Corriere della sera 6 agosto 2001
IL MINISTRO DEGLI ESTERI / «La scelta sulla sede spetta all’ Onu, noi abbiamo solo avviato dei sondaggi»

Ruggiero: non si può continuare ad offrire una ribalta a chi è contro tutto

«Non è nell’interesse delle parti deboli che la piazza monopolizzi l’attenzione»

ROMA - (r.r.) «Occorre riflettere sul modo migliore per restituire ai grandi vertici internazionali il loro significato concreto, non è giusto e soprattutto non è nell’interesse delle parti più deboli che la piazza monopolizzi l’attenzione dei media a scapito dei contenuti» . Il ministro degli Esteri Renato Ruggiero non ha gradito le polemiche subito innescate dall’ipotesi di trasferire lontano da Roma il vertice della Fao in calendario dal 5 al 9 novembre. «Abbiamo soltanto avviato dei sondaggi - spiega il titolare della Farnesina - e l’incontro di sabato tra il segretario generale designato Giuseppe Baldocci e il direttore generale della Fao Jacques Diouf è stato assolutamente informale. Io non sono nemmeno in grado di prevedere quale sarà la scelta finale, che spetta ai dirigenti della Fao».
L’eventuale trasferimento del vertice (si è parlato di Nairobi, ma in realtà la sede più accreditata sembra essere Dakar) è dunque ancora tutto da decidere dopo che giovedì Silvio Berlusconi l’aveva evocato incontrando i senatori di Forza Italia. A Renato Ruggiero risultano invece chiarissimi i motivi del «sondaggio» in corso.
«Abbiamo visto - spiega - quel che è successo al G8 di Genova. Pochissima attenzione è stata dedicata alle decisioni adottate nel corso dei lavori, a tenere banco sono sati invece gli incidenti e i giudizi sul comportamento delle forze dell’ordine. A me non sfuggono né la gravità degli incidenti né la necessità di fare chiarezza dove va fatta. Ma qualcosa deve essere cambiato, non si può continuare ad offrire la ribalta a quei manifestanti violenti che sono contro tutto e contro tutti, che non portano proposte e nemmeno critiche costruttive. A cosa dovremmo adeguarci, alla trasformazione di ogni conferenza internazionale in una battaglia? Io penso di no, perché così non faremmo gli interessi dei poveri e dei Paesi meno fortunati che hanno bisogno di aiuti e non di clamori procurati con la forza».
Il caso della Fao, rileva ancora Ruggiero, ha valore esemplare: si tratta di lottare contro la fame nel mondo, sono stati invitati 185 capi di Stato e di Governo, siamo in ambito ONU, che senso avrebbe focalizzare di nuovo l’attenzione sui manifestanti e sull’inevitabile risposta?
«Tanto più - aggiunge il ministro - che si pone un altro problema: l’opportunità, recepita già a Genova, di coinvolgere sempre di più i Paesi in via di sviluppo nelle scelte che li riguardano e nel sistema delle relazioni internazionali. Proprio perché viviamo in un mondo mediatico, dobbiamo chiederci quale sia il modo migliore per far emergere il messaggio giusto, quello della solidarietà, invece del vuoto e distruttivo spettacolo che viene offerto dalla protesta violenta» .
La nostra è una iniziativa di riflessione su questi temi, conclude Renato Ruggiero, «e non credo che a voler meglio lavorare per gli altri si faccia peccato».