La Repubblica 29 luglio 2001

Romanzi rosa e maglie da calcio
un giorno in carcere con i Black

A Marassi, colloquio con i giovani tedeschi dell'ala dura: "Volevamo manifestare e basta"
il racconto

MARCO MAROZZI


GENOVA - Appena vedono gli estranei si bloccano. Si rilassano solo quando Arturo Fortunati, consigliere regionale con fisico e modi da babbo operaio, si presenta. «Sono di Rifondazione comunista. Sono venuto a vedere come state». L'interprete che l'accompagna non deve nemmeno tradurre. Quelli nella cella hanno capito. «Ah... - sospirano - Kommunist». Sorridono. E' uno dei pochi momenti in cui compare la politica. «Non si può, non vogliamo, non possiamo parlare». Le guardie controllano, non capiscono il tedesco, ma sono attentissime a ogni parola e ogni gesto.
Sono sei, sei degli accusati di militare nel Black Bloc, di essere i casseurs che hanno devastato Genova. «Noi non c'entriamo. - si danno la voce - In Germania facciamo parte del movimento No Global. Siamo venuti per manifestare. Manifestare e basta». Chi si aspetta dei duri guerrieri spalanca gli occhi. I ragazzi nella cella di Marassi indossano magliette delle nazionali di calcio dei Mondiali di Francia. Nomi da sogni miliardari: Zidane, Ronaldo, Del Piero... «Qui avevamo solo queste per cambiarci. Le maglie di ricambio ce le hanno sequestrate. Erano nere, ma sono quelle che si mettono tutti i ragazzi».
Il più vecchio si chiama Karsten Engels e ha 32 anni. Il più giovane, Bjorn Weghenkel, ne ha 19. Si gratta, suda moltissimo, è il più gracile, trema. Fortunati, che teme d'aver problemi per lo stress, chiede ed ottiene l'intervento di due medici, l'appuntamento con uno specialista. Gli altri si presentano: Christian Michael Meyer, Viktor Abramowski, Dietrich Sven Lab, Chistian Henrich Scutt... 27222624 anni. Sono arrivati da Bochu e Brema. Raccontano di essere studenti universitari, di fare lavori saltuari. «Come tanti della nostra età». Solo Engels lavora davvero: in un'ospedale come paramedico. «Ora rischio il posto?» chiede.
In fondo alla cella c'è un settimo giovane. E' l'americano fermato con la sua ragazza venerdì a Brignole, i magistrati non l'hanno ancora sentito, non si può avvicinarlo. «Aveva anche lui dei vestiti scuri e una videocassetta con riprese degli incidenti e testimonianze di gente di Genova» raccontano i compagni che con lui parlano in inglese. I poliziotti nei verbali denunciano un borsone ritirato dal deposito bagagli con spranghe e altre armi improprie, ma questi sono giorni in cui la realtà si spezza in mille specchi opposti.
E Marassi ha le sue storie. Martelli, chiavi inglesi, catene, bombole, bastoni? «A noi hanno sequestrato gli attrezzi che erano nella cassetta dei camper e ci servivano per la cucina da campo» raccontano i sei. «Eravamo due gruppi, nemmeno ci conoscevamo, avevamo le nostre ragazze che adesso sono in un altro carcere. Ci hanno preso la mattina di lunedì mentre dormivamo accampati. Dove? I nomi dei posti non li sappiamo». Sono Uscio, Recco, vie di ritorno su cui i magistrati indagano per capire quanto i gruppi di arrestati conoscessero Genova. E perché. «Noi è la prima volta che ci veniamo».
Da tutti arriva una domanda: «Quando usciamo? Presto?». I muri bianchi con scritte in molte lingue non sanno rispondere. I sette hanno facce giovani, senza barbe. I fisici non sono precisamente da lottatore. Le parole spesso smozzicate. Grazie all'intervento dell'interprete uno ritrova gli occhiali sequestrati. «Ohh...» si guarda attorno. Gli altri gli fan festa. Chi ha conosciuto in anni lontani terroristi e duri dell'autonomia è spiazzato. Il clima sembra fin troppo spaesato, dopo i giorni del fuoco. «Qui fatichiamo a farci comprendere, anche se ci trattano bene» mormorano gli arrestati. «Per questo non abbiamo firmato i verbali d'interrogatorio». Cosa vi serve? chiede Fortunati. «Un tagliaunghie. E buste e francobolli per scrivere a casa. I genitori li abbiamo sentiti per telefono. E i quotidiani tedeschi, i settimanali: Der Spiegel, Die Zeit. Ah, poi libri, qui in tedesco ci sono solo romanzi rosa». Di quale tipo li volete? «Saggi sulla situazione politica italiana».