La Stampa
Mercoledì 25 Luglio 2001

Ritornano in piazza i ragazzi di Genova
In migliaia ieri sera hanno manifestato per ricordare il giovane morto negli scontri di venerdì scorso: nessun incidente nei cortei che non erano stati autorizzati dalle forze dell’ordine

ROMA
Da Trento a Palermo, da Torino a Napoli, da Venezia a Bari, il popolo no-global è tornato in piazza ieri in tutta Italia per protestare contro la repressione della polizia e per il diritto a manifestare pacificamente. Dissoltisi nel nulla gli ormai famigerati Black block, tra le migliaia di manifestanti - 30 mila a Roma, 50 mila a Milano - non è stato segnalato nessun incidente.
A Genova (30 mila in corteo) gli «amici di Carlo» si sono radunati in piazza De Ferrari e in 10.000 si sono seduti per terra per ascoltare gli interventi dei leader genovesi del Gsf, che ricordavano Carlo Giuliani, il ragazzo ucciso da un colpo di pistola di un carabiniere. A Torino alcune migliaia di persone si sono radunate in piazza Arbarello dove in serata si è svolta una manifestazione promossa dal Torino Social Forum. In piazza c’erano molte organizzazioni pacifiste, esponenti di Rifondazione, dei Comunisti italiani e dei Verdi, che hanno sfilato dietro lo striscione «globalizziamo i diritti». Molti anche gli slogan contro il governo e il ministro dell’Interno Scajola, mentre un gruppo di ragazzi del gruppo di affinità «Neruda» hanno raccolto su lenzuola bianche le testimonianze di quanti hanno partecipato alle manifestazioni di Genova.
A Milano il raduno era in piazza del Duomo. Grande silenzio all’inizio, poi tamburi di samba e manifestanti con le mani alzate, i simboli del popolo no-global. Schiene nude dipinte, simil martoriate dai manganelli, cartelli personali con scritto «reduce di Genova», «superstite del G8», qualche grido «vendetta, vendetta» mentre si decideva di procedere a un corteo non autorizzato, dietro uno striscione - «Genova città aperta, per il diritto a manifestare» - retto da Sergio Cusani e da Francesco Piscopo, storico avvocato del «movimento studentesco Anni 70. «Credevano di sotterrare un movimento, invece stavano piantando un seme», gridava la folla.
A Bologna un serpentone lungo un chilometro di oltre 20.000 persone è sfilato pacificamente per il centro dietro uno striscione «Scajola dimettiti», trasformandosi via via in una festa quando è arrivato in piazza Maggiore, dove si è svolta un’assemblea pubblica. Durante il sit in via Ugo Bassi i manifestanti commossi sono restati in silenzio per un minuto per commemorare Carlo Giuliani e hanno sparato due petardi e due fumogeni rossi per ricordare il sangue e i colpi di pistola che hanno messo fine alla sua vita. A Brescia in 5000 sono partiti da piazza della Loggia e alla fine una delegazione è andata dal viceprefetto per consegnargli una lettera in cui si sottolinea come «Brescia abbia già conosciuto nella sua storia momenti tragici come quello di Genova in cui sono state messe in pericolo le regole democratiche». Ad Ancona davanti alla prefettura sono state appese magliette rosse insanguinate simbolicamente. A Bari, dove la manifestazione si è svolta fra canti e balli, un cartello provocatorio istruiva come diventare un perfetto Black block: «ottime capacità mimetiche, conoscenza di almeno due lingue, buon uso di mazze, sranghe e molotov. Per informazioni rivolgersi ai carabinieri».
Cortei anche a Trieste, Udine, Pordenone, Savona, Palermo, Firenze, Taranto. A Napoli, dove a percorrere le strade del centro erano in 15.000, c’è stata tensione quando due ragazzi col volto coperto da una kefiah hanno gettato una latta di vernice rossa contro una facciata della Questura. A Roma gruppi e gruppuscoli hanno sfilato lungo un percorso blindato dalle forze dell’ordine e tra saracinesche abbassate. Slogan contro «Scajola boja», «Italia Svezia Palestina, polizia bastarda e assassina», «Governo Berlusconi, ci hai già mostrato tutto, morti, feriti e arresti dappertutto», ma anche vecchie canzoni come «Bella Ciao» e «Morti di Reggio Emilia» cantati nelle file di Rifondazione, dove sfilava anche Fausto Bertinotti. Sparsi qua e là i deputati verdi Loredana De Petris e Francesco Martone e la senatrice ds Tana De Zulueta, ma dietro le bandiere della Quercia non erano più di una cinquantina. Alla fine, a piazza Venezia, la polizia ha bloccato la testa del corteo, troppo numeroso per raggiungere piazza Santi Apostoli, è scoppiato un petardo e si è temuto il peggio. Invece, mentre un cordone di manifestanti manteneva a distanza il serpentone di folla, in breve l’altoparlante della rete dei centri sociali ha invitato i partecipanti a sciogliersi pacificamente a poche centinaia di metri dalla meta.