Corrirere della sera 28 luglio 2001
L’Ulivo: indagine politica o non avrete tregua

Bassolino critica D’Alema: clima cileno? Niente eccessi. Violante contro le tute bianche: hanno responsabilità

ROMA - La tregua con Berlusconi dura un pomeriggio, quello del dibattito al Senato. Sembra tramontare già in serata, bocciata da Gianfranco Fini, la mediazione tentata a Palazzo Madama per rasserenare il clima ed evitare la mozione di sfiducia per il ministro Claudio Scajola. E già da oggi, come annuncia il capogruppo dei Ds a Montecitorio Luciano Violante, riprende lo scontro frontale: «Non daremo tregua alla maggioranza e al governo finché non sarà consentita l’indagine del Parlamento sui fatti di Genova e sulle relative responsabilità politiche». Su questo insiste il centrosinistra: non bastano l’indagine della magistratura e quella interna del ministero degli Interni. La tensione e il dibattito sul G8 vanno tenute alte, almeno fino alla settimana prossima quando si discuterà la mozione contro Scajola.

IL CILE - Ma la posizione del centrosinistra non è così semplice. Lo dimostra l’enorme attivismo di questi giorni, tra contrapposizione parlamentare, sopralluoghi a Genova (quello dell’ex ministro Salvi) e incontri di distensione con le forze dell’ordine (quello di Rutelli). Il leader dell’Ulivo ieri, insieme con una delegazione della coalizione, ha visto alcuni rappresentanti sindacali di polizia e carabinieri per dimostrare che «non si deve creare un fossato tra chi difende la polizia e chi difende coloro che manifestano». Luciano Violante accusa esplicitamente le tute bianche perché «chi sfascia e le tute bianche hanno responsabilità gravi. Chi va con gli scudi e con i caschi ha responsabilità politiche gravissime, perché sa che dietro ci sono quelli delle tute nere».
Per questo motivo probabilmente e per il timore di finire schiacciati sulle posizioni di Rifondazione, è stato fortemente criticato il riferimento di D’Alema - nel suo intervento alla Camera - alle «rappresaglie cilene» fatte da «gruppi ristretti delle forze dell’ordine» che avrebbero avuto copertura politica del governo nei giorni di Genova. La critica più dura è quella del governatore della Campania, Antonio Bassolino: «L’opposizione al governo deve essere forte e serrata ma starei attento a espressioni come clima cileno, perché occorre dire la nostra senza termini eccessivi, senza scarti di linguaggio». Anche Achille Occhetto pensa che D’Alema abbia ecceduto: «Non c’è bisogno di scomodare il Cile perché se ci poniamo su questa china non ne usciremo mai». Come un’altra presa di distanze dal presidente ds è stata interpretata una frase di Amato rivolto a De Michelis prima di recarsi al Senato: «Ora vado ad ascoltare il tuo presidente, che però è anche il mio presidente perché sono italiano».
E così il rapporto con le forze dell’ordine, le violenze e le coperture politiche restano uno dei temi caldi per la sinistra. Sergio Cofferati ritiene che sia stato «possibile il comportamento di piccoli gruppi delle forze dell’ordine, perché nell’apparato è viva la convinzione che oggi si possa agire così, perché c’è la copertura politica». E allora la sfida per la sinistra è quella di «trovare la strada» per mantenere il dialogo «con le parti migliori della polizia e del movimento».


IL MOVIMENTO - E poi resta da capire come procedere nei confronti del movimento. E sempre Cofferati spiega che «è indispensabile aprire ogni canale di comunicazione con la sola discriminazione netta del rifiuto della violenza. Perché il rischio è apocalittico: o che i ragazzi si chiudano in se stessi rifiutando la politica o che siano affascinati dalla violenza». Ma proprio sulle conclusioni del G8, sulle richieste del movimento e sulla globalizzazione il giudizio di Cofferati è tranchant e chiama in causa anche quella sinistra europea alla quale i Ds si riferiscono in continuazione: «Il problema vero è che le forze di centrosinistra dei governi europei non sono state in grado di contrastare le conclusioni a cui si è giunti e la ricetta del solidarismo compassionevole proposta dal Paese più forte». Se ne discuterà ancora.
Gianna Fregonara