Manifesto 31 luglio 2001 La
polizia penitenziaria respinge le accuse
"Agli arrestati solo schiaffi e spintoni,
e puniremo i colpevoli". Ma nessuno parla dei carabinieri
ALESSANDRO MANTOVANI - ROMA
Il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria (Dap) si sente
accerchiato, vittima di uno "scaricabarile" che attribuisce le violenze più
gravi agli uomini del Gom, il reparto speciale delle guardie carcerarie, già finito mille
volte sul banco degli imputati per i massacri nelle prigioni (Sassari e Secondigliano) e
le celle distrutte nel corso di perquisizioni (Opera). Sarebbe stata opera loro anche il
pestaggio sistematico degli arrestati nelle caserme genovesi, nei tre giorni terribili
della manifestazioni contro il G8, ma al Dap ribattono punto per punto.
"Contro di noi ho letto solo di denunce anonime", insorge Alfonso Sabella, il
magistrato ex braccio destro di Giancarlo Caselli che dirige la sezione ispettiva del Dap.
"Tutto è partito dall'anonimo funzionario di intervistato da Repubblica. Solo
noi - insiste Sabella - abbiamo avuto il coraggio di esporci, e ora la stampa mi costringe
a litigare con tutti, travisando le mie parole". Al Dap fanno notare le incongruenze
dei giornali, che nei giorni scorsi "hanno parlato di nostri uomini in azione negli
scontri di piazza e raccontato di baschi verdi o di guanti neri imbottivi, che non abbiamo
mai avuto in dotazione".
Sabella non lo dice, ma ai vertici dell'amministrazione circola anche un'altra
spiegazione, tutta politica. La polizia penitenziaria sarebbe vittima di una trappola
organizzata dalla destra, del tentativo di colpire gli uomini dell'antimafia, più o meno
di sinistra, rimasti alla guida del Dap, dove Caselli è stato sostitituito da Antonio
Tinebra, l'ex procuratore di Caltanissetta.
Nessuno è stato pestato in caserma, né a Bolzaneto né al Forte San Giuliano, sede del
comando provinciale dei carabinieri, ne tanto meno al padiglione della Fiera trasformato
in quartier geenerale delle forze dell'ordine. Gli uomini della polizia penitenziaria si
trovavano nelle caserme solo per prendere in consegna gli arrestati, 222 a Bolzaneto e 56
al comando dei Cc, e si sono limitati a svolgere il loro compito istituzionale. A Genova
ce n'erano circa seicento, di cui 140 del Gom - il Gruppo operativo mobile nella bufera -
e 170 del nucleo traduzioni, più i matricolisti e tante donne, "perché le donne
arrestate erano molto più del previsto". "Quando abbiamo preso in carico gli
arrestati - raccontano alcuni di loro - le lesioni c'erano già". Sabella, nei giorni
scorsi, aveva ricordato i ritardi fino a 24 ore nella consegna dei manifestanti catturati,
che in parte dipendevano dalle operazioni che stava compiendo la polizia (redazione dei
verbali e identificazioni, con tanto di interpreti per gli stranieri) e in parte no. Erano
allora i poliziotti a picchiare quei ragazzi? Non lo dice Sabella e non lo dicono i suoi.
Qualcuno, però, racconta di carabinieri - "non certo tutti, ma qualche stronzo
c'era" - che al Forte San Giuliano "fingevano di inciampare sui manifestanti
arrestati, seduti a terra nel corridoio". Loro no, giurano, non li hanno toccati.
Questa la risposta a decine di manifestanti, niente affatto anonimi, che accusano,
denunciano e ricordano benissimo i maltrattamenti, gli insulti e le botte che arrivavano
da agenti in divisa grigia, con tanto di scritta "polizia penitenziaria".
"Al massimo ci sarà stato qualche schiaffo o qualche spintone, e comunque chi ha
sbagliato pagherà", dicono alla polizia penitenziaria. Sabella ha già presentato un
rapporto, il secondo lo sta preparando.
Quanto alle perquisizioni umilianti e alle flessioni, non c'è reato. Racconta un agente:
"Abbiamo trovato piccole quantità di stupefacente leggero e non potevamo
permetterlo. Manifestanti spogliati e costretti alle flessioni? E' la procedura normale
per far espellere eventuali oggetti occultati nell'ano. E' comprensibile che l'arrestato
l'avverta come una violazione, ma il regolamento parla chiaro".
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