Manifesto 4 agosto 2001 La
rabbia delle divise
"Con le tre destituzioni il governo ha
trovato dei capri espiatori". L'Economist: "Genova, una vergogna"
FRANCESCO PATERNO' - ROMA
Epurazione, sacrificio, anzi un "sacrificio enorme", come dice
un alto dirigente del Viminale. Usano parole pesanti poliziotti di ogni ordine e grado nel
commentare l'allontanamento dai loro incarichi di Ansoino Andreassi, Arnaldo La Barbera e
Francesco Colucci, tre uomini di vertice della polizia destituiti dal ministro
dell'interno per i fatti di Genova. Non c'è furore, ma poco ci manca tra i colleghi
rimasti in servizio, altre teste potrebbero presto cadere in attesa che anche quella del
capo, Gianni De Gennaro, rotoli giù magari in un più distratto giorno d'agosto avanzato.
I poliziotti che parlano, sia quelli autorizzati perché sindacalisti sia quelli che lo
fanno in modo anonimo, alzano il dito: è politica. A questo governo servivano capri
espiatori e così è stato. Un malumore fortissimo, di cui il Palazzo dovrà tenere conto:
tanto più, accusano dal Viminale, che mentre la polizia ha avviato l'indagine interna da
cui sono scaturite le destituzioni, le altre forze operanti a Genova - carabinieri,
guardia di finanza, polizia penitenziaria - non sono né indagate né accusate di nulla.
La rabbia si trasforma in lucidità solo quando si parla dei tre superispettori inviati
dal ministro, giudicati unanimamente colleghi seri e al di sopra di ogni sospetto. Per il
resto, il j'accuse è senza freni: "Le rimozioni lampo - commenta Claudio
Giardullo, segretario generale della Silp-Cgil - fanno pensare alla ricerca da parte del
governo di un capro espiatorio da offrire all'opinione pubblica. La sensazione è che il
governo tenti di mettere in secondo piano le responsabilità politiche di quanto è
accaduto". Ancora più pesante è Oronzo Cosi, segretario generale del Siulp, che
parla di rinozioni "profondamente ingiuste", di "allucinante ma non
inaspettato epilogo": "C'è stato uno scontro politico tra maggioranza e
opposizione sui fatti di Genova e ha perso la polizia di stato. Hanno sottovalutato il
devastante messaggio dati agli uomini e alle donne della polizia. Sacrificati sull'altare
della politica".
Più cauto è Luigi Notari, della segreteria nazionale del Siulp. "Non so se sono
giuste queste sanzioni, non ho elementi per valutare, anche se debbo sottolineare sia
l'importanza della cultura della responsabilità, sia il lavoro svolto fra mille
difficoltà da parte dei tre superispettori, tutte persone note al riformismo. Il pericolo
vero oggi è che si torni indietro nei rapporti tra forze dell'ordine e società
civile". Un poliziotto in forza a Genova, che preferisce non fare apparire il suo
nome, si dice sorpreso di quanto avvenuto: "E' chiaro che i tre superispettori hanno
fatto un bel lavoro, non me lo aspettavo in quelle condizioni, anche se la corsa allo
scaricabarile politico deve avere accelerato la decisione. Si cerca una verità, in
realtà non ne esiste una sola ma ce ne sono almeno tre da indagare: una politica, una
giudiziaria, una anche umana".
Il Sap, il sindacato autonomo di polizia, rileva nelle rimozioni "più di un
carattere di gravità", perché "di fatto anticipano e potrebbero condizionare
le inchieste e le indagini dell'autorità giudiziaria e quella appena avviata dal
parlamento". "Si vedrà - dice Filippo Saltamartini, segretario generale del Sap
- se in effetti la 'punizione' serva ad agevolare la ricerca della verità, o non sia
invece il sacrificio di autorevoli capri espiatori per ridurre la pressione sul governo
dell'opposizione".
In questo clima incandescente è suonata quasi come una provocazione la decisione di ieri
del ministro dell'interno di convocare solo per il 5 settembre il comitato nazionale per
l'ordine e la sicurezza pubblica. Nel corso della riunione, si legge in una nota del
Viminale, "i responsabili di tutte le forze dell'ordine e degli organismi di
intelligence saranno chiamati a riferire sulle attività svolte". Perché mai i capi
delle altre forze impegnate a Genova nei giorni del vertice dovranno riferire in settembre
sul comportamento dei rispetivi uomini, mentre la polizia, certo imputato numero uno, è
da subito sotto inchiesta?
L'Economist invece non ci ha pensato un momento nel mettere tutte "le forze di
polizia dell'Italia" nello stesso calderone, con l'accusa di aver "disonorato il
loro paese". "I suoi politici hanno fatto poco di meglio", scrive il
settimanale inglese, che citando le immagini e le testimonianze dei manifestanti
picchiati, accusa le forze di polizia italiane di "comportamento ignominioso",
oltre allo "spettacolo scioccante dei politici di destra e di sinistra che cercavano
freneticamente di trarre vantaggio politico da una vergogna nazionale".
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