Corriere della sera 1 agosto 2001
GLI INTERROGATORI

«Ci ordinarono di fare più arresti possibile». Accuse tra romani e genovesi

DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
GENOVA - Al secondo giorno di interrogatori, i funzionari di polizia già si rimpallano le responsabilità. I dirigenti inviati da Roma per il G8 accusano i colleghi genovesi per le conseguenze della perquisizione alla sede del Genoa Social Forum (Gsf): 61 feriti e 93 fermi, di cui 68 non convalidati. In una testimonianza sono stati indicati alcuni nomi, che potrebbero essere iscritti sul registro degli indagati. Ma i poliziotti chiamati in causa, non tutti in servizio alla Questura di Genova, rispondono: «Per quell’operazione, un alto funzionario del ministero ci aveva ordinato di arrestare più gente possibile. Nella scuola saremmo entrati anche se i ragazzi non ci avessero tirato le pietre». L’inchiesta sulle devastazioni in città si sta invece occupando delle infiltrazioni dei Black Bloc nel Gsf: molti degli arrestati in carcere hanno raccontato di avere trovato alloggio e assistenza nel centro stampa del Forum, alla scuola Diaz. I magistrati vogliono ora sentire come testimoni i volontari che hanno lavorato per il contro-G8. Non è escluso che sia convocato Vittorio Agnoletto, il leader dell’organizzazione.


L’ELENCO - I procuratori aggiunti Francesco Lalla e Giancarlo Pellegrino per la prima volta hanno messo a verbale i fatti della notte tra il 21 e il 22 luglio. Con l’aiuto dei pm Enrico Zucca e Francesco Cardona, hanno sentito come testimoni 6 dei 13 funzionari presenti alla perquisizione. Sono Vincenzo Canterini, dirigente del Primo reparto mobile di Roma, Giovanni Luperi, vice del prefetto Arnaldo La Barbera e vice dirigente della Direzione centrale della polizia di prevenzione, Spartaco Mortola, dirigente della Digos di Genova, il suo vice Alessandro Perugini, di Forlì e un altro collega della Digos genovese. Oggi toccherà al dirigente della Squadra mobile di Genova, Nando Dominici. E domani al direttore del Servizio centrale operativo della polizia, Franco Gratteri, e al suo vice Gilberto Caldarozzi.


CONFIDENZE - Alcuni dirigenti hanno confidato che durante la perquisizione, definita nel verbale di Canterini «cruenta e confusa», i più violenti sarebbero stati i poliziotti in borghese inviati dalle Digos di tutta Italia. I loro nomi sarebbero compresi nell’elenco dei 70 agenti da interrogare, consegnato alla Procura dalla Questura. Il procuratore aggiunto Francesco Lalla ha spiegato che nessuno dei funzionari sentiti ieri ha cambiato la sua posizione da testimone a indagato: «Non hanno detto nulla contro di sé», spiega il magistrato. E contro altri? «Non posso rispondere».


ORDINI - Funzionari impegnati nell’operazione hanno rivelato che alle 20.30 di quel sabato arrivò l’ordine di «arrestare più gente possibile». Alcune pattuglie della polizia andarono davanti alla sede del Gsf e, secondo i verbali, vennero prese a sassate: «Ma - dicono i testimoni - la perquisizione sarebbe cominciata anche senza quelle pietre». Leggendo i verbali di interrogatorio dei Black Bloc ancora in carcere, i pm Anna Canepa, Silvio Franz e Andrea Canciani, hanno scoperto che molti di loro avevano frequentato la sede del Gsf. I magistrati chiederanno ai volontari dell’organizzazione se conoscevano la provenienza di questi ospiti. Il Forum registrava i nomi di tutti i simpatizzanti. Ma gli elenchi sono stati distrutti dalla polizia durante la perquisizione.


FERITE - Il giudice Massimo Todella ha respinto una richiesta di «incidente probatorio» per accertare le ferite subite da 22 poliziotti durante la perquisizione nella scuola Diaz. Il gip ritiene che non sia più possibile verificare le condizioni degli agenti, perché erano stati medicati con prognosi tra i 3 e i 6 giorni. Una prova in più contro la tesi della «violenta resistenza» sostenuta dalla polizia all’indomani dell’operazione. Alcuni dei 61 ragazzi feriti gravemente sono invece ancora in ospedale.
Fabrizio Gatti