Corriere della sera 30 luglio 2001
L’INTERVISTA / Il presidente «azzurro» della Liguria Biasotti: mi chiedo perché la magistratura non prenda provvedimenti contro Agnoletto e Casarini che hanno coperto i violenti

«La polizia ha sbagliato, e anche il governo»

DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
GENOVA - Qualche giorno fa Sandro Biasotti, presidente della Liguria sostenuto da Forza Italia, in ottimi rapporti con Silvio Berlusconi, ha rotto il silenzio che si era imposto fino a quel momento e, preso da parte il ministro e «amico da sempre» Scajola, gli ha detto: «Guarda, Claudio, che la situazione a Genova sta diventando difficile: se subito dopo il G8 il 90 per cento dell’opinione pubblica stava dalla parte delle forze dell’ordine, ora, dopo tutto quello che si è visto e saputo, le cose sono cambiate. Bisogna che il governo faccia chiarezza». Ora, da padrone di casa che ha visto il suo capoluogo trasformato sotto gli occhi del mondo in un campo di battaglia, Biasotti, anche a costo di apparire voce fuori dal coro rispetto al resto della Casa delle Libertà, condanna «gli abusi commessi dalle forze dell’ordine», definisce «un colossale errore l’irruzione nella scuola Diaz», boccia «la gestione dell’ordine pubblico in quei giorni» e invita il governo a «chiarire tutto al più presto e a punire i colpevoli». Ma altrettanto severo, il governatore della Liguria, lo è con Vittorio Agnoletto e Luca Casarini, i leader del Genoa Social Forum, nei confronti dei quali - dice - «la magistratura dovrebbe assumere provvedimenti per le eclatanti coperture date alle frange più violente».
Presidente, il centrosinistra mette sotto accusa l’intera gestione del G8, mentre la maggioranza per ora fa quadrato: lei che opinione si è fatto?
«A questo punto credo sia giusto fare luce su tutti gli aspetti di quei drammatici giorni. Le immagini che rimbalzano dalle tv e dai giornali sono terribili, non possono passare sotto silenzio...».
Si riferisce al comportamento delle forze dell’ordine?
«Che da parte della polizia siano stati commessi eccessi e abusi penso sia difficile negarlo. Di sicuro qualcuno ha sbagliato. E’ anche vero che alcuni mezzi di informazione tendono a soffermarsi con eccessiva insistenza sull’operato dei tutori dell’ordine, relegando un po’ troppo in secondo piano le violenze compiute da una parte consistente dei manifestanti. Resta comunque l’impressione di una reazione, da parte della polizia, spesso sproporzionata alle situazioni che si erano create».
La perquisizione nella scuola Diaz, ad esempio?
«Quello è stato un errore colossale, un eccesso di violenza. La polizia dice che un loro agente era stato accoltellato... Allora si indaghi fino in fondo. Si risalga a chi ha dato certi ordini e perché».
Il Viminale ha avviato un’indagine interna alla polizia, la magistratura genovese ha aperto sei filoni d’indagine, ma il centrosinistra si è mobilitato per ottenere anche un’indagine parlamentare. E’ d’accordo con quest’ultima richiesta?
«Gli strumenti li deciderà il Parlamento, non spetta a me pronunciarmi. Mi pare che una commissione parlamentare abbia tempi troppi lunghi e soprattutto sia esposta al rischio, come dimostrano tanti precedenti, di un’eccessiva politicizzazione. In ogni caso, e lo ripeto, chiarezza va fatta. Nell’interesse non del solo governo, ma dell’intero Paese».
Anche da parte dei manifestanti, quanto a violenze, non si è scherzato. Come giudica il comportamento del Genoa Social Forum e dei suoi leader?
«Da parte del Gsf ci sono state eclatanti collusioni con le parti più violente dei contestatori. Mi stupisce che la magistratura non abbia ancora assunto provvedimenti nei confronti di Agnoletto e di Casarini. E’ troppo facile, oltre che ipocrita, scaricare tutto sulle Tute Nere, che sono sicuramente una banda di delinquenti, ma non sono certo gli unici responsabili dei saccheggi avvenuti nelle strade e nelle piazze di Genova. Forse qualcuno ha dimenticato che le Tute Bianche da mesi lanciavano proclami di guerra e comunque, nel corso di quei tre giorni, sono stati innumerevoli gli episodi in cui elementi del Genoa Social Forum hanno coperto e fatto da sponda ad azioni di guerriglia urbana».
Presidente, era inevitabile quello che è successo? Ci sono cioè stati, a suo parere, errori nella preparazione dei dispositivi di sicurezza sul territorio?
«Il più madornale è stato quello di eliminare la cosiddetta "linea gialla", quella zona nella quale i cortei avrebbero potuto entrare ma non manifestare. Avrebbe avuto l’effetto di un cuscinetto».
Chi l’ha deciso?
«La "linea gialla" era prevista nel piano del governo Amato e in quello rielaborato dal ministro Scajola. Poi però, presumo in seguito alle trattative tra l’esecutivo e il Genoa Social Forum, è stata messa in discussione e quindi eliminata. Mi sono opposto fino all’ultimo. Anzi, ho addirittura chiesto al capo della polizia, Gianni De Gennaro, di ampliarla. Ma mi sono trovato isolato. Meno male che c’era la "linea rossa", altrimenti sarebbe stata un’ecatombe».
Si è parlato di contrasti tra lei e il sindaco di Genova, Giuseppe Pericu, esponente del centrosinistra. E’ vero?
«Inizialmente i nostri rapporti non erano idilliaci, poi sono migliorati. Lui ha ammesso di aver sbagliato quando ha accettato di incontrare le Tute Bianche. Credo fosse in buonafede».
Berlusconi ha definito «da Terzo Mondo» il degrado di Genova: lo pensa anche lei?
«C’è stato un equivoco, il presidente si riferiva soltanto alla zona dell’Angiporto».
Il premier ha anche sostenuto che Genova era del tutto inadatta a ospitare il G8. E’ vero?
«No, la città era adattissima. Il problema è che il governo Amato per un anno e mezzo non ha fatto niente per preparare l’avvenimento».
Francesco Alberti