La Stampa
Venerdì 27 Luglio 2001


Il questore: non è successo nulla
Colucci e il prefetto replicano alle accuse dei senatori

inviato a GENOVA
QUANDO scende dall’auto per varcare il portone della Prefettura, Cesare Salvi, vicepresidente del Senato, ex ministro del Lavoro e capo della delegazione di senatori dell’opposizione in «missione conoscitiva» a Genova, ha un moto di stizza. Il piantone indica la scalinata per raggiungere il prefetto. E al prefetto Di Giovine, che gli va incontro, Salvi chiede: «Sapeva che venivamo?». Un’ora di colloquio con il prefetto, il questore Colucci e il capo della Digos Mortola, poi la delegazione si incontra, in Tribunale, con il procuratore aggiunto, Francesco Lalla, e il sostituto Pellegrino. Un faccia a faccia con gli avvocati e i rappresentati del Genoa Social Forum nella sede del Wwf e, infine, il colloquio con il sindaco Pericu e il presidente della Provincia Vincenti. Per tutto il giorno, i senatori Salvi, Maritati, Zancan, Calvi, Dalla Chiesa e Longhi raccolgono testimonianze dirette, valutazioni, denunce, persino fotografie, documenti e un filmato.
A sera, prima di lasciare Genova, i senatori tracciano un bilancio della loro missione. Denuncia Cesare Salvi: «Qualcosa di molto grave è accaduto a Genova. Abbiamo raccolto conferme della presenza di esponenti nazifascisti durante gli scontri, nella giornata di venerdì. Si è rivelata insufficiente l’attività di prevenzione: le tute nere hanno avuto il via libera per troppo tempo». Aggiunge il vicepresidente del Senato: «Mi auguro che non sia vero quello che è stato denunciato sui fatti accaduti durante la perquisizione alla scuola Pertini ex Diaz e alla caserma di Bolzaneto». Dicono preoccupati i senatori Maritati e Zancan: «Se le denunce troveranno conferme - ed è molto improbabile che siano calunnie -, vuol dire che ci sono state torture fisiche e manifestazioni di apologia della fede nazifascista. E questo è intollerabile per uno stato di diritto». La delegazione dell’opposizione, all’unanimità, sottolinea: «Anche il prefetto e il questore hanno parlato di una differenza tra Gsf e tute nere». Nando Dalla Chiesa: «Le forze di polizia sono state attaccate con una violenza mai vista prima. Ma mai come questa volta ci sono stati tanti abusi da parte delle forze di polizia».
Ai senatori dell’opposizione che chiedevano chiarezza sugli episodi alla scuola Diaz e alla caserma di Bolzaneto, il questore e il prefetto hanno risposto fornendo la loro ricostruzione dei fatti. «Sul posto, durante la perquisizione, - ha detto in sostanza il questore - erano presenti il prefetto Arnaldo La Barbera, il questore Franco Gratteri, direttore dello Sco, il capo della Digos Mortola. La perquisizione è stata decisa perché, precedentemente, c’erano stati lanci di bottiglie e pietre contro auto della polizia. A Bolzaneto c’è la caserma del reparto mobile della questura di Genova. I fermati venivano portati lì e il responsabile della caserma li ha affidati agli agenti speciali dell’amministrazione penitenziaria. Era presente, in caserma, anche un medico della polizia penitenziaria. Per il momento, dalla relazione su Bolzaneto non emerge nulla».
Rispondendo ai senatori, il questore Colucci ha detto: «Io ero dislocato nella centrale operativa, in questura. Da lì seguivamo gli sviluppi della situazione. C’era anche il vicecapo della polizia (il prefetto Ansoino Andreassi), che dava consigli, a volte ascoltati, a volte no». Prende la parola il prefetto, Antonio Di Giovine: «I gruppi di violenti stranieri, forse erano già presenti in Italia da prima, approfittando dell’estate. Ma ci sono stati anche molti respingimenti alla frontiera».
I senatori dell’opposizione si soffermano sulla presenza delle forze dell’ordine, sottolineando che in quei giorni erano oltre dodicimila uomini, compresi i militari. Ha ammesso il prefetto: «A volte abbiamo pensato che ci fosse un eccesso di presenza di forze armate non operative, ma queste hanno garantito sicurezza, presidiando il porto e l’aeroporto».
Un senatore chiede precisazioni sul documento riservato della questura sul rischio di presenza di infiltrati neonazisti tra i manifestanti di Genova. Il prefetto si giustifica dicendo che si trattava di una ipotesi che, finora, non ha trovato conferme.
Poco prima di mezzogiorno, al nono piano del palazzo di Giustizia, il sostituto Silvio Franz riceve la delegazione romana che si incontra con il procuratore aggiunto Francesco Lalla e il sostituto Pellegrino. Gli inquirenti annunciano che sono ormai aperti diversi fascicoli sui fatti di Genova. Dice il procuratore aggiunto Lalla: «I procedimenti aperti sul comportamento delle forze dell’ordine - articolo 45 - sono due: un filone comprende tutte le notizie di reato, e in questo confluiranno i fatti che sarebbero accaduti alla caserma Bolzaneto, l’altro riguarda la perquisizione delle scuole Diaz e Pertini».
Gli inquirenti spiegano che si è formato un pool (che si occupa di pubblica amministrazione), al quale è stato delegato il compito di indagare sul comportamento delle forze di polizia. «Abbiamo già ascoltato, domenica pomeriggio, i vari funzionari della polizia (Digos, Squadra mobile, ecc..) sui fatti di sabato notte». I magistrati prendono atto: «Il giovane che avrebbe accoltellato il poliziotto non è stato identificato. Non abbiamo elementi per dire che, effettivamente, quell’episodio è accaduto».