Corriere della sera 1 agosto 2001
Colucci
si difende: sono pronto a rispondere a qualsiasi accusa. «I poliziotti e gli ordini
venivano dalla capitale». Quel dialogo prima del blitz notturno nella scuola
Lo sfogo del questore: ma
quali responsabilità? Ha fatto tutto Roma
- DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
GENOVA - «E perché dovrei preoccuparmi? In quei giorni a Genova cerano tutti i
grandi capi: il vice della polizia Andreassi, il numero uno dellAntiterrorismo La
Barbera e poi Gratteri, capo dello Sco. Guidavano loro le danze... Sono tranquillo».
Così si confidava fino ad una settimana fa Francesco Colucci, questore di Genova, con i
suoi collaboratori più fidati. E intanto in Procura e sul Viminale montava la tempesta.
«Tranquillo, tranquillissimo», andava ripetendo. Ben attento a non far trasparire la
minima irritazione per aver dovuto interamente delegare ai «grandi capi» calati da Roma
lorganizzazione e la gestione dellordine pubblico durante il G8.
Poi, ieri, la mazzata. Nella relazione degli ispettori del Viminale il nome del
cinquantottenne Colucci è cerchiato in rosso, indicato come uno dei principali
responsabili di quanto avvenuto durante quei drammatici tre giorni. Ora la sua poltrona
vacilla, il suo destino professionale dipende dalle decisioni del ministro Scajola.
Chissà se Colucci, fino a qualche giorno fa, era davvero tranquillo come diceva. Certo
che ieri, inavvicinabile nellufficio della Questura che dirige ormai da quattro
anni, così si è sfogato con gli amici di sempre: «Ma di che cosa mi accusano? Quali
sarebbero i miei errori?».
Intanto da Roma rimbalzavano informalmente le prime accuse degli ispettori nei suoi
confronti: «responsabilità oggettiva» per i fatti di Genova, «errori» nella scelta
degli uomini mandati in strada, «carenze organizzative». E lui, quasi si trovasse al
cospetto di un ideale tribunale, a replicare più per sé che per gli altri: «Ma quale
responsabilità oggettiva? Che vuol dire? Gli uomini li hanno scelti loro, da Roma, come daltra
parte tutto il resto: questo è sotto gli occhi di tutti. E in ogni caso sono pronto a
rispondere a qualsiasi contestazione».
Vacilla la poltrona di Colucci, un «veterano» della polizia in servizio dal 68,
per oltre ventanni in prima linea a Milano nelle inchieste sulle prime grosse
infiltrazioni malavitose (è stato dirigente della Criminalpol), poi questore a Bergamo, a
Lecce, quindi lo sbarco a Genova. Attaccatissimo a Milano, grande amico di Achille Serra e
dellattuale prefetto Bruno Ferrante, Colucci, pur non potendo certo essere
considerato un uomo con simpatie di sinistra, non ha mai avuto a Genova particolari
problemi con le realtà dellantagonismo. In una sola occasione, due anni fa, venne
ai ferri corti con i centri sociali, dopo che la polizia aveva caricato alla stazione
Principe un gruppo di giovani che tentava di salire sul treno senza biglietto. Per il
resto, una linea morbida, dialogante.
Ora la sua poltrona vacilla. Forse non riuscirà a reggere londa durto del
caso G8. Di certo la sua eventuale rimozione non sarà del tutto indolore. Quei tre giorni
di battaglia nelle strade, per non parlare delle successive inchieste della magistratura,
hanno infatti lasciato una scia di malumore in una parte della polizia genovese. Qualcuno
è anche uscito allo scoperto: il giorno dopo la fine del summit, i sindacalisti della
Uilps (Unione italiana dei lavoratori di pubblica sicurezza) denunciarono «il
commissariamento di fatto degli uffici della questura di Genova da parte degli alti
vertici romani», aggiungendo che «ciò aveva reso ulteriormente difficile la gestione
della situazione, dato che la conoscenza del territorio è determinante in casi come
questo». E invece, hanno raccontato alcuni agenti, «cerano dirigenti venuti da
Roma che giravano per la città con la cartina stradale».
Comunque siano andate le cose, che Colucci abbia tenuto un profilo basso durante tutta la
preparazione del G8 lo avevano notato in diversi: «Alle riunioni della commissione
speciale di studio per la sicurezza della città - riferiscono negli ambienti della
Regione - il questore ha sempre avuto un ruolo sfumato, i suoi interventi erano rari». Un
errore, secondo alcuni: «Avrebbe dovuto farsi sentire di più con quelli di Roma,
dopotutto era lui il padrone di casa».
Ci sarebbe però stata unoccasione in cui la voce del questore lhanno sentita
in tanti. E stato la notte del sanguinoso blitz alla scuola «Diaz». Sono le 23.
Arnaldo La Barbera, capo dellAntiterrorismo, comunica che la decisione è presa:
«La perquisizione si fa». E Colucci: «Mi raccomando, usate metodi urbani».
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Francesco
Alberti |
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