Corriere della sera 6 agosto 2001
Vertice a Roma, la Germania preme sul governo

Il ministro tedesco Schily: solo uno Stato debole cede agli estremisti. E Scajola attacca i centri sociali

DAL NOSTRO INVIATO
IMPERIA - Indietro non si può andare. Guai a cedere. «Non può essere un gruppo di estremisti violenti a decidere quando e come svolgere un vertice internazionale. O a impedirne il suo regolare svolgimento». Se ciò dovesse accadere «ci troveremmo in presenza di uno Stato debole. Non in grado di garantire e controllare un summit». E sarebbe un errore, «perché uno Stato non può tirarsi indietro». Questo per Otto Schily, il ministro dell’Interno tedesco, è un punto fondamentale. Su cui non si discute. Perciò non potranno mai essere i Black bloc, o chi per loro, a intervenire sul calendario degli incontri internazionali. Di qualsiasi appuntamento si tratti.


DECISIONI - Il riferimento, fatto ieri mattina a Imperia a chiusura dell’incontro bilaterale con il ministro dell’Interno Claudio Scajola, è fin troppo chiaro. E riguarda l’intenzione di spostare il vertice della Fao, l’organizzazione dell’Onu per il cibo e l’agricoltura, in programma a novembre a Roma. Una proposta sulla quale però il ministro tedesco si è guardato bene dall’entrare nel merito: «Spetta solo al ministro Scajola e al governo italiano decidere».
Nessuna polemica. Nessuna critica diretta. Ma Schily è contrario all’idea che si cambino in corsa i programmi, perché sarebbe sbagliato dare la sensazione di «un passo indietro» di fronte a quelle frange estremiste che lui ha definito «manifestanti facinorosi. Come quelli di Genova, tra i quali purtroppo, e ciò mi dispiace, c’erano anche cittadini tedeschi». Linea dura, quindi. E come risposta alle intimidazioni della violenza «dobbiamo essere forti e rigorosi. Pugno di ferro con i militanti e mano di velluto con i pacifisti».


IL VIMINALE - Il Viminale, da parte sua, non si è sbilanciato ed ha ribadito che lo spostamento di sede è solo una proposta. Sulla quale «stiamo riflettendo con estrema attenzione», ha fatto sapere il ministro Scajola. Per evitare il rischio di nuovi episodi di violenza, come onda lunga del recente G8, e per far fronte «all’escalation di un fenomeno che non è solo italiano o europeo, ma che va al di là degli oceani». Un problema comune, anche se, ha aggiunto, «le vicende genovesi non sono ascrivibili esclusivamente alle tute nere. Questi estremisti hanno trovato collusione con altre frange italiane, individuabili in alcuni centri sociali».
Anche ieri nella prefettura di Imperia - «in uno scenario di tutto rispetto», che ha favorito «un dialogo aperto e amichevole» come ha esordito Schily - il clima è apparso disteso. «E di fattiva collaborazione», hanno ripetuto i due ministri, al termine di un intenso faccia a faccia, iniziato sabato sera con una cena nella villa in collina di Scajola. Parlando ai giornalisti il titolare del Viminale è tornato a sottolineare «la necessità di gestire il flusso dell’immigrazione, con tutti i risvolti che porta con sé. Positivi e negativi».


DIALOGO - Un argomento molto sentito dal ministro tedesco, che proprio di recente ha presentato la nuova proposta di legge al Parlamento, consegnata ieri a Scajola. E piena convergenza è emersa anche sull’istituzione di una polizia europea antisommossa. Ma sul tavolo del confronto c’erano soprattutto i problemi dell’antiglobalizzazione («che al suo interno ha motivazioni legittime» secondo Scajola) e la richiesta di spiegazioni per gli interventi delle forze dell’ordine italiane nei confronti di «determinati cittadini tedeschi che non sarebbero stati trattati secondo le leggi di uno Stato di diritto», aveva sottolineato sabato sera Schily. Gli eccessi di reazione da parte della polizia «sono avvenuti in una situazione di assoluta difficoltà. L’Italia comunque è uno Stato democratico dove si puniscono tutte le violenze. E gli eccessi. Abbiamo già preso provvedimenti, per una questione di incompatibilità, nei confronti di importanti dirigenti». Un chiarimento che ha soddisfatto il ministro tedesco, il quale ha ribadito «la piena fiducia nella giustizia italiana e nel collega Scajola». Soddisfatto per i chiarimenti, per lo svolgimento del vertice ma anche «per i provvedimenti presi e per quelli che saranno adottati».
Davide Gorni