Manifesto 28 luglio 2001

28 Luglio 2001 ore 15:12
Pozze di sangue rinsecchito

 

ciao a tutti (a chi non c'era e anche a chi c'era). sono tornato da 4 ore da genova e sento il dovere di comunicare alle persone che mi conoscono e che sono sicuro non mi considerano un pazzo, mitomane, esaltato, quello che sento e penso. Ho lasciato passare qualche ora perché non volevo dare comunicazioni eccessivamente influenzate dall'emotività a persone che non erano presenti e che, naturalmente, non possono nemmeno immaginare cosa è successo. Alcune immagini televisive e non pochi articoli pubblicati dai quotidiani di tutta europa in questi giorni hanno reso l'idea, ma la realtà vissuta, credetemi, è molto più forte.
Nelle giornate di venerdì e sabato a genova è stato superato un punto di non ritorno a livello internazionale, ma anche e soprattutto a livello nazionale. Ho visto, insieme a decine di migliaia di persone e centinaia di telecamere e macchine fotografiche, cose inaudite in un Paese che si definisce democratico. E la nota fortemente positiva è proprio questa: siamo in tanti ad aver visto e vissuto quanto successo e abbiamo il dovere di comunicarlo al maggior numero di persone. Io, insieme ad altre centinaia di persone, ho avuto la fortuna e il privilegio di esserci da mercoledì sera a domenica sera e di avere così un quadro piuttosto completo di quanto è accaduto. Invito tutti coloro che c'erano a parlare, mandare e-mail, telefonare, comunicare a tutti quelli che conoscono quanto hanno vissuto, perché è necessario che la maggior parte di persone venga a conoscenza e si renda conto del clima veramente pesante che si è creato. Nel modo più sintetico possibile, parto dalla fine e ritorno indietro.
Domenica 22 ore 12: con il caro amico con cui mi sono recato a genova vado alla scuola A. Diaz di via Battisti 5 perché apprendo dai giornali che nella notte c'è stata un'irruzione della polizia. Da alcune ore, decine di persone si aggirano per le aule, i corridoi, le scale guardando attoniti e immaginando quanto è successo poco dopo mezzanotte. Le immagini le avete viste tutti in tv, ma calpestare le pozze di sangue rinsecchito, vedere gli schizzi di sangue sui muri, i vetri degli armadi distrutti imbrattati di sangue, le biro, i giornali, i pezzi di carta, gli indumenti per terra sporchi di sangue è agghiacciante. La rabbia, il senso di impotenza, la voglia di denuncia, il terrore che qualcosa sia radicalmente cambiato rispetto a sole 48 prima è devastante. Immaginare quanto è successo, grazie alle molte testimonianze e ai segni indelebili dei manganelli sui muri, sui vetri e, soprattutto, sulle persone è indescrivibile. La polizia, in assetto antisommossa, ha fatto irruzione (senza alcun mandato, in un edificio concesso ufficialmente dalla Provincia di Genova al Genoa Social Forum-GSF per ospitare il pernottamento dei manifestanti) nella scuola dove un centinaio di persone stavano dormendo, ha tenuto fuori dai cancelli alcuni deputati, avvocati dell'associazione "giuristi democratici" e alcuni giornalisti che dormivano nell'edificio di fronte, e ha massacrato di manganellate le persone che stavano dormendo. Ha inseguito e randellato quelli che cercavano di sottrarsi alla violenza, per altro senza alcuna via di fuga. Una "tonnara" che ha portato oltre 60 persone in ospedale, alcune ancora nei sacchi a pelo. Un giornalista che si avvicina mostrando il pass viene invitato minacciosamente da un celerino a metterselo nel culo, mentre una poliziotta con casco e manganello indossa beffardamente una maglietta gialla del GSF.
