Manifesto 27 luglio 2001

Pesti e malconci. I "reduci" a Londra
Feriti, indignati, preoccupati per i compagni scomparsi. Faranno causa a chi li ha "sequestrati"
ORSOLA CASAGRANDE - LONDRA


Jonathan Blair, Daniel MacQuillan, Richard Moth e Nicola Doherty (gli ultimi due rappresentanti del sindacato inglese più grande, quello del pubblico impiego Unison) sono rientrati ieri da Genova. Malconci e soprattutto scioccati per il trattamento loro riservato dalla polizia italiana che dopo averli pestati li ha tenuti in isolamento in carcere fino a mercoledì. Nessun contatto è stato loro concesso, in questi giorni, né con gli avvocati, né con il console inglese, né con i loro preoccupatissimi familiari. Una sorta di sospensione dei diritti civili.
Mark Covell (il quinto inglese arrestato) è ancora in ospedale per le ferite riportate prima del suo arresto. In un'intervista rilasciata alla Bbc, Mark Covell, singhiozzando e ancora sotto shock, racconta di aver temuto per la sua vita. "Mi hanno colpito alla testa e al torace - ha raccontato Covell - Non avevoalcuna possibilità di scampo e per un attimo ho creduto che volessero uccidermi". Per fortuna la furia dei carabinieri che l'hanno pestato dopo averlo prelevato nel raid notturno al centro media del Genoa Social Forum, la famosa scuola Diaz, si è "limitata" a "farmi perdere conoscenza. Mi sono risvegliato all'ospedale". Mark Covell è stato picchiato in testa e ha riportato la frattura di diverse costole. Anche lui, come gli altri inglesi arrestati e rilasciati mercoledì ha intenzione di denunciare la polizia e i carabinieri per le botte e l'arresto ritenuto giorni dopo "illegittimo" dal giudice italiano, come sottolinea l'avvocata di alcuni degli arrestati, Louise Christian (la nota legale che si occupa di diritti umani e di diritti degli stranieri e che alle ultime elezioni era candidata nelle fila della Socialist Alliance).
"Per due giorni - dice Louise Christian - mi è stato negato l'accesso ai miei clienti. E' stata una cosa inaudita. Nessuno sapeva quali erano le loro condizioni, dove erano stati portati, come stavano fisicamente e psicologicamente". In un comunicato stampa pubblicato congiuntamente i quattro inglesi arrivati a Londra ieri denunciano di essere stati "tenuti per trentasei ore in una cella, senza cibo e in condizioni di stress fisico e mentale. Ci hanno ritirato soldi, passaporti e altre cose che ancora non ci sono state restituite. Ci hanno fatto stare in piedi a gambe larghe per periodi lunghi anche di due ore. Quindi - prosegue il comunicato - ci hanno trasferito in un carcere e ci hanno trattenuto per quattro giorni senza alcuna accusa".
Una volta che il magistrato ha stabilito il rilascio dei cinque cittadini britannici, "siamo stati deportati dalla polizia che ci ha anche consegnato il divieto di rientrare in Italia per cinque anni. E questo nonostante non sia stata confermata nei nostri confronti nessuna accusa. Perché?".
Ieri sera in diversi quartieri londinesi si sono svolti incontri con partecipanti alle manifestazioni anti G8 di Genova e con alcuni degli arrestati. In programma ci sono una serie di nuove iniziative per continuare la protesta: non va dimenticato infatti, hanno sottolineato i dimostranti di ritorno da Genova, che decine di persone risultano ancora "scomparse", nonostante le battute poco divertenti del ministro degli esteri italiano. Dopo le manifestazioni spontanee di domenica e lunedì, Globalise Resistance e gli altri gruppi hanno organizzato per domani un altro sit-in davanti all'ambasciata italiana a Londra. L'appuntamento è alle due del pomeriggio.