Manifesto 31 luglio 2001 Le
statue fasulle che Silvio ha lasciato
Il G8 non si è tenuto a Genova, ma in un set
sterilizzato tra limoni finti, grate d'acciaio e monumenti. Di plastica
FERDINANDO BONORA* - GENOVA
Si è già detto molto sulla rabbia e il disgusto di noi genovesi per
come la città è stata ridotta per il G8, prima con le umilianti misure di sicurezza, poi
con le devastazioni delle squadracce nere e di pochi altri scalmanati, lasciati agire
dalle forze dell'ordine finché i danni non fossero stati sufficienti, per poi caricare
accanendosi specialmente sulla massa dei manifestanti pacifici. Il tutto con una
presentazione dei fatti, da parte di molti media, alterata rispetto alle realtà
sperimentate di persona.
A questi sentimenti si sono affiancati la disillusione e l'amarezza per l'immagine offerta
al resto del globo, ora che eravamo finalmente al centro dell'attenzione mondiale. Non
solo per gli scenari di guerra, ma anche per le mistificazioni messe in atto nelle
settimane precedenti. Sensazioni specularmente riflesse nell'irritazione di molti
giornalisti stranieri allibiti nell'essersi trovati in una città disinfestata dai suoi
abitanti, ridotta (la gabbia dorata della "zona rossa") a patinate immagini da
rotocalco, di lampante falsità. Il G8 non si è svolto a Genova, ma in un perfetto set
televisivo, abilmente apparecchiato con strafottente esibizionismo e grande spreco di
denaro da uno che se ne intende. E che per questo si stava coprendo di ridicolo, ovunque.
Testate internazionali del calibro di Times e Guardian sghignazzavano sui
frenetici preparativi per far bella figura controllando anche i minimi particolari, come
fa una nevrotica casalinga in fregola per l'arrivo di ospiti importanti. In tanto
puntiglio, tra squallide facciate ricoperte da fondali teatrali e casse di limoni comprati
al mercato per cucirli su alberelli che ne erano sprovvisti, una questione di cui non si
è mai parlato, ma che merita, è quella delle dodici statue nel salone del Maggior
Consiglio.
L'anno scorso, per la mostra "El Siglo de los Genoveses", lo scenografo che
curò l'allestimento piazzò una serie di leziose statue in stile, di dubbio gusto, nelle
nicchie che avevano ospitato le effigie di benemeriti dell'antica Repubblica, distrutte
nella Rivoluzione del 1797. Opere in plastica, più che accettabili per un palcoscenico,
ma assolutamente indecenti in quel contesto. Tra l'altro, a osservarle ci si accorge
subito che si tratta di tre modelli soltanto - due femminili e uno maschile - replicati
ciascuno quattro volte variando l'atteggiamento delle mani e gli attributi. A mostra
conclusa, nonostante ripetuti inviti a toglierle, espressi da più parti, le statue
rimasero. E hanno fatto adesso da contorno alla tavola rotonda degli Otto Grandi, per il
divertimento di quella parte del globo che ha ancora buon gusto.
Ora, i casi sono due: o il presidente Berlusconi non si è accorto della smaccata falsità
delle dodici statue e le ha prese per buone; oppure se ne è reso conto e, fatto ancor
più grave, gli son piaciute. Nessuno pretende che debba essere onniscente e non gli
vorremo certo meno bene se talvolta dovesse chiedere consiglio, quando si inoltra su
terreni minati. Tanto più che dispone della gemma degli storici dell'arte italiani, come
sottosegretario ai Beni Culturali: perché non ne ha approfittato?
Questi aspetti grotteschi sarebbero stati seppelliti da una risata se non fosse successo
quello che è stato lasciato succedere. Adesso l'impressionante militarizzazione e gli
oltre sette miliardi di lire spesi per le grate di chiusura appaiono finalmente
giustificati. E, soprattutto, in una parte della popolazione può montare il desiderio di
avere uno Stato forte, e che venga impedita qualunque manifestazione di dissenso, anche la
più pacifica, nella quale possono infiltrarsi incontrollabili frange di estremisti.
Il blitz notturno nella sede del Genoa social forum, alla ricerca di materiali e documenti
compromettenti, con la brutale perquisizione effettuata impedendo l'accesso a
parlamentari, avvocati e giornalisti, accresce in molti la preoccupazione di trovarsi alla
vigilia di un golpe che sta prendendo il via da Genova. Speriamo tanto, ma purtroppo
dubitiamo fortemente, che si tratti solo di fantasie prodotte dall'atmosfera di questi
giorni terribili. E' bene che l'Italia tutta e il resto dell'Europa libera e democratica
stiano all'erta.
*Forum permanente dei cittadini
e delle associazioni
del "centro storico" di Genova
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