La Repubblica 29 luglio 2001

"In quelle stanze niente sangue
ho visto agenti sereni e civili"

Il ministro Castelli racconta la visita alla caserma di Bolzaneto: "Le colpe? Dei manifestanti"

LIANA MILELLA


ROMA -Giorno dopo giorno le testimonianze su violenze e pestaggi a Bolzaneto aumentano, ma il Guardasigilli Roberto Castelli, che in quella caserma si è trattenuto per una ventina di minuti proprio il sabato notte delle perquisizioni, non cambia idea e a "Repubblica", raccontando per la prima volta i particolari della sua visita, dice: «La gente che ho visto non presentava alcun segno. Ricordo uno seduto con una fasciatura al piede. E comunque, se avevano dei gravi problemi, perché nessuno mi ha parlato come avviene sempre quando visito i penitenziari?».
Partiamo dall'inizio. Perché all'improvviso, di sabato sera, le è venuto in mente di precipitarsi a Genova?
«Ero a casa di amici e mi è venuto in mente che era giusto star vicino ai miei uomini avendo anche saputo che avevano gettato una molotov contro il carcere di Marassi. Ho evitato di arrivare a Genova troppo presto, per non creare ulteriore scompiglio, e sono partito alle 22. A mezzanotte ero giù, proprio di fronte al penitenziario».
E cosa ha visto?
«Una città sottosopra, con la gente sbandata, con danni evidenti. E poi il carcere assalito e colpito in modo grave. Mentre lo visitavo uno dei miei mi ha proposto, all'improvviso, di andare a Bolzaneto perché lì, mi ha detto, "ci sono agenti che stanno lavorando da ore". Ho detto di sì e siamo partiti, senza alcun preavviso, per cui non ci può essere stato nemmeno il tempo per pulire».
Cosa l'ha colpita arrivando?
«Ho visto gente stanchissima, sia tra le forze dell'ordine che tra i nostri uomini. La caserma è divisa in due e ho visitato solo l'area di nostra competenza ma si tratta di un edificio così piccolo, che basta un colpo d'occhio per rendersi conto della situazione».
Vuol dire che sarebbe stato impossibile non accorgersi di quello che stava accadendo e del fatto che i Gom picchiavano i detenuti?
«Intendiamoci, io non ho girato stanza per stanza, ma c'era un solo ingresso e l'edificio non sarà stato più ampio di 3035 metri per una ventina. C'era un medico, e non credo si trattasse di un nuovo Mengele, che non mi ha detto nulla, a parte di aver curato dei feriti, ma si riferiva agli scontri di piazza».
Ha avuto dei colloqui?
«Sì, ho parlato con il medico, poi con uno dei fermati. Era un pugliese, di Lecce credo. Mi ha detto di essere uno studente di un istituto tecnico. Aveva un aspetto normale, senza ferite o altro, di sicuro era abbacchiato. Non ha denunciato alcun maltrattamento. Ho visto, nelle celle, i fermati che stavano in piedi, con le gambe allargate e la faccia contro il muro. In una c'erano una decina di uomini da una parte e una donna dall'altra, e in mezzo un poliziotto. Ho chiesto perché l'agente stesse al centro, mi hanno risposto che garantiva che i maschi non aggredissero la ragazza. Non ho avvertito alcun odore particolare, né ho visto tracce di violenze».
Ma lei per quanto tempo sarà rimasto lì?
«Un quarto d'ora, venti minuti. Il tempo sufficiente per vedere le sbarre di ferro sequestrate, una mazza terrificante, caschi, elmetti, maschere antigas. Alle due, fuori, ho parlato con un poliziotto che mi ha raccontato di una guerriglia condotta da professionisti. Non mi è sembrato né eccitato, né drogato, ma del tutto normale».
E lei se n'è andato tranquillo?
«Assolutamente. E pure orgoglioso del lavoro fatto soprattutto se paragonato alle riunioni che avevo tenuto nei giorni preG8 quando, anche considerate le minacce che andavano facendo i vari Casarini, erano previsti molti arresti. Il nostro era un piano particolareggiato e ha funzionato bene. Ho visitato molte carceri, raccolto molte lamentele. Perché a Bolzaneto non è accaduto altrettanto?».
Nonostante le proteste europee, la sua valutazione è positiva?
«Il Governo ha difeso l'ordine pubblico violato da gente che andrebbe perseguita per associazione a delinquere. Gente che per mesi ha minacciato assalti. E l'Esecutivo ha fatto quello che i cittadini si aspettavano che facesse. Ha cercato di far rispettare la legge».
Ma quando voi della Lega facevate le manifestazioni secessioniste non siete mai stati maltrattati dalla polizia?
«No. E sa perché non è mai successo? Perché i nostri, anche sul Po nel '96, con un milione di persone, erano cortei pacifici, in cui non si buttava neppure una carta per terra. La Lega ha dimostrato che si può portare in piazza tanta gente, ma senza creare incidenti. Semmai la polizia ci ha protetto dagli assalti dei centri sociali. Qui invece c'è stata la deliberata volontà di creare incidenti e fare della violenza. A Genova sembrava che ci fosse stata una guerra, come in Palestina».