La Repubblica 26 luglio 2001

Scajola: giudichi il Parlamento
Ad agosto il voto sulla sfiducia. G8, Berlusconi al Senato


ROMA - Lo scontro del dopo G8 si trasferisce in Parlamento. Oggi ad aprire il dibattito sarà il ministro degli Esteri Renato Ruggiero, riferendo alla Camera i risultati del vertice. Domani lo stesso farà in Senato Silvio Berlusconi, parlando in diretta tv. Sulle comunicazioni del governo si aprirà un dibattito politico che dovrebbe concludersi con il voto di un ordine del giorno.
A fissare il calendario dei lavori sono state ieri le conferenze dei capigruppo di Camera e Senato, alla fine di un vero e proprio braccio di ferro ingaggiato fra i due rami del Parlamento per aggiudicarsi l'intervento del capo del governo. Nel frattempo, però, sono raddoppiate le mozioni di sfiducia presentate dall'opposizione nei confronti del ministro dell'Interno Claudio Scajola. Ieri l'Ulivo ne ha presentata una anche al Senato, dopo quella depositata l'altro giorno a Montecitorio. La discussione a Palazzo Madama è stata calendarizzata per venerdì 3 agosto alle 14,30. Per la mozione depositata alla Camera, invece, si profila un rinvio a dopo l'estate. Qui la vicenda della sfiducia, infatti, si intreccia strettamente con quella della richiesta di un'indagine conoscitiva. «Siamo persone leali e chiare», spiega Luciano Violante, «abbiamo formulato entrambe le richieste e, naturalmente, la mozione di sfiducia verrebbe discussa soltanto dopo l'indagine conoscitiva, finalizzata a verificare se le accuse, che noi formuliamo nei confronti del governo, siano fondate o meno». L'ipotesi di un rinvio fa infuriare Rifondazione Comunista, che ha rivolto un «appello accorato» a tutti i parlamentari del centrosinistra perché firmino la loro mozione di sfiducia a Scajola (le firme richieste dal Regolamento sono infatti 62 e Prc conta undici deputati). «Possono anche non condividere in parte la nostra mozione», spiega Franco Giordano, «ma sarebbe importante che la nostra posizione politica possa essere messa in discussione e sottoposta ad un voto».
Il ministro messo sotto accusa dalle opposizioni per non aver saputo garantire il mantenimento dell'ordine pubblico a Genova, «impotente nei confronti dei teppisti e disinformato sui fatti inquietanti che sono accaduti», in queste ore ostenta tranquillità. «Mi sottopongo al giudizio del Parlamento», ha detto ieri. «Io non sono stato nominato ministro dal centrosinistra, sono stato nominato ministro dal presidente della Repubblica su proposta del presidente del Consiglio, con la fiducia del centrodestra».
Dalla mozione dell'Ulivo si è dissociato Nicola Mancino. «Ritengo che le responsabilità di Scajola e del governo per gli incidenti di Genova siano senz'altro gravi», spiega l'ex presidente del Senato, «non tanto però, da giustificare il ricorso ad un atto politicamente così rilevante». Anche Giuliano Amato dichiara le sue perplessità sullo strumento adottato dall'opposizione, tant'è vero che non ha firmato il documento presentato in Senato. Ma questo non vuol dire che non la voterà. «La mozione di sfiducia è per me una "second" o "third best" per discutere di ciò che è accaduto», dice l'ex premier, ribadendo che a suo parere la mossa più appropriata resta quella dell'indagine conoscitiva.