La Repubblica 30 luglio 2001

Casini e Pera, appello al dialogo
L'Ulivo: congeliamo la sfiducia. Fini: no, si deve andare al voto
Il presidente del Senato: De Gennaro non è a rischio, lo spoil system non va esteso alla polizia


ROMA - Oggi la commissione Affari costituzionali del Senato vota sulla richiesta del centrosinistra di un'indagine parlamentare sui fatti di Genova. E' l'ultima occasione, dopo la bocciatura avvenuta alla Camera, per riannodare il filo del dialogo fra maggioranza e opposizione. Alla vigilia dell'appuntamento parlamentare, il delicato lavoro diplomatico svolto nei giorni scorsi dietro le quinte dai presidenti delle due Camere d'intesa con il Quirinale, esce allo scoperto. L'Ulivo dichiara la propria disponibilità a «soprassedere» sulla mozione di sfiducia contro il ministro dell'Interno. Ma i falchi di entrambi i fronti ribadiscono il loro no. La mozione, dichiara a sera il vicepremier Fini, va votata; solo a quel punto si potrà pensare «a un'indagine parlamentare che si occupi anche delle violenze dei manifestanti e del Genoa Social Forum».
L'impegno dei moderati, a cominciare dal presidente del Ccd Follini, è confortato dal sostegno delle massime cariche istituzionali. «L'accertamento della verità non riguarda solo l'opposizione, ma è un'esigenza di tutto il Parlamento», ammonisce Casini. Pera è d'accordo. «L'indagine parlamentare sulle violenze perpetrate durante il G8 è possibile perché i regolamenti lo consentono, ma non deve diventare un elemento di ulteriore divisione», avverte. Il presidente del Senato ritiene pure che il capo della Polizia non sia a rischio rimozione. «La polizia è di tutti e anche il capo della Polizia è e deve essere di tutti», dice. «Non credo che si debba estendere fino a tal punto il sistema dello spoil system, anche se naturalmente ci sono valutazioni di opportunità...».
Follini fa proprie e rilancia le preoccupazioni delle due massime cariche istituzionali. «Non ci divide di certo l'esigenza di accertare tutte le verità», nota, «quello che ci divide oggi è una mozione di parte. Prima ce la lasciamo alle spalle, e meglio è». Due sono strade possibili, spiega: «Una è che l'opposizione ritiri ritiri, non congeli la mozione contro il ministro dell'Interno, spianando la strada ad un'intesa parlamentare. L'altra è che non appena il Parlamento avrà respinto quella mozione l'opposizione prenda atto che è cambiato lo scenario e cominci a lavorare insieme alla maggioranza su scenari più costruttivi».
Dal centrosinistra, il primo a raccogliere l'appello di Follini è Mastella. «Se parla per l'intera maggioranza», dice, «andiamo a vedere». Castagnetti aspetta una proposta «concreta e unitaria» che sblocchi la situazione. «In caso contrario», spiega, «non ci sono che le strade già formalmente indicate dall'opposizione: sfiducia al ministro dell'Interno, indagine conoscitiva o commissione d'inchiesta». Folena frena: «Dare al paese l'idea che ci possa essere un baratto, sarebbe un grave errore», sostiene. Ma in serata, intervistato dal Tg1, anche il capogruppo dei Ds alla Camera, Violante, apre al dialogo tanto auspicato dallo stesso Quirinale: «Se c'è la disponibilità per un'indagine conoscitiva», dichiara, «si può soprassedere e ritardare, rinviare o comunque sospendere l'esame della mozione di sfiducia nei confronti del ministro».
(b.j.)