Corriere della sera 27 luglio 2001
Ruggiero: «In Italia non sparisce la gente»

«Nessuna critica da Stati stranieri». Però la Gran Bretagna chiede spiegazioni

ROMA - Renato Ruggiero ha cercato ieri di fare il possibile per contenere entro limiti non ufficiali le irritazioni diffuse in Germania, Francia e Gran Bretagna per il comportamento di polizia e carabinieri con molti degli arrestati di Genova. Nel lasciare la Camera dopo una seduta dedicata al G8, il ministro degli Esteri che aveva dialogato con il Genoa social forum, sfornando appelli quotidiani contro la violenza del le tute nere , si è preoccupato innanzitutto di smentire che la nostra diplomazia abbia ricevuto finora proteste di quelle straniere. «Da parte dei governi non mi sembra ci siano state critiche», ha sottolineato Ruggiero distinguendo le cancellerie dai giornali, dalle opinioni pubbliche. «Dai governi abbiamo avuto richieste di informazioni», ha precisato. Per poi sostenere: «Poche, e legittime. Perché ci sono personaggi e persone che non si sa dove sono, ma non perché siano sparite: perché sono ragazzi e saranno andati al mare. Non è che siamo in un Paese dove sparisce la gente».
Rassicurante, la versione. Tuttavia, pur sempre su un argomento inquietante, anche se la tesi che alcuni manifestanti siano spariti, avanzata dal Genoa social forum , resta priva di conferme. Ruggiero ha difeso le forze dell’ordine italiane, puntato l’indice sulla presenza di aggressori nelle piazze di Genova, appoggiato il ministro dell’Interno Claudio Scajola e, allo stesso tempo, fatto notare di non aver avuto competenze sull’ordine pubblico.
«Il ministro dell’Interno mi sembra abbia già chiarito la posizione, ha affermato una cosa che sentiamo tutti, e io pure in maniera molto forte: cioè che non bisogna equiparare i violenti, che ci sono stati, e li abbiamo visti, con il comportamento delle forze dell’ordine», ha continuato Ruggiero. «Per quest’ultimo, il ministro dell’Interno ha detto "vedremo, accerteremo", credo lo abbia detto anche il capo della polizia. Si vedrà se, per combinazione, ci siano state azioni che non siano state più che corrette. Ma da questo non ne farei un gran problema», ha aggiunto.
Lo considerano eccome, un problema, svariati commenti stranieri, soprattutto di parlamentari e giornali. Stando anche all’ambasciata di Roma, in ogni caso, la Francia non ha compiuto alcuna protesta diplomatica. Si è limitata a chiedere costantemente notizie sui propri cittadini arrestati. Il console di Torino ha fatto da tramite tra le autorità di polizia italiane e Parigi. Non risultano né feriti gravi né dispersi francesi, fa sapere l’ambasciata.
Saranno meno allegri i diplomatici tedeschi quando oggi, nel preparare la rassegna stampa, leggeranno che Francesco Cossiga ha accolto così le voci sul desiderio di un’inchiesta europea sulla gestione dell’ordine pubblico a Genova, attribuito al loro governo: «Dalla Germania che deve far dimenticare ancora la Gestapo e le Ss, no». Una picconata in stile cossighiano accompagnata da un messaggio sibillino, ma non difficile da interpretare: «Dalla Germania il cui governo socialdemocratico negli anni del terrorismo fu spietato contro l’eversione di sinistra... fino ai suicidi collettivi!».
Nel carcere di Stammheim furono trovati il 18 ottobre 1977 i cadaveri dei capi della Rote Armee Fraktion Andreas Baader, Jean-Carl Raspe e Gudrun Ensslin. Che fossero stati eliminati, e non fossero suicidi, l’ha sempre sostenuto, benché non da sola, l’estrema sinistra. Cossiga però allora non era nel Movimento. Era il ministro dell’Interno, in Italia.
Maurizio Caprara