Corriere della sera 1 agosto 2001
IL DIRIGENTE DEL REPARTO MOBILE

«Coordinavo gli uomini, i contestatori fecero resistenza»

DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
GENOVA - Quasi tre ore d’interrogatorio. Per spiegare come andò quella notte nella scuola Armando Diaz. Per ripetere che i ragazzi hanno resistito a più non posso «organizzati e armati di spranghe, bastoni e quant’altro». E per chiarire che «Sì, io c’ero ma ero nella retroguardia». Vincenzo Canterini, primo dirigente di pubblica sicurezza e comandante del Primo Reparto Mobile di Roma, ieri è stato sentito dal procuratore aggiunto di Genova Francesco Lalla come «persona informata dei fatti». I «fatti» in questione riguardano, appunto, l’intervento della polizia nella scuola Armando Diaz, la notte fra sabato 21 e domenica 22 luglio. Canterini quella notte coordinava le operazioni. «Essendo il coordinatore sono entrato nell’istituto da una posizione restrostante rispetto ai miei uomini», ha spiegato il dirigente al procuratore, precisando però - come aveva già fatto in un rapporto inviato al questore di Genova Francesco Colucci poche ore dopo la perquisizione - che dal punto in cui era ha comunque potuto «notare la forte resistenza degli occupanti agli agenti che stavano eseguendo l’operazione». Il comandante del Reparto Mobile ha parlato al magistrato anche dei poliziotti rimasti feriti durante l’incursione alla Diaz e, in particolare, dell’aggressione subìta dall’agente scelto Massimo N., colpito con una coltellata al petto e salvo soltanto grazie al corpetto protettivo. Canterini ha confermato anche qui la versione scritta per il questore: sulle prime l’agente scelto non è stato «in grado di indentificare l’aggressore in quanto il tutto era avvenuto in un luogo buio». Il procuratore ha voluto precisazioni anche sul numero degli agenti intervenuti: il solo reparto guidato da Canterini ne contava 75, ha spiegato lui stesso. Ma complessivamente i poliziotti erano molti di più: c’erano funzionari e personale della Digos e della squadra mobile di Genova e c’erano vari reparti di rinforzo. Quanti fossero esattamente, comunque, in Procura non lo sanno ancora.
Giusi Fasano