Manifesto 27 luglio 2001

La polizia: fatti aiutare da Sole
CI. GU. - ROMA

Guido, un ragazzo dell'Arci di Torino, ha conosciuto l'inferno in terra. Ha passato 24 ore nella caserma di Bolzaneto, rastrellato con altre 22 persone il pomeriggio del 21 luglio nel campeggio genovese di Re di Puglia. E pensare che lui non è sceso in strada neanche una volta a manifestare contro il G8.
E' arrivato nella tarda serata di venerdì 20. "Il giorno dopo, verso mezzogiorno, mi sono incamminato per raggiugere la manifestazione - racconta - ma sono tornato indietro perché avevo mal di pancia". Mai avrebbe immaginato cosa stava per accadergli. "Verso le 14 è arrivata la polizia, ci hanno detto che si trattava di un semlplice controllo, volevano perquisire un furgoncino". La poliza fa la perquisizione, non trova nulla, ma si porta ugualmente via otto persone. Poi ricevono una telefonata, ci ripensano, chiedono a tutti i documenti, inziano a portare via qualsiasi cosa fosse nel campo. C'è un palo alto sei metri conficcato nel terreno, lo spezzano in tre e lo portano via insieme alle "armi improprie". "Mi dispiace ragazzi, dovete venire con noi", li informa un poliziotto. "In macchina il poliziotto era tranquillo - ricorda Guido - abbiamo letto il giornale insieme, chiacchierato "Dovrebbe essere un semplice controllo", mi ha detto". Appena sceso dalla macchina, alla caserma di Bolzaneto, Giudo si rende conto che le cose non stanno così. "Appena entrato "Metti giù questa cazzo di testa", mi hanno urlato e bang una manganellata". Guido viene chiuso con altri 7 ragazzi e 5 ragazze in una stanza, dovranno stare per 24 ore in piedi, a gambe larghe, faccia rivolta al muro e braccia in alto. Dalle 15 del 21 luglio alle 15 del 22.
"Ho visto cose terribili, spruzzavano un gas strano, c'era gente che sputava sangue. Non potevamo girarci, era pieno di polizia e carabinieri, "faccia al muro, braccia in alto", continuavano a gridare. E poi "zecche di merda, adesso viene la vostra amica Sole a salvarvi, quell'altro lo abbiamo fatto fuori (si riferivano a Giuliani, ndr)"". Sono continuamente sputi, calci, gruppi di poliziotti e carabinieri si danno il cambio. "Alle ragazze hanno detto cose terribili - racconta Guido - a una hanno cominciato a dire "che bel culo, adesso ti portiamo di là e titrombiamo tutti quanti". Per fortuna c'era un carabiniere giovane che quando gli altri uscivano dalla stanza cambiava atteggiamento, ci ha regalato anche mezza bottiglia d'acqua che ci siamo bevuti in 23". Guido ha visto un ragazzo siriano con una protesi di legno alla gamba essere preso a calci perchè non riusciva a stare in piedi; un ragazzo con handicap fisici colto da un attacco di dissenteria fatto andare al bagno senza potersi pulire. Poco prima di essere trasferiti nel carcere di Alessandria i carabinieri pensano bene di divertirsi ancora un po': "Sentivamo dire "dai, dai accendilo, prendi il fiammifero", e l'altro "no è troppo pericoloso, se poi mi denunciano", "se ci denunciano gli ammazziamo i genitori", e ci appoggivano qualcosa in testa. Non capivamo nulla, sono andati avanti così per mezz'ora buona". "Finalmente" i ragazzi arrivano in carcere. "E' stato un sollievo - dice Guido - ci hanno trattati bene". Prima di andare via da Bolzaneto i poliziotti chiedono a Guido se c'è qualcuno da avvertire "Mia madre", risponde. Ma nessuno l'ha mai chiamata.