La Stampa
«Al G8 la polizia si vendicava»
Lunedì 6 Agosto 2001

Un magistrato: colpivano i disarmati non le Tute nere
Alessandra Pieracci
GENOVA «Nelle riprese tv non si è mai visto un poliziotto o un carabiniere affrontare un black block armato di spranga, se la prendevano sempre con gente disarmata». L’inquirente precisa: «Poliziotti, carabinieri, magistrati, non possiamo comportarci come uomini normali, abbiamo meno diritti proprio per il ruolo che svolgiamo. Non è possibile lasciarsi andare a una vendetta. E’ vero, anche il vicecapo della Digos era stato picchiato in precedenza, ma non è ammissibile che arrivi a sferrare un calcio a un ragazzo».
Parla un magistrato, che commentando lo stillicidio di scarcerazioni, ma anche l’irruzione nella scuola Pascoli-Diaz di via Battisti, si lamenta: «Certo, se la polizia ci consultasse un po’ di più prima di agire...». Non è quantomeno singolare che non siano stati ancora restituiti hard disk e altro materiale, ad eccezione delle armi, sequestrato durante la perquisizione? «Singolare è un eufemismo».
Oggi il Tribunale del riesame comincerà ad affrontare le istanze presentate dagli avvocati difensori di quanti, soprattutto stranieri, sono ancora in carcere. I primi casi riguardano due torinesi di Askatasuna fermati perché distribuivano bastoni da un furgone bianco durante i disordini, e una giovane tedesca arrestata dopo il G8 nei giardini di Quinto, quartiere del Levante cittadino.
Anche tra i presunti black blockers ci sono posizioni più compromesse ed altre più sfumate: c’è lo straniero che aveva nello zaino il timbro di una banca, trofeo di una spedizione vandalica, ma anche gli attori di un gruppo teatrale per il quale si è mosso persino dal ministro degli Esteri tedesco, oppure la ricercatrice universitaria quacchera (così diversa nella sua lunga e ampia gonna).
L’accusa, per tutti, è di associazione armata finalizzata alla devastazione e al saccheggio. Un’accusa che presenta molte difficoltà sul piano tecnico, anche perché riferita a un fenomeno nuovo. «Deve essere sostenuta da alcuni elementi, come l’accordo stabile fra persone per la commissione di un numero indeterminato di reati, un minimo di organizzazione in struttura parametrata al tipo di reato che si vuol commettere e tra le persone ci deve essere una divisione di ruoli» spiega un magistrato. Ma anche una sorta di divisa, un riferimento unico di tipo culturale, riunioni, partecipazione ad elaborazioni comuni. «Un’ipotesi, quindi, che per i black bloc si può fare» dice il pm.
E prosegue l’inchiesta sui presunti episodi di violenze e sevizie all’interno della caserma di Bolzaneto. La Procura chiederà nei prossimi giorni l’elenco completo di funzionari e ufficiali responsabili nonché dei singoli agenti dei vari turni che si sono avvicendati nella struttura. A differenza dell’irruzione nella scuola di via Battisti, con 70 poliziotti dal volto coperto, qui la situazione appare forse più definibile: se dovesse emergere la sistematicità delle percosse, potrebbe essere ininfluente l’identificazione degli agenti, perché nessuno a quel punto potrà dire «io non sapevo» e risponderebbero direttamente i capi dei vari reparti impiegati. In tre giorni nella caserma trasformata in primo centro di detenzione si sono alternati poliziotti, in maggioranza, carabinieri e agenti di polizia penitenziaria. Sono passati di lì i due terzi degli arrestati e tutti i fermati per l’identificazioni.
Escluso, per il momento, un altro sopralluogo nella caserma, è invece previsto quello alla Fiera del Mare, dove era stata allestita la cittadella delle forze dell’ordine. Anche qui sarebbero avvenuti episodi di violenza nei confronti dei fermati, prima del trasferimento a Bolzaneto.
E sul fronte politico, da registrare la convocazione a Roma, per domani, dei presidenti di Regione e Provincia, Sandro Biasotti e Marta Vincenzi, e del sindaco Giuseppe Pericu che saranno ascoltati dalla commissione ministeriale sul G8.