NIZZA
- "Via da Genova". Lo aveva detto, come si usa dire, in tempi non sospetti,
quando già molti organi d'informazione iniziavano a battere la grancassa rilanciando in
un crescendo frastornante la guerriglia mediatica praticata dalle tute bianche e dai
portavoce del movimento: "Violeremo la zona rossa". Un can can teso a dipingere
scenari apocalittici. Il 7 luglio in un intervento pubblicato su la Piccola Unità (il giornale prodotto dalla
redazione di Frigidaire e diretto da Vincenzo
Sparagna) scriveva: "Hanno disegnato una sagoma su uno specchio. Noi ci stiamo di
fronte e che facciamo, andiamo a metterci al posto della sagoma? Il sangue non è
pomodoro, o simulazione virtuale di pomodoro". Andiamo altrove, magari prima, dopo o
nelle stesse ore. Andiamo a ballare o a sfasciare, ma altrove: "Via da Genova". Un appello
rivolto alla parte più radicale del movimento antiglobalizzazione, quella parte che vuole
rimettere in discussione le fondamenta stesse della società capitalistica e che ritiene
illusorio e pericoloso credere che sia sufficiente un'endovena di etica nel sistema
attuale per cambiare qualcosa. "Via da Genova - scriveva ancora - dove sinistri
apprendisti stregoni mimano ridicolmente l'assalto al cielo, vanno dicendo che
'impediranno il G8', e si preparano a scaricare le colpe di quello che avverrà se ci
scappano i morti su Anarchici, Autonomen, Black block e altri arrabbiati".Oreste
Scalzone (*), ex leader di Potere Operaio, rifiuta il ruolo di "Cassandra",
giudica con durezza la sinistra riformista - i Ds e i loro mal di pancia -, i
"portavoce" del movimento - il gruppo Attac,
gli Agnoletto e i Casarini -, i professionisti dello "Spettacolo della
Contestazione", i Vip, le star parlamentari, lintellighentzsija degli interpreti autorizzati dei controvertici, la linea seguita da giornali
come il Manifesto, Le Monde Diplomatique, subalterna a quella espressa dallalto di un
organo come La Repubblica. Propone che si apra ora una riflessione profonda e a tutto
campo sull'accaduto e sulle prospettive future.
Come giudica le giornate di Genova?
"E' tutto così assurdamente auto-contraddittorio... Come si fa a partire
dall'obiezione dell'esistente e poi pretendere sconti ferroviari, alberghi e servizi per
andare a contestare? Come si fa a fare per settimane una «guerriglia mediatica »
dicendo "Violeremo la zona rossa, sfonderemo",
usare simbologie ossessivamente militari, guerresche salvo poi precisare
"naturalmente, tutto è metaforico, ludico,
lasciateci fare, veniamo con le pistole ad acqua...", e poi, a quelli che a sfondare
ci vanno con le pietre, oppure, altrettanto simbolicamente,
sfondano vetrine di banche o fanno riots,
andare a dire che come minimo sono dei rozzi, che non capiscono i sottintesi, non hanno humour, e hanno rovinato tutto? In realtà si è
andati molto oltre: un tumulto, una jacquerie,
un rabbioso scatenarsi di sabotaggio a simboli e
a a cose diventa l im-pen-sa-bi-le : talché, bisogna fantasmare,
in un delirio di rilevanza clinica, su «provocazioni poliziesche» come unica
spiegazione.
Come si fa a protestare perché gli anarchici greci vengono bloccati e respinti ad Ancona,
e poi imputare al governo e alle forze
dell'ordine di non aver bloccato - cioé arrestato,
dopo averli individuati - i casseurs ?
Questo avrebbe richiesto più militarizzazione della città...Come si fa a dare
dei teppisti e dei barbari a coloro che hanno lanciato pietre e sfasciato vetrine, e poi
gestire tutti insieme la morte di Carlo Giuliani? Da vivo, col suo estintore in mano,
Carlo chi era ? Se - come si precisa - non era di un settore specifico, vuol dire che
a scontrarsi sono stati e state in migliaia ! Siamo al delirio..."
La questione della violenza e della non-violenza, dei
contestatori "buoni" e di quelli "cattivi", è al centro del dibattito
in questi giorni. Qual è la sua opinione?
