La Repubblica 29 luglio 2001

Scajola: informato poco e male
An va all'assalto di De Gennaro

Alleanza nazionale accusa il capo della polizia. Selva: sue le responsabilità di direzione

BARBARA JERKOV


ROMA - Adesso, all'indomani del durissimo attacco pronunciato dal capo del governo in Senato contro i vertici delle forze dell'ordine, esce fuori che il ministro dell'Interno non sarebbe stato messo al corrente subito di tutto ciò che c'era da sapere sui fatti di Genova. Informazioni parziali, lacunose, insufficienti. «Scajola è irritato», sussurrano al Viminale. Lui, il ministro, per la verità in queste ore ha sempre evitato con la massima cura di cedere alla polemica e di far trapelare alcunché. Solo l'altra sera, incontrando il premier in via del Plebiscito insieme al segretario generale della Farnesina Vattani, si è lasciato finalmente andare.
«Il primo rapporto fatto avere a Scajola dal capo della Polizia», confermano a mezza bocca da Palazzo Chigi, «quello di domenica scorsa sulla base del quale il ministro ha poi riferito alla Camera, era sì e no un mattinale della questura». Il secondo, esce fuori ora, ovvero quello consegnato al ministro giovedì, sarebbe stato perfino peggio: una sequela burocratica di dati, mentre da ogni tv d'Europa piovevano addosso al governo italiano immagini sempre più crude ed esplicite delle violenze indiscriminate contro gli antigiottini. Per non dire delle testimonianze agghiaccianti, delle interviste ai ragazzi arrestati, le denunce di scomparsa...
Stavolta Scajola non ci ha pensato due volte. Ha preso la relazione del capo della Polizia e l'ha rispedita al mittente, chiedendo senza tanti giri di parole a De Gennaro di essere più preciso, più dettagliato, di non lasciare insomma alcuna ombra. Il capo della polizia ha lavorato alla seconda stesura del delicatissimo documento di persona, senza affidarlo agli uffici. Venerdì mattina era pronto, ed è arrivato sul tavolo del ministro accompagnato da altri due rapporti, redatti da chi a Genova in quei due giorni di fuoco c'è stato davvero: il vicecapo della Polizia, Ansoino Andreassi, e il capo dell'Ucigos, Arnaldo La Barbera. Giusto in tempo, prima che Berlusconi varcasse i portoni del Senato per lanciare il suo atto d'accusa.
La terza puntata di questo tiro alla fune fra il ministro e i vertici della Polizia è rimandata a domani, quando con ogni probabilità sulla scrivania di Scajola arriverà la relazione degli ispettori inviati a Genova dal ministero. Nel frattempo, però, nella Casa delle libertà la caccia a De Gennaro è già partita. Perché, anche se Forza Italia procede con i piedi di piombo, Fini e An hanno una gran fretta di mettere nelle caselle che contano uomini di fiducia.
Così, mentre il ministro Frattini frena, e assicura che le parole pronunciate dal premier in Senato «non significano assolutamente annunciare un ricambio ai vertici delle forze di polizia o dei servizi segreti», "Il Secolo", organo ufficiale di via della Scrofa, pubblica oggi un duro intervento di Gustavo Selva che non lascia dubbi. «A Genova gli agenti intervenuti alla Diaz hanno obbedito all'ordine dei loro superiori», scrive, «ma chi ha dato gli ordini risponde anche delle eventuali illegalità nell'eseguirli?». E ancora: «Per la parte penale, lo dovrà dire la magistratura. Per le modalità tecniche dell'esecuzione, credo che non ci sia bisogno che il governo ricordi al prefetto Gianni De Gennaro che la gestione dell'ordine pubblico in caso di manifestazioni di piazza è un suo potere, cui consegue il dovere di portarne le responsabilità di direzione». Responsabilità di direzione: parole che tradotte vogliono dire una cosa sola. Dimissioni.