La Repubblica 30 luglio 2001

Lo sgomento dei vescovi
"Violenze mai viste dal ‘45"

Bettazzi, Riboldi e Casale chiedono una inchiestaverità
l'appello


ROMA - «I vescovi lamentano che in cinquant'anni di episcopato non hanno mai veduto simili efferatezze, dalla fine dell'ultima guerra». Sul G8 e le repressioni delle forze dell'ordine intervengono con un documento alcuni vescovi, i teologi di Milano, esponenti di Pax Christi, parroci, religiosi, e religiose, laici di Associazioni ecclesiali. Giuseppe Casale, Luigi Bettazzi e Antonio Riboldi, vescovi emeriti di Foggia, Ivrea e Acerra, insieme agli altri esponenti cattolici si interrogano allarmati. «Di fronte alle immagini di brutale e selvaggia violenza di molti tra polizia e carabinieri, da cosa è generata questa deriva pericolosa». A Genova, prosegue il documento, «molti agenti picchiavano la gente comune - famiglie con bambini. giovani e studenti appartenenti ad associazioni di volontariato sociale - come se stessero punendo l'espressione di idee non gradite a qualcuno». Un atteggiamento contrario al compito della forze dell'ordine che non è «certamente quello di operare pestaggi indiscriminati, vendette private o ritorsioni, che tra l'altro gettano discredito sull'intero corpo delle polizie di Stato».
Il documento difende il cardinale di Genova Tettamanzi e nega che la Chiesa abbia mai dato l'avallo alla violenza e ai violenti: «Una subdola accusa che pare tendere a distrarre l'attenzione dall'accertamento dei veri responsabili». Si ricorda anche che il «tentativo di criminalizzare tutti i manifestanti è un tentativo aberrante, destinato al fallimento». Nel documento si afferma che «la Chiesa e i cristiani non possono tacere, men che meno per opportunità contingenti, quando la dignità umana di chiunque viene calpestata e umiliata». Anche perché si prosegue «ci giungono notizie di violenze ai danni persino di ragazzi down, di anziani, di persone religiose». «Chiediamo a tutti - si legge nel testo - di non tacere, in particolar modo alle Comunità ecclesiali, e allo stesso tempo al governo di non rifiutare un'indagine a tutto campo che accerti le responsabilità politiche».