La Stampa
Sabato 28 Luglio 2001


Il Viminale: il rapporto del capo della Polizia va approfondito

ROMA
Il rapporto inviato a Claudio Scajola dal capo della polizia Gianni De Gennaro, non è sufficiente. «Richiede ulteriori approfondimenti», spiega una nota del ministero dell’Interno che annuncia di aver dato incarico a tre dirigenti generali di Pubblica sicurezza di chiarire se a Genova ci siano stati eccessi ed errori da parte delle forze dell’ordine. Una decisione che sembra rivelare come nel rapporto tra governo e vertice della polizia qualcosa sia cambiato. Che la compattezza del muro opposto alle critiche si stia incrinando.
Domenica scorsa, a blitz nella scuola genovese ancora caldo, De Gennaro aveva inviato al Viminale una prima relazione. Si trattava dei rapporti di servizio dei responsabili dell’ordine pubblico impegnati a Genova: il questore, il prefetto La Barbera, il direttore dello Sco Gratteri, il comandante del reparto mobile. Su quelle pagine, Scajola aveva costruito il suo intervento in Parlamento di lunedì. Ma già il giorno precedente il ministro dell’Interno aveva dato incarico a De Gennaro di aprire un’inchiesta amministrativa. Così il capo della polizia ha consegnato ieri un nuovo rapporto, costituito da vere e proprie relazioni, con tanto di valutazioni e giustificazioni del proprio operato da parte dei dirigenti, ai quali ha aggiunto le sue. Una sorta di «autodifesa». Che però, come detto, non è bastata.
La scelta è stata quella di investire del delicato compito di un «supplemento di inchiesta» un triumvirato di funzionari di «provate capacità ed esperienza». A compiere l’ispezione saranno tre direttori generali di PS che ricoprono il ruolo di dirigenti di altrettanti «uffici interregionali», organismi nuovi che hanno preso il posto dei cosiddetti uffici ispettivi: Salvatore Montanaro (Firenze), Lorenzo Cernetig (Padova) e Pippo Micalizio (Catania). I tre sono partiti già ieri alla volta di Genova.
Il mandato ricevuto è semplice e nello stesso tempo difficile (si tratta, nella sostanza, di controllare minuziosamente il lavoro svolto da altri colleghi). Gli «ispettori» dovranno arrivare ad una conclusione che attribuisca singole responsabilità (se ve ne sono), evitando generalizzazioni e soprattutto avendo cura di non invadere il campo d’azione dei magistrati che stanno conducendo sei diverse inchieste alla ricerca di responsabilità penali. La raccomandazione ricevuta dai tre funzionari è quella di essere «precisi ed anche celeri». In sostanza, il lavoro del triumvirato non dovrebbe andare oltre la metà della prossima settimana.
Per una più razionale realizzazione dell’inchiesta, all’interno del gruppo si sono stabiliti compiti ben precisi che corrispondono a tre diversi filoni di indagine. Salvatore Montanaro - che può vantare una buona esperienza tanto da aver svolto la funzione di questore a Montecitorio - si occuperà di quanto è avvenuto nella caserma di Bolzaneto, dove sono stati denunciati pestaggi ed abusi nei confronti delle persone che erano già state fermate e si trovavano in attesa di essere trasferite nelle carceri. In questo contesto si è verificata una sorta di «scaricabarile» tra le forze di polizia (specialmente i reparti mobili e i carabinieri) e gli agenti penitenziari del corpo speciale del Gom. Uno degli aspetti più delicati della vicenda, infatti, riguarda la possibilità che si verifichi un conflitto tra il ministero dell’Interno, responsabile per i reparti mobili, e il ministero della Giustizia che, per bocca della stesso Guardasigilli, ha già respinto qualunque ipotesi di coinvolgimento della polizia penitenziaria nei presunti pestaggi di Bolzaneto. Ad occuparsi della verifica generale sulla gestione delle forze dell’ordine durante le manifestazioni di piazza e sul comportamento degli agenti, sarà Lorenzo Cernetig, anch’egli considerato uno «specialista» se non altro per aver retto questure importanti come quella di Venezia ed essere stato comandante del Reparto mobile di Padova.
Il compito più delicato sembra quello affidato a Pippo Micalizio, che dovrà passare al setaccio quanto è avvenuto nella notte tra sabato e domenica, quando fu deciso il blitz dentro la scuola Diaz che si concluse in modo assai cruento. Quello di Micalizio è una sorta di «ritorno alla cronaca» dopo un periodo di tre anni di inspiegabile anonimato per uno che, dalla squadra mobile di Milano alla vicedirezione dell Dia, è stato sempre in prima linea.