L'arsenale ritrovato, dichiarato dalle autorità di polizia, è una totale bufala. La scuola è in ristrutturazione e sui due lati ricoperta da impalcature. Su ogni balcone si trovano tubature lasciate dai lavoratori edili che stanno ristrutturando l'edificio: potevano essere centinaia le spranghe ritrovate. Negli armadietti, però, le bottiglie di alcool, ammoniaca, conegrina, manici di scope e scopettoni sono tutte al loro posto, come le avevano lasciate i bidelli un mese fa. I computer utilizzati dai ragazzi (molti dei quali passavano ore nei giorni precedenti a preparare canti e rappresentazioni pacifiche di protesta nel cortile della scuola) sono tutti distrutti, mentre quelli ancora incellofanati dei laboratori di informatica sono intatti.
Nel corso della conferenza stampa tenutasi in mattinata, i "responsabili" della polizia hanno risposto con un arrogante silenzio alla domanda del giornalista greco che chiedeva le prove del fatto che l'armamentario presentato ai giornalisti fosse effettivamente stato sequestrato in quei locali; e col silenzio hanno risposto alle domande successive. E' possibile che qualche imbecille devastatore si fosse intrufolato nella scuola a dormire (non venivano chiesti documenti alle persone e, comunque, se non sono stati identificati dalle forze dell'ordine, che dovrebbero farlo di mestiere, come potevano essere individuati dal GSF che ha accolto migliaia di persone?). Ma, com'è stato detto opportunamente nell'assemblea del pomeriggio, nulla giustifica comunque la violenza fascista messa in atto dalla polizia: è come se alla domenica negli stadi, in seguito ai puntuali danni provocati dagli ultrà (considerati ormai dai tutori dell'ordine normale conseguenza del disagio sociale di gruppi giovanili), venissero randellati tutti gli spettatori presenti. Contemporaneamente, nell'edificio che si trova di fronte alla scuola Diaz e anch'esso dato in dotazione dalle pubbliche autorità al GSF, tutti i presenti sono stati costretti a terra a lungo dagli agenti in borghese che hanno distrutto e sequestrato i tre computer su cui gli avvocati avevano riportato centinaia di testimonianze e denunce loro pervenute negli ultimi due giorni da parte di persone vittime di abusi e violenze messe in atto da polizia e carabinieri.
Sabato 21, dalle 14 in poi: tutti noi presenti abbiamo visto il più grande corteo degli ultimi 20 anni. Oltre 200 mila persone, di diversa nazionalità e connotazione culturale e politica, ma tutte insieme ad esprimere il proprio dissenso al tipo di globalizzazione in atto e per rivendicare la globalizzazione dei diritti. Non si era mai visto però un
corteo così imponente non preceduto dalle forze dell'ordine. Poi si è capito perché. Appena partito, il corteo è stato preceduto di alcune centinaia di metri da poche decine di imbecilli sfasciatutto, lasciati liberi di incendiare auto e vetrine per quasi mezz'ora di fronte ad un folto dispiegamento di forze "dell'ordine". Quando è stata decisa la carica, gli imbecilli si sono dileguati nelle vie laterali e in mezzo alle migliaia di persone del corteo, mentre la pioggia di lacrimogeni e le randellate delle forze dell'ordine si sono riversate sui manifestanti inermi e con le braccia alzate. L'orrore si è ripetuto diverse volte in vari punti del corteo, che è così stato spezzato in almeno quattro tronconi e ha riportato decine di feriti. In una carica della polizia, ho visto la polizia schierata correre contro la testa di uno spezzone di corteo invaso dai lacrimogeni e manganellare decine di persone immobili con le braccia alzate: ragazzi e ragazze, uomini e donne anche di 50/60 anni che stavano sfilando pacificamente e che non potevano muoversi perché dietro di loro erano bloccate decine di migliaia di manifestanti in attesa di proseguire il corteo. Una vergogna inaudita. In altre parti del lungo corteo volutamente spezzato e impossibilitato a sfilare, sono successe le stesse cose. Sono stati randellati indistintamente pacifisti, cattolici, giovani comunisti, anarchici, associazioni gay, di donne, ragazzini alla loro prima manifestazione...il tutto mentre gli imbecilli sfasciatutto scorrazzavano indisturbati per la città. In piazza Ferraris, dove doveva concludersi il corteo ma dove è giunto meno di un quarto dei manifestanti, sono stati sparati lacrimogeni sul palco mentre parlava un sacerdote.
