Il Nuovo 25 luglio 2001

Scalzone: "Agnoletto & C., quanti errori"


L'ex leader di Potere Operaio critica duramente la filosofia e l'organizzazione della protesta dei Gsf e delle "tute bianche": "Sono apprendisti stregoni che scaricano le colpe sui 'cattivi'"

di Paolo Fior

 

NIZZA - "Via da Genova". Lo aveva detto, come si usa dire, in tempi non sospetti, quando già molti organi d'informazione iniziavano a battere la grancassa rilanciando in un crescendo frastornante la guerriglia mediatica praticata dalle tute bianche e dai portavoce del movimento: "Violeremo la zona rossa". Un can can teso a dipingere scenari apocalittici. Il 7 luglio in un intervento pubblicato su la Piccola Unità (il giornale prodotto dalla redazione di Frigidaire e diretto da Vincenzo Sparagna) scriveva: "Hanno disegnato una sagoma su uno specchio. Noi ci stiamo di fronte e che facciamo, andiamo a metterci al posto della sagoma? Il sangue non è pomodoro, o simulazione virtuale di pomodoro". Andiamo altrove, magari prima, dopo o nelle stesse ore. Andiamo a ballare o a sfasciare, ma altrove: "Via da Genova". Un appello rivolto alla parte più radicale del movimento antiglobalizzazione, quella parte che vuole rimettere in discussione le fondamenta stesse della società capitalistica e che ritiene illusorio e pericoloso credere che sia sufficiente un'endovena di etica nel sistema attuale per cambiare qualcosa. "Via da Genova - scriveva ancora - dove sinistri apprendisti stregoni mimano ridicolmente l'assalto al cielo, vanno dicendo che 'impediranno il G8', e si preparano a scaricare le colpe di quello che avverrà se ci scappano i morti su Anarchici, Autonomen, Black block e altri arrabbiati".Oreste Scalzone (*), ex leader di Potere Operaio, rifiuta il ruolo di "Cassandra", giudica con durezza la sinistra riformista - i Ds e i loro mal di pancia -, i "portavoce" del movimento - il gruppo Attac, gli Agnoletto e i Casarini -, i professionisti dello "Spettacolo della Contestazione", i Vip, le star parlamentari, l’intellighentzsija degli ‘interpreti autorizzati’  dei controvertici, la linea seguita da giornali come il Manifesto, Le Monde Diplomatique,  subalterna a quella espressa dall’alto di un organo come La Repubblica. Propone  che si apra ora una riflessione profonda e a tutto campo sull'accaduto e sulle prospettive future.

Come giudica le giornate di Genova?
"E' tutto così assurdamente auto-contraddittorio... Come si fa a partire dall'obiezione dell'esistente e poi pretendere sconti ferroviari, alberghi e servizi per andare a contestare? Come si fa a fare per settimane una «guerriglia mediatica » dicendo "Violeremo la zona rossa, sfonderemo",  usare simbologie ossessivamente militari, guerresche salvo poi precisare "naturalmente, tutto è metaforico,  ludico, lasciateci fare, veniamo con le pistole ad acqua...", e poi, a quelli che a sfondare ci vanno con le pietre, oppure, altrettanto simbolicamente,  sfondano vetrine di banche o fanno riots, andare a dire che come minimo sono dei rozzi, che non capiscono i sottintesi, non hanno humour, e hanno rovinato tutto? In realtà si è andati molto oltre: un tumulto, una jacquerie, un rabbioso scatenarsi di sabotaggio a simboli e a a cose diventa l’ im-pen-sa-bi-le : talché, bisogna ‘fantasmare’, in un delirio di rilevanza clinica, su «provocazioni poliziesche» come unica spiegazione.
Come si fa a protestare perché gli anarchici greci vengono bloccati e respinti ad Ancona, e poi  imputare al governo e alle forze dell'ordine di non aver bloccato - cioé arrestato, dopo averli individuati - i  casseurs ? Questo avrebbe richiesto più militarizzazione della città...Come si fa a dare dei teppisti e dei barbari a coloro che hanno lanciato pietre e sfasciato vetrine, e poi gestire tutti insieme la morte di Carlo Giuliani? Da vivo, col suo estintore in mano, Carlo chi era ? Se - come si precisa - non era di un settore specifico, vuol dire che a scontrarsi sono stati e state in migliaia ! Siamo al delirio..."

