Corriere della sera 24 luglio 2001 L’OSSERVATORIO / Cresce il numero di
cittadini che giudica le manifestazioni di protesta accettabili solo se non violente
L’Italia di destra e
di sinistra critica cortei e ordine pubblico. L’opposizione delude
Nessuno ha potuto studiare
ancora fino in fondo gli effetti sull’opinione pubblica dei tragici avvenimenti di
Genova. Di certo, l'orientamento prevalente, secondo cui «le proteste si possono
accettare solo se non ci sono atti di violenza» si è andato diffondendo. Coinvolgeva il
43% della popolazione il giugno scorso e oggi, secondo le prime rilevazioni, è circa al
64%. Alcune ricerche preliminari, effettuate in queste ore, possono però darci qualche
prima indicazione sugli atteggiamenti degli italiani verso i principali protagonisti di
tutta la vicenda.
1) Il movimento antiglobalizzazione. La distinzione tra «buoni» e «cattivi» è
sottolineata da tutti. I «buoni» continuano a essere considerati tali. Ma li si accusa
di essersi fatti strumentalizzare un po’ troppo facilmente dai «cattivi» (come mai
non sono stati in grado di isolarli? Perché non ne hanno denunciato/consegnato nessuno?)
e, in certi casi, di avere comunque partecipato agli episodi di violenza. Sui «cattivi»
c’è la convinzione diffusa che siano organizzati e finanziati dall’esterno del
movimento, magari con la connivenza, al solito, di qualche servizio segreto. C’è
invece disaccordo sul fine della strumentalizzazione. Secondo alcuni, la gran parte, è
semplicemente per screditare il movimento antiglobalizzazione. Secondo altri, addirittura,
vi sono dietro complesse trame internazionali (c’è chi, ricordando che alcuni dei
manifestanti tedeschi erano in precedenza in contatto con le frange estreme del movimento
palestinese, riprende l’ipotesi, già suggerita nei giorni scorsi, di una connessione
con Bin Laden).
2) Carabinieri e polizia. Molto criticati, sia pure con toni ed argomenti diversi, a
destra come a sinistra. Non tanto i singoli carabinieri o poliziotti, quanto i vertici. In
generale, si evidenzia una disistima diffusa sulle capacità tattiche e strategiche di chi
doveva sovrintendere l’ordine pubblico. Specie dopo un così lungo periodo di
preparazione. Vengono citate manchevolezze di ogni tipo, dalla disposizione delle forze in
città, alla sconsideratezza di certi eccessi, ecc.
3) I media. Molto apprezzati alcuni telegiornali (tg5), qualche trasmissione di
approfondimento (Porta a Porta) e, a Genova, qualche televisione locale. Assai meno altri.
Ma lamentela generale per la mancata informazione su cosa stessero davvero facendo e
discutendo i partecipanti al G8 e sulla parzialità di certe cronache.
4) Il governo. Non ne esce bene, ma neanche malissimo. O meglio. Il ministro dell’Interno
è accusato dalla gran parte degli intervistati, anche simpatizzanti del Polo, di non
avere saputo coordinare l’azione della polizia e dei carabinieri (vedi sopra),
malgrado tutte le dichiarazioni dei giorni scorsi. Viceversa, l’immagine di
Berlusconi non appare particolarmente brillante, ma non necessariamente negativa. Ci si
aspettava da lui un ruolo più importante all’interno stesso delle discussioni dei
G8. Ma di queste ultime si è saputo così poco che, secondo molti intervistati (specie
simpatizzanti della Casa delle Libertà), l’informazione ha annebbiato l’operato
stesso del presidente del Consiglio.
5) L’opposizione. Ne esce davvero male. È accusata da tutti. C’è chi denuncia
la sua mancata partecipazione al movimento, così come c’è chi lamenta i troppi
ammiccamenti allo stesso. L’inesistenza di una linea univoca e i troppi ondeggiamenti
si pagano, come sempre, con un calo di simpatia da parte di tutti.
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