Manifesto 25 luglio 2001 Gli scomparsi
Migliaia di chiamate da tutta Europa: dove
sono i nostri ragazzi?
AUGUSTO BOSCHI - GENOVA
" Pronto, parlo con il dottor Lalla? Le passo il console". La
telefonata del console tedesco è arrivata nel pomeriggio di ieri, prima delle 19. Una
telefonata tutt'altro che amichevole, quella ricevuta dal sostituto procuratore che ha in
mano le indagini sui fatti della scuola Diaz, in cui il diplomatico tedesco chiedeva senza
usare troppe perifrasi notizie di una giornalista sua conterranea, forse in ospedale, e
della quale si sono perse le tracce.
Una situazione analoga a quella di molti dei fermati i cui nomi non sono stati ancora
comunicati e che, per le famiglie, risultano semplicemente dispersi. Il numero ufficiale
degli arresti, aggiornato all'altroieri, parla di 281 persone delle quali 33 già
scarcerate e 248 in attesa di convalida del fermo. Salvo sorprese nei prossimi giorni i
fermi dovrebbero essere tutti convalidati dal Gip e gli arrestati in attesa di processo,
se non sussistono i pericoli di fuga, inquinamento delle prove e pericolosità sociale,
dovrebbero essere rilasciati con il divieto, per gli stranieri, di soggiornare a Genova.
Di queste persone si conoscono nomi e cognomi, ma restano ancora più di un centinaio di
fermati ai quali non sono stati ancora contestati i reati e i cui nomi sono gelosamente
custoditi, in pratica dei desaparecidos. "Riceviamo continuamente telefonate dai
consolati", dice Alessandra Ballarini, una dei legali del Gsf, "che chiedono
notizie di gente partita per Genova e svanita nel nulla. Telefonano a noi e non alle
istituzioni competenti e non sappiamo come essere d'aiuto. D'altro canto nemmeno i
magistrati sanno dare risposte". I fatti della scuola Diaz/Pertini e il comportamento
di militari e agenti hanno portato l'avvocato Andrea Sandra a sporgere denuncia per abuso
di ufficio nei confronti di un ispettore di pubblica sicurezza, Giuseppe Cottino. "Mi
sono presentato al reparto penitenziario dell'ospedale San Martino", racconta Sandra,
"con in mano le nomine dei miei assistiti. Mi ha detto che non potevo entrare. Gli ho
chiesto perché e mi è stato risposto: motivi di sicurezza. Non c'è stato niente da
fare. I più gentili sono stati i carabinieri che quando prendevano qualcuno che si era
scritto sul braccio il numero di telefono dell'assistenza legale, si prendevano la briga
di chiamare aggiungendo: 'Non vi diciamo chi è e in ogni caso non vi facciamo entrare'. E
allora mettevamo una X sul foglio tanto per tenere il conto". Ma il diritto non è
stato calpestato solo impedendo agli avvocati di vedere i loro assistiti. Torniamo alla
scuola Diaz/Pertini: l'irruzione avviene con la scusa dell'articolo 41 del testo unico
della legge di pubblica sicurezza: sospetto di detenzione armi e droga. Ma allora, a che
titolo il sequestro dei telefonini, delle macchine fotografiche, delle maschere antigas,
dei tampax, dei fazzoletti di carta e degli hard disk strappati ai computer del centro
legale? Ah, già, gli hard-disk. Stranamente non erano allineati sulla tavola imbandita da
Roberto Sgalla, il portavoce di De Gennaro. Però da qualche parte saranno: in questura
c'è chi è pronto a scommettere che prima o poi questi hard disk verranno ritrovati
casualmente da qualche parte.
E intanto proseguono i fermi. L'altro giorno i carabinieri ne hanno effettuati 13. Anche
la questura continua la caccia alle tute nere: sempre l'altro giorno, nel pomeriggio, tre
giovani tedeschi di cui uno minorenne sono stati fermati in via Emilia, a Molassana. Nei
loro zaini una sbarra di ferro di trenta centimetri, un bastone di legno di un metro e un
timbro appartenente all'agenzia 9 della Carige di Corso Sardegna, la banca devastata e
saccheggiata durante gli scontri di sabato. Per loro l'accusa è di associazione a
delinquere con il fine del saccheggio, oltre che possesso di oggetti atti a offendere. Le
stesse accuse affibbiate ai 25 del pullman dei Noborder Nonation arrestati un paio di
giorni fa dai carabinieri. Si tratta di capi di imputazione molto pesanti e rischiano, se
riconosciuti colpevoli, fino a otto anni di reclusione. Altri due tedeschi, un uomo e una
donna, sono stati fermati a Quinto mentre, nelle prime ore del mattino, sono finiti in
manette 9 italiani. Uno perché aveva appiccato il fuoco a un cassonetto, collegato agli
anti-G8 per il possesso di volantini con una foto di carabinieri e la scritta
"killers"; altri otto, tra cui due ragazze, per una discussione molto animata
alle 4 del mattino con un paio di metronotte.
Riguardo alle indagini sull'omicidio di Carlo Giuliani, il carabiniere accusato di
omicidio volontario è stato dimesso dall'infermeria e già in serata è tornato a
Catanzaro dalla famiglia.Una segnalazione particolarmente inquietante: quando, l'altra
notte a mezzanotte sono state scarcerate le persone che avevano avuto la convalida di
arresto, i legali del Gsf sono stati tempestati da telefonate da tutta Italia: erano i
genitori e le famiglie dei rilasciati che avvertivano che, in contemporanea con la
scarcerazione, stavano ricevendo la visita di agenti della Digos intenti a perquisire le
abitazioni.
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