La Repubblica 31 luglio 2001

Sfiducia subito, poi l'indagine
i due Poli provano l'intesa

Casini e Pera mediano, forse si anticipa a domani il voto su Scajola. Ulivo diviso sull'inchiesta

BARBARA JERKOV


ROMA - Nel giorno dell'appello del Capo dello Stato, sboccia una proposta di mediazione per l'indagine parlamentare sui fatti di Genova chiesta dall'Ulivo, ma è braccio di ferro fra i due rami del Parlamento e la soluzione di questa delicatissima partita viene rinviata a oggi.
La mediazione - alla quale per tutto il fine settimana hanno lavorato in stretto contatto i presidenti delle due Camere, Casini e Pera, dando corpo agli auspici del Quirinale grazie anche ad altri due ambasciatori moderati: il presidente del Ccd Follini e il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Giovanardi - è almeno in teoria l'uovo di Colombo. L'idea è anticipare a domani il voto della mozione di sfiducia presentata contro il ministro dell'Interno e previsto per venerdì al Senato, così come chiedono i falchi della Casa delle libertà, Fini in testa; ma anche in modo da venire incontro alle preoccupazioni della sinistra, dal momento che l'eventuale congelamento della mozione, ipotesi suggerita dallo stesso Rutelli, fa temere a parte dei Ds che Rifondazione Comunista possa scavalcarli. A quel punto, incassata, com'è scontato, la fiducia del Senato nei confronti di Scajola, anche il centrodestra acconsentirebbe all'indagine parlamentare, un'indagine bicamerale condotta dalle commissioni Affari costituzionali di Camera e Senato.
All'indomani dell'elezione, ricordano oggi a Montecitorio, Pera e Casini, invitati per un pranzo con Ciampi al Quirinale, avevano stretto una sorta di patto con il capo dello Stato per rinnovare quella triangolazione istituzionale che tanto bene aveva funzionato a suo tempo fra Scalfaro, Mancino e Violante. La partita parlamentare sul G8 è la prima prova. Ciampi sollecita la ripresa del dialogo. Pera e Casini fanno la loro parte, sempre in contatto telefonico fra loro e con i leader di maggioranza e opposizione. In particolare il presidente della Camera suggerisce a Fini, che fino all'altro giorno era il più incrollabile paladino della linea dura, la possibile via d'uscita, votando subito la fiducia a Scajola. Incassato il via libera del vicepremier, ieri mattina arriva finalmente anche il placet di Berlusconi.
Se a Montecitorio l'accordo sembra cosa fatta, a metà giornata a Palazzo Madama - dove il voto in commissione sull'indagine parlamentare intanto slitta a giovedì - le cose si complicano. Perché l'Ulivo, Ds in testa, alza il tiro rilanciando la commissione d'inchiesta bicamerale. «Ha più poteri», taglia corto Angius, «e solo così verrebbero allontanate tutte le zone d'ombra che ancora ci sono». A questo punto, alla Camera anche Violante deve frenare. O entro oggi c'è un chiarimento, dichiara, o chiederà a sua volta il voto su una commissione d'inchiesta monocamerale. Quando alle 18 si riuniscono i capigruppo della Camera, è proprio Castagnetti a sottolineare che c'è evidentemente un problema. Senza contare che l'entusiasmo di Fini per questa ipotesi di mediazione, tanto che il vicepremier l'ha fatta propria e rilanciata alla chiusura della Festa di An a Rieti l'altra sera, crea effettivamente qualche imbarazzo anche alla Margherita. Quindi tutti d'accordo. La palla torna al Senato. Oggi alle 13 si riuniscono i senatori dell'opposizione. La capigruppo di Palazzo Madama invece non è stata ancora convocata. La partita, insomma, resta apertissima.