"La questione della violenza è un rivelatore: qui non c'è nessuno che ha
l'etica o lestetica della violenza. Io personalmente ho un grande rispetto della
non-violenza, quella vera, quella che ha origine in Thoreau, in Ghandi, o anche dei Dolci
o dei Capitini: essa è nata come una forma assai radicale di lotta, certamente non legalitaria, men che mai concordata. Trovo,
più che ipocrita, assurdo il discorso di chi dipinge il mondo come lo dipinge, le genti
sfruttate come le dipinge - come la gente nella stiva del Titanic - e poi quando si
rompono le vetrine tira fuori l'etica. Una questione etica si può porre rispetto alla persona, o comunque al vivente, certo non rispetto al
sabotaggio di merci, che magari
uccidono... A Genova, agli scontri, alle «appropriazioni», hanno partecipato parecchie
migliaia di persone e non i soli black block. Ora si dice che i black block erano in
realtà poliziotti e carabinieri travestiti e per provarlo si tirano fuori foto
demenziali. Da che mondo e mondo le forze dell'ordine si travestono e incitano anche
all'azione, ad andare oltre, al fine di individuare le persone e arrestarle. Ci sono
poliziotti in divisa, in borghese, ci saranno stati poliziotti travestiti da tute nere,
bianche, da suore...Agnoletto, Casarini, il Manifesto invece vogliono far passare
la tesi che gli scontri siano stati provocati solo da un'orda di barbari o peggio da
provocatori infiltrati. Una menzogna inaccettabile che non deve passare. Non solo per una
questione - questa sì, anche etica - sulla menzogna ; ma anche per le questioni di contenuto che questo delirio reca con sé...
Come l'altra menzogna che tanti si raccontano da sé: e cioè che se al governo ci fosse
stato il centrosinistra, tutto quello che è successo non sarebbe accaduto. A Genova hanno
perso tutti, i Grandi a cui lo spettacolo del summit serviva come in epoche lontane
servivano le incoronazioni degli imperatori: per il forte messaggio simbolico. Hanno perso
i Ds il cui stato confusionale è sotto gli occhi di tutti. Ha perso Berlusconi che non
può essere certo soddisfatto di quanto è accaduto. E ha perso anche il Genova social
forum, checché ne dica Agnoletto ; nonché le « tute bianche»..."
In questi giorni, però, tra l'opinione pubblica c'è
un senso di forte allarme. La brutalità delle forze dell'ordine ha riportato alla memoria
di molti scene orribili e in tanti parlano di situazione cilena. Lei crede che sia possa
arrivare a un giro di vite, che la libertà di dissentire e di manifestare sia a rischio?
"Personalmente reputo molto improbabile che in Italia oggi si possa arrivare a un
vero giro di vite, che si possa arrivare nei fatti a una sospensione delle garanzie
costituzionali, impedendo ad esempio ai lavoratori di scioperare o di scendere in piazza.
Negli anni '70 non credevo che si sarebbe arrivati in Italia all'instaurazione di un
regime come quello dei colonnelli greci ; a maggior ragione non credo che oggi ci
siano le condizioni per qualcosa del genere, nonostante la ricomposizione di ceti,
rappresentanze e istituzioni capitalistico-borghesi di cui il governo Berlusconi appare
sempre più chiaramente espressione (Berlusconi appare sempre di più come luomo al
proscenio, inquadrato da garanti/tutori
che incarnano lestablishement profondo, classico del capitalismo,
anche nella sua articolazione, per così dire, italiana)".
Le sue critiche al
Genova social forum sono durissime: lei non mette la sordina, subordinandole allunità
politica nellattacco al governo di centrodestra e alle forze dell'ordine per
quanto è accaduto a Genova...
"Eh
beh, è un po' come per i tifosi di calcio: quando la propria squadra perde ce la si
prende con l'allenatore proprio, molto più che con quello avversario... Nella gestione
delle forze di polizia c'è stato una sorta di compromesso storico: i capi operativi sono
notoriamente di stretta osservanza di-essina,
definiti correntemente di osservanza violantiana ; i responsabili
politici sono quelli del centrodestra. Il giudizio è scontato. La critica a chi ha
gestito il movimento, invece, è necessaria. Essa è scevra di ogni processo alle
intenzioni o risentimento. E' una critica che potrà conoscere una pausa, essere
archiviata, solo se c'è la volontà di ridiscutere tutto, di aprire un confronto davvero
a tutto campo. Non bisogna rimpiangere la vecchia Sinistra - socialdemocratica, socialista-reale
o altro -, né cadere in riedizioni altrettanto pessime, quando non - in qualche caso -
perfino peggiori. Bisogna separarsene. Occorre ripartire dal tema centrale del lavoro che ormai permea tutto il tempo di vita
delle persone; che sembra ridurre la sua
presa sulla vita umana perché non se ne vedono più i contorni, dato che
tende a diventare totale. Bisogna ... Bisognerebbe riprendere... E' un percorso lungo e
difficile. Dobbiamo ancora scoprire nuove iniziative e forme di lotta, ripartire dalla
base: cominciando col ripensare a cosa sarebbe lequivalente attuale, a scala locale
e planetaria, di quello che è stato il punto elementare di partenza e di forza
rappresentato dallo sciopero. E
sulla base dellazione di lotta che possono emergere i contorni delle moltitudini
sfruttate, proletarie dei nostri tempi... "
*
Oreste Scalzone vive in Francia da vent'anni. Arrestato il 7 aprile del '79, rilasciato
per gravi motivi di salute e successivamente condannato in via definitiva, in Italia,
a nove anni di prigione per banda armata e associazione sovversiva, si è rifugiato a
Parigi. Il governo francese ha negato l'estradizione. |