza già mummificata di
gerarchi sonnolenti, scelbiani riciclati e giovani retrorampanti, aleggiava non già lo
spirito di Bill Gates, ma quello di John Wayne e Amin Dada. In questo aroma di new
naftalina, l'unica emozione era ogni tanto il rumore di un diessino che evaporava. A
niente è valso il generoso tentativo di Casini che, per riportare in aula un soffio di
modernità, si è esibito all'hula-hoop. Gli eroi del new rinnovamento italiano sono in
marcia verso un radioso passato. Ricordiamoli.
Mario Scajola
Promosso da portatelefonini di Silvio a lacrimogenocapo, si è subito rivelato politico di
spessore condominiale. Il suo ideologo è Baygon, e infatti parlava dei manifestanti come
di insetti nocivi da disinfestare. Va bene che crescere all'ombra di Berlusconi espone ai
colpi di sole, ma Scajola Pistola dà già segni di squilibrio e arroganza pari a quelli
del suo datore di lavoro. Come Silvio, Scajola Pistola è un soave bugiardo. Parla
dell'efficienza di una polizia che, volente o nolente, è andata in crisi davanti a
qualche centinaio di mascherati. Come Silvio, ha derubricato il reato di falso in
bilancio, non azzeccando mai il numero dei feriti e degli arresti. E soprattutto soffre
anche lui di conflitto di interessi. Da una parte l'idea sovversiva di una polizia non
separata dal paese, come vorrebbero molti cittadini e non pochi poliziotti. Dall'altra il
sogno di un gigantesco corpo di Vigilanza Privata che scorti la Casa della Libertà nel
suo cammino di disinfezione della democrazia. Cosa sceglierà Scajola Pistola?
Ruggiero. Abbiamo capito perché è l'uomo di fiducia di Agnelli: perché ha la
sensibilità politica e civile di un copertone d'auto. Gonfio, trionfo, perennemente
immerso in una sonnolenza post-prandiale, ha scritto sulla fronte "Aspetto
Istruzioni". Se il cavaliere o l'avvocato non danno ordini, non si muove, è forato.
E' vero, questa non è la repubblica delle banane, è la repubblica del melone, il moderno
e inesistente Ruggiero.
Silvio Nibor Dooh. Non abbiamo ancora le prove che porti sfiga, ma che sia inviso
alla natura, sì: una tromba d'aria che fa un pelo ad Arcore, incendi a raffica, l'Etna
che si incazza. Va a visitare i feriti ridendo come un ebete, facendo finta che siano
stati colpiti dai botti di Capodanno e mentre passa le flebo esplodono e i gessi si
crepano. Al G8 sembrava più preoccupato del buffet e degli arredi che di quello che
succedeva fuori. Nei confronti di Bush è stato di una reverenza salivare. Quando al
presidente americano è caduta la forchetta sotto il tavolo e Silvio si è chinato a
raccoglierla, i presenti hanno temuto un secondo caso Monica Levinsky.
Fini. Un caso drammatico per il leader di An. Anni e anni di lifting democratico e
operazioni di plastica poi, alla prima prova seria, è imploso. Mentre parlava delle
manifestazioni si sentivano detonare bolle di silicone e volavano via straccetti e
cotolette di faccia. Il sorriso rassicurante è diventato un ghigno di pitbull e tutti
hanno notato che gli è cambiata anche la voce hollywoodiana, da Cary Grant alla strega di
Biancaneve. Uno dei peggiori collassi strutturali mai accaduti su un organismo vivente
italiano dai tempi di Valentino e Gina Lollobrigida.
Casini. Da un cattolico ci aspettavamo, se non il perdono, almeno un filo di
comprensione. E' passato dalla Madonna di San Luca che i deboli aiuta alla Madonna di
Cesena che se non obbedisci ti mena, e alla Madonna di Corato che ti confessa senza
avvocato.
I diesse. Non sono più comunisti, neanche antifascisti perché non sono sicuri che
Silvio sia fascista, non sono più centristi perché lo sono già tutti, sono ormai
abilissimi in concerti e feste scudetto ma a fare opposizione non ce la fanno più. Sembra
stiano preparando un ennesimo nuovo simbolo. Tutto bianco con la scritta
"saldi". Non si sa se è un invito a tener duro o a chiudere bottega. I loro
militanti però sono incazzati e per niente disposti alla liquidazione. Tempi confusi.
Meglio Rutelli che ha le idee chiare e ha già detto che nel 2005 il leader del
centro-destra sarà lui.
Prodi. Lui, che non è mai voluto sembrare moderno, l'unico politico italiano in
bianco e nero, è lì che ingoia boli e magoni tre alla volta. Ha sempre l'aria di uno che
non la fa da una settimana. Ha mandato già il siluro di D'Alema, tutte le grane europee e
adesso deve far finta che l'Italia sia un paese democratico in una tranquilla Europa.
Forse un giorno si ribellerà. Esplodi, Prodi, dì quello che pensi e smettila di farti
chiamare mortadella. Spara i tuoi pistacchi.
Maroni. Ha licenziato Agnoletto perché lavora per lo Stato ma non ci crede troppo.
Adesso tocca a Bossi.
Ciampi. Vigile, attento, garante di tutti. Quando gli hanno comunicato che c'erano
scontri a Genova ha detto "ma il campionato non era finito?". Non vede, non
sente e non parla in ottimo inglese. Il presidente della Repubblica di tutti gli italiani
che dormono. Ce ne vorrebbe uno anche per il giorno.
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