Corriere della sera 31 luglio 2001
RETROSCENA
/ La strategia della «moral suasion», la diplomazia delle persuasione
Quelle telefonate dal
Colle ai «negoziatori» Pera e Casini
- ROMA - Lo ha irritato quel titolo sparato a tutta pagina sull Unità ,
che aveva definito «assordante» il suo silenzio sui fatti di Genova. Lo ha infastidito
il tentativo di reclutarlo in un fronte o nellaltro, nella battaglia politica che ne
è seguita e che qualcuno ha minacciato di portare addirittura nelle piazze. E lo ha
turbato, poi, constatare che poteva già farsi strada (in Italia, ma in particolare allestero)
lidea di «repressioni cilene» e di «verità coperte», come se fossimo una
repubblica delle banane. Così, nella solitudine di Castelporziano, domenica pomeriggio
Carlo Azeglio Ciampi prende carta e penna e scrive la traccia del suo intervento sulle
macerie del G8, avendo nel cuore e nella mente le immagini che hanno fatto il giro del
mondo e che angosciano il Paese. Deve vincere una remora dimpronta istituzionale, il
presidente: teme di provocare un«indebita interferenza», parlando, perché le
indagini della magistratura sono appena cominciate e anche il confronto tra i partiti è
agli inizi.
Alla fine prevale la scelta di esprimere almeno un pubblico appello «per la verità». Da
lanciare a nome di «tutti gli italiani, senza distinzione». Comunque, il capo dello
Stato fornisce pure qualche risposta a chi avrebbe voluto trascinarlo subito «in campo».
Quel «silente ma non assente», ad esempio, sottintende lopera di moral suasion, la
diplomazia della persuasione in cui si è speso, di persona e senza grancasse, nei giorni
scorsi. Vale a dire: contatti frequenti con i presidenti di Camera e Senato, i negoziatori
Casini e Pera, e con il ministro per i Rapporti con il Parlamento Giovanardi, per trovare
un compromesso tra la maggioranza e lopposizione. E ancora: scambi di telefonate con
il premier Berlusconi (e paralleli colloqui tra i plenipotenziari dei due palazzi, Gifuni
e Letta), in modo da decongestionare gli umori e rendere possibile una soluzione non
lacerante, «chiara», e che faccia «piena luce». E quando dal Colle si allude allimpegno
delle Camere, è difficile non leggere in quel cenno un avallo allipotesi che sia
messa al lavoro una commissione parlamentare ad hoc.
Nelle precedenze di Ciampi, insomma, cè la riduzione del conflitto politico, con le
inevitabili ricadute istituzionali. Non entra nel merito dei fatti di Genova, per ora. Non
ha titolo per farlo, almeno sino a quando non sarà stato steso un giudizio definitivo, ed
ecco perché non ha finora voluto consultare i vertici della Polizia e dei carabinieri o
la magistratura. Tuttavia, tornando ai «fatti», la sua esternazione di ieri non è
leggibile né in chiave buonista né in quella di chi si attacca alla parola dordine
del «law and order»: ha condannato le violenze fin dal primo giorno, lui, e lo ha fatto
anche ieri.
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Marzio
Breda |
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