La questione della violenza e della non-violenza, dei contestatori "buoni" e di quelli "cattivi", è al centro del dibattito in questi giorni. Qual è la sua opinione?
"La questione della violenza è un rivelatore: qui non c'è nessuno che ha l'etica o l’estetica della violenza. Io personalmente ho un grande rispetto della non-violenza, quella vera, quella che ha origine in Thoreau, in Ghandi, o anche dei Dolci o dei Capitini: essa è nata come una forma assai radicale di lotta, certamente non legalitaria, men che mai concordata. Trovo, più che ipocrita, assurdo il discorso di chi dipinge il mondo come lo dipinge, le genti sfruttate come le dipinge - come la gente nella stiva del Titanic - e poi quando si rompono le vetrine tira fuori l'etica. Una questione etica si può porre rispetto alla persona, o comunque al ‘vivente’, certo non rispetto al sabotaggio di merci, che magari uccidono... A Genova, agli scontri, alle «appropriazioni», hanno partecipato parecchie migliaia di persone e non i soli black block. Ora si dice che i black block erano in realtà poliziotti e carabinieri travestiti e per provarlo si tirano fuori foto demenziali. Da che mondo e mondo le forze dell'ordine si travestono e incitano anche all'azione, ad andare oltre, al fine di individuare le persone e arrestarle. Ci sono poliziotti in divisa, in borghese, ci saranno stati poliziotti travestiti da tute nere, bianche, da suore...Agnoletto, Casarini, il Manifesto invece vogliono far passare la tesi che gli scontri siano stati provocati solo da un'orda di barbari o peggio da provocatori infiltrati. Una menzogna inaccettabile che non deve passare. Non solo per una questione - questa sì, anche etica - sulla menzogna ; ma anche per le questioni di contenuto che questo delirio reca con sé... Come l'altra menzogna che tanti si raccontano da sé: e cioè che se al governo ci fosse stato il centrosinistra, tutto quello che è successo non sarebbe accaduto. A Genova hanno perso tutti, i Grandi a cui lo spettacolo del summit serviva come in epoche lontane servivano le incoronazioni degli imperatori: per il forte messaggio simbolico. Hanno perso i Ds il cui stato confusionale è sotto gli occhi di tutti. Ha perso Berlusconi che non può essere certo soddisfatto di quanto è accaduto. E ha perso anche il Genova social forum, checché ne dica Agnoletto ; nonché le « tute bianche»..."   

In questi giorni, però, tra l'opinione pubblica c'è un senso di forte allarme. La brutalità delle forze dell'ordine ha riportato alla memoria di molti scene orribili e in tanti parlano di situazione cilena. Lei crede che sia possa arrivare a un giro di vite, che la libertà di dissentire e di manifestare sia a rischio?
"Personalmente reputo molto improbabile che in Italia oggi si possa arrivare a un vero giro di vite, che si possa arrivare nei fatti a una sospensione delle garanzie costituzionali, impedendo ad esempio ai lavoratori di scioperare o di scendere in piazza. Negli anni '70 non credevo che si sarebbe arrivati in Italia all'instaurazione di un regime come quello dei colonnelli greci ; a maggior ragione non credo che oggi ci siano le condizioni per qualcosa del genere, nonostante la ricomposizione di ceti, rappresentanze e istituzioni capitalistico-borghesi di cui il governo Berlusconi appare sempre più chiaramente espressione (Berlusconi appare sempre di più come l’uomo al proscenio, inquadrato da garanti/tutori che incarnano l’establishement profondo, ‘classico’ del capitalismo, anche nella sua articolazione, per così dire,  italiana)".

Le sue critiche al Genova social forum sono durissime: lei non mette la sordina, subordinandole all’unità politica nell’attacco al governo di centrodestra e alle forze dell'ordine per quanto è accaduto a Genova...
"Eh beh, è un po' come per i tifosi di calcio: quando la propria squadra perde ce la si prende con l'allenatore proprio, molto più che con quello avversario... Nella gestione delle forze di polizia c'è stato una sorta di compromesso storico: i capi operativi sono notoriamente di stretta osservanza ‘di-essina’, definiti correntemente di osservanza ‘violantiana’ ; i responsabili politici sono quelli del centrodestra. Il giudizio è scontato. La critica a chi ha gestito il movimento, invece, è necessaria. Essa è scevra di ogni processo alle intenzioni o risentimento. E' una critica che potrà conoscere una pausa, essere archiviata, solo se c'è la volontà di ridiscutere tutto, di aprire un confronto davvero a tutto campo. Non bisogna rimpiangere la vecchia Sinistra - socialdemocratica, ‘socialista-reale’ o altro -, né cadere in riedizioni altrettanto pessime, quando non - in qualche caso - perfino peggiori. Bisogna separarsene. Occorre ripartire dal tema centrale del lavoro che ormai permea tutto il tempo di vita delle persone; che sembra ridurre la sua ‘presa’ sulla vita umana perché non se ne vedono più i contorni, dato che tende a diventare totale. Bisogna ... Bisognerebbe riprendere... E' un percorso lungo e difficile. Dobbiamo ancora scoprire nuove iniziative e forme di lotta, ripartire dalla base: cominciando col ripensare a cosa sarebbe l’equivalente attuale, a scala locale e planetaria, di quello che è stato il punto elementare di partenza e di forza rappresentato dallo sciopero. E’ sulla base dell’azione di lotta che possono emergere i contorni delle moltitudini sfruttate, proletarie dei nostri tempi... "

* Oreste Scalzone vive in Francia da vent'anni. Arrestato il 7 aprile del '79, rilasciato per gravi motivi di salute e successivamente condannato in via definitiva, in Italia, a nove anni di prigione per banda armata e associazione sovversiva, si è rifugiato a Parigi. Il governo francese ha negato l'estradizione.