E' stato chiarissimamente praticato volutamente terrorismo per disperdere e sciogliere un corteo pacifico enorme: questo dimostra la forza del corteo che, così eterogeneo e così grande, ha fatto paura per il suo potenziale simbolico e per la forza della protesta.
Venerdì 20, dalle 11 in poi: la piazza di Brignole è circondata da container e forze "dell'ordine" in assetto di guerra con una sola apertura che serve per far affluire i manifestanti che intendono assediare la "zona rossa", grigliata da barriere invalicabili. Si prepara una tonnara, ma non c'è il tempo di attuarla perché centinaia di imbecilli sparsi ovunque in gruppetti e giunti improvvisamente nei punti di ritrovo organizzati per l'assedio simbolico della zona "off limits" lanciano molotov e iniziano una guerriglia urbana che durerà almeno 6 ore. Appaiono e scompaiono improvvisamente devastando tutto, tra centinaia di auto, moto, scooter e motorini guidati da agenti in borghese (ne partono e ne arrivano in continuazione dal parcheggio a fianco della questura, dove mi trovo a telofonare in una cabina), che scorrazzano per tutta la città. Da tre giorni la presidente della Provincia di Genova segnalava la presenza di centinaia di questi deficienti in una scuola di Quarto, da loro occupata: nessun poliziotto si è recato sul posto. Così come nessuno è andato nel parco dove ne campeggiavano altre centinaia descritti puntualmente da una giornalista del Manifesto (22 luglio, pag. 6). Tutte le cariche di polizia e carabinieri avvengono dopo le devastazioni e ai danni dei manifestanti. Ma questo è stato ampiamente documentato...fino all'assassinio delle 17,30 in una situazione di caos generale.
Le manifestazioni pacifiche, simboliche, vengono interrotte dai blitz degli imbecilli e quindi attaccate dalle cariche della polizia con lacrimogeni, manganelli, idranti e blindati. Vengono massacrate di botte persone che fuggono terrorizzate: ragazzi e ragazze totalmente disarmati,
giornalisti, persino una volontaria del pronto soccorso che sta medicando un ferito. Un furgone dei volontari del pronto soccorso del GSF, già perquisito 3 volte, viene attaccato dagli agenti in divisa, gli viene distrutto un vetro e sparato un lacrimogeno all'interno. Gruppi pacifici di manifestanti vengono inseguiti per chilometri, lontano dalla "zona rossa", e fatti oggetto di innumerevoli lanci di lacrimogeni. Filmati e fotografie documentano probabili infiltrazioni e connivenze tra agenti delle forze dell'ordine e imbecilli devastatori.
Giovedì 19: circa 50 mila persone sfilano nella manifestazione per i diritti dei migranti in un clima di totale tranquillità e festa. Il corteo è preceduto, a differenza di quello del 21, dalla forze dell'ordine e gli
organizzatori trattano con il questore il percorso, modificandolo e allungandolo in totale serenità e intesa.
Non aggiungo altro. Non voglio esprimere alcun giudizio sulle molte e varie responsabilità che hanno provocato il disastro verificatosi nei giorni 20 e 21. Ma è necessario che il maggior numero di persone sappia e si renda conto del clima cupo e intimidatorio che è stato creato in questi giorni e nelle settimane precedenti. Sono in gioco il sistema democratico e i diritti di tutti. Solo una vastissima partecipazione può sconfiggere la violenza intimidatoria provocata e praticata. Solo una netta e forte
presa di posizione contro questo nuovo clima di violenza può evitare il peggio. Siamo tutti responsabili di quello che succederà: da martedì, con le pacifiche manifestazioni di fronte alle prefetture dobbiamo far capire che non ci stiamo. Ma bisogna pretendere la partecipazione di forze politiche, sindacali, gruppi e organizzazioni democratiche, in modo da isolare le violenze che minacciano la protesta da tutte le parti e che rischiano di vanificare tutto e provocare una pericolosa degenerazione della situazione. L'abbiamo già visto e abbiamo il dovere di impedire che si ripeta.

enrico