Manifesto   7agosto 2001

L'accusa è: molestie sessuali
Presentano denuncia quattro donne "reduci" della Bolzaneto (e da una caserma dei carabinieri)
AUGUSTO BOSCHI - GENOVA


Omissione in atti d'ufficio: il fascicolo dell'ottava inchiesta porta questa titolazione. Si tratta del fascicolo aperto sul mancato intervento delle forze dell'ordine dopo i ripetuti allarmi degli amministratori provinciali sulla presenza dei black bloc nella scuola di Quarto. I magistrati che si occupano di questo filone hanno già ascoltato come testimome il capo dell'ufficio di gabinetto della questura di Genova, Vincenzo Crea, e presto ascolteranno altri funzionari di polizia.
L'allarme venne dato già nella giornata di venerdì con delle telefonate in prefettura. Ma venerdì la maggioranza degli agenti era già impegnata in strada negli scontri e non era possibile, dice la questura, fare intervenire contingenti messi a sorveglianza della zona rossa. Nonostante le ripetute telefonate, si decide di rimandare ogni azione al giorno dopo. E sabato, prima delle manifestazioni, un centinaio di poliziotti arrivano davanti alla scuola dove subiscono il lancio di oggetti. Secondo il racconto fatto al magistrato, gli agenti "vennero subito circondati e ricacciati indietro". Nemmeno un accenno di carica, nemmeno un tentativo di disperdere le tute nere. I magistrati dovranno decidere se il comportamento di chi doveva mantenere l'ordine è stato corretto.
E non è stata semplice nemmeno la prima seduta del tribunale del riesame per i primi tre arreststi, che si è conclusa con la discussione di un caso, quello di Angela Ocklemburg, e il rinvio ad oggi per i casi di Mohammed Tabbach e Andrea Rostellato: il motivo del rinvio è che davanti ai giudici è stato portato, come prova, un filmato che non prova nulla. Una seconda videocassetta che doveva essere esaminata è stata invece dimenticata negli uffici della questura. "Vuol dire", ha detto il piemme Sergio Merlo, "che chiederemo il filmato a Mediaset, che l'ha mandato in onda".
Il tribunale doveva decidere sulle istanze di scarcerazione presentate dai legali degli arrestati ancora detenuti. Per ora Angela Ocklembach, cittadina tedesca di 32 anni, resta in carcere. I giudici che l'hanno ascoltata hanno cinque giorni di tempo per decidere se scarcerarla. Ma il caso più complicato è quello di Mohammed Tabbach, 46 anni, italiano di origine siriana, accusato di essere uno di quelli che, durante gli scontri del 21, distribuiva bastoni prendendoli dal cassone di un camioncino. Nel filmato mostrato ieri in aula si vede il veicolo - che aveva marciato nel corteo dei migranti del 19 diffondendo musica - con il pianale coperto da un telo dal quale spuntano delle assi, le aste delle bandiere. Ogni tanto qualcuno si avvicina, si appoggia e va via. Tabbach ha una grave menomazione fisica: la gamba destra gli è stata amputata e cammina con un arto artificiale, zoppicando vistosamente. Nel filmato, preso comunque prima della presunta distribuzione delle armi, non si nota nessuno con l'andatura claudicante. Questo, dicono gli investigatori, sarebbe solo nel secondo documento. Per l'avvocato Simonetta Crisci "Tabbach arrivò a Genova il 21 e non si mosse dalla scuola di via Maggio perché non poteva camminare o correre con il corteo. In secondo luogo il furgone dal quale si vedrebbe la distribuzione delle armi non sembra lo stesso: uno era color crema e di dimensioni minori; l'altro, quello sequestrato al momento dell'arresto del mio cliente è quello bianco e blu con i diffusori per la musica".
Se la sorte di Mohammed è appesa a un film, quella dell'inchiesta sulla scuola Diaz/Pertini potrebbe avere una svolta grazie a due filmati sequestrati dalla Digos di Genova ma consegnati solo l'altro giorno alla magistratura. Si tratta di riprese eseguite dal terzo piano della sede del Gsf nel momento dell'irruzione nell'edificio di fronte, la scuola Pertini. Si vedono gli agenti schierati in divisa, con una prima linea di uomini in borghese con casco e manganello, entrare nell'edificio senza nessuna resistenza né lanci di oggetti dalle finestre. I poliziotti entrano anche da una porta laterale e dalle finestre, sfondate coi manganelli. Da quel momento inizia il massacro.
L'avvocato Crisci ha presentato anche tre denunce per lesioni e abuso di ufficio da parte di un fotografo, di un impiegato pubblico e di un professore passati da Bolzaneto; una delle tre denunce sostiene che quattro agenti si sono accaniti su Mohammed quando è caduto dopo essere stato costretto a stare in piedi per ore, colpendolo con violenza anche sull'arto artificiale. Altre quattro denunce, questa volta di donne, saranno presentate oggi per le molestie sessuali subite prima di essere portate in carcere. Particolare importante, sembra che alcune di queste molestie siano avvenute all'interno di una caserma dei carabinieri e non a Bolzaneto. L'Arma, mai chiamata in causa fino ad ora, potrebbe trovarsi nella bufera.