Corriere della sera 4 agosto 2001
LO SFOGO / Parlano gli uomini della Celere: abbiamo preso botte dai manifestanti e insulti dai politici. I sindacati annunciano azioni di protesta

Gli agenti insorgono: al prossimo vertice ci diamo tutti malati

ROMA - «Sì, parliamo, ma fuori dalla caserma. E niente nomi, per favore. Che noi non siamo mica i Black Bloc. Noi siamo poliziotti e non ci protegge nessuno». Caserma di Castro Pretorio, sede del 1° Reparto Mobile. «Cisco» e «Drago» sono i loro nomi di battaglia. «Cisco» sta per Francesco. Poco più che trentenni, da dieci in polizia. Erano entrambi a Genova, durante il G8. «Trenta ore di straordinario - raccontano - turni di dodici ore al giorno per una settimana intera, lontani dalle famiglie, vicini solo agli scontri. E poi le botte, il casino, la paura, i Black Bloc, tutto questo per 2 milioni al mese, tutto questo per sentirci definire cileni da certi politici e da certi giornali. E i nostri capi che hanno perso il posto... Beh, il prossimo G8 ve lo farete da soli. Noi non ci stiamo più. La prossima volta mandiamo un bel certificato medico e buonanotte. Così non ve la prenderete più con la polizia. Lo sciopero non lo possiamo fare per statuto, non ci resta che ammalarci». E’ un giorno difficile. La palazzina «L», la sede dell’Ucigos al Viminale, è un altro fortino assediato. Il clima è così dovunque. Pesante. Tutta la polizia si sente assediata, ora. «Se lo Stato riesce a privarsi di gente come La Barbera e addirittura di un maestro dell’antiterrorismo come Andreassi, vuol dire che si crede molto forte. Oppure non sa di indebolirsi». Il poliziotto in borghese, con gli occhiali scuri, indaga da una vita sugli opposti estremismi e La Barbera da un giorno non è più il suo capo. «Parliamo al bar, per favore?».
E’ un giorno fatto così, in cui i poliziotti italiani avrebbero tutti una gran voglia di uscire allo scoperto, di reagire alle critiche direttamente - polizia violenta durante il G8? - ma alla fine prevalgono paura e stanchezza. La base si sfoga pretendendo l’anonimato.
I sindacati, invece, partono al contrattacco. «Hanno vinto i Black Bloc», commenta duro Oronzo Cosi, sindacalista del Siulp. La rimozione di La Barbera, Andreassi e Colucci? «Capri espiatori offerti dal governo all’opinione pubblica - dice Claudio Giardullo, Silp-Cgil -. Ma le responsabilità politiche dove sono?». Filippo Saltamartini, segretario generale del Sap, annuncia per settembre «una mobilitazione senza precedenti nel Paese per restituire al Corpo la dignità sottratta» e parla di una condizione tale di disagio da far tornare attualissima la vecchia idea di «un partito della sicurezza, in cui la polizia possa trovare totale e democratica copertura». Messaggio chiaro al Parlamento. «I certificati medici come mezzo indiretto di sciopero sono un fenomeno da non sottovalutare - aggiunge Claudio Saltari, coordinatore romano della Uil Polizia -. Dopo i fatti di Genova sarà più difficile motivare i nostri ragazzi».
I «nostri ragazzi» sono gonfi di rabbia. «Ma voi pensate davvero che La Barbera a Genova si sia fatto prendere da 5 minuti di follia? - sospira amaro il poliziotto dell’Ucigos, in incognito al bar - C’era un furgone pieno di mazze ferrate che aveva rifornito il Black Bloc e noi l’avevamo visto entrare nella Diaz. Ecco perché è stata decisa la perquisizione. L’unico errore, forse, è stato quello di aver utilizzato sempre lo stesso personale, per tre giorni di seguito. Gli uomini alla fine erano stanchi, poco lucidi. Ma una cosa è certa: quelli dei centri sociali coprivano il Black Bloc, anzi il Black Bloc sono quelli dei centri sociali con la maglietta nera. Eppure avete fatto di Carlo Giuliani un martire. Mi dispiace che è morto, questo è chiaro, ma aveva in mano un estintore e lo stava per lanciare dentro la camionetta dei carabinieri. Se ti prende in testa un estintore, come minimo vai in coma e adesso era morto uno dei nostri. Già, dei nostri: tra poliziotti e carabinieri, infatti, non c’è nessuna differenza quando si scende in piazza». Anche «Cisco» e «Drago» la pensano così: «Le televisioni, però, hanno fatto vedere solo immagini a senso unico. Poliziotti che picchiano ragazzi indifesi... Andate a chiedere a quei poliziotti che cosa avevano dovuto subire prima... Ma già, noi siamo cileni... Però vi sbagliate. Per una volta siamo stati forti con i forti, questa è l’unica verità».
Fabrizio Caccia