La Repubblica 2 agosto 2001

Il questore si difende:
"Non credo a tanto fango"

Colucci: ho la coscienza a posto

WANDA VALLI


Genova - Lo hanno soprannominato il Questore gentiluomo, per l' educazione, per il rispetto e la civiltà con cui tratta gli uomini ai suoi ordini. E adesso che è finito nella bufera, dopo i giorni di Genova violenta, si muove il sindacato di polizia e i suoi fan quadrato intorno a lui, Francesco Colucci, da quattro anni Questore di Genova, accusato dal superispettore Giuseppe Micalizio di "non aver nominato un responsabile" nel blitz alla scuola Diaz. Ma il Questore non cambia, tiene fede al suo stile che qualcuno perfino gli rimprovera: nessun commento, nessuno sfogo. Nessuna intervista ufficiale, finora. Questa è la prima.
Questore, perché non dice la sua verità?
«Sono un uomo dello Stato, ho precisi doveri»
Ma la accusano di non averli esercitati?
«Io ho la coscienza perfettamente tranquilla, questo sì, posso dirlo»
Lei non c'era, la notte dell'irruzione alla scuola Diaz, la notte in cui 68 manifestanti sono finiti all'ospedale?
«No»
Però la responsabilità di tutto è stata attribuita alla Questura di Genova?
«Così ho letto, e mi hanno detto i magistrati»
Quella notte, davanti alla "Diaz" c'era il numero 1 dello Sco, il Servizio centrale operativo, il dottor Gratteri. Come mai?
«Su questo non faccio commenti»
E come mai lei è stato giudicato, di fatto, l'unico responsabile, di un comportamento non proprio esemplare delle forze di polizia?
« Il Questore è sempre responsabile di tutto quello che avviene nella sua città»
Come giudica l'inchiesta interna dei superispettori?
«E' un'inchiesta di tre giorni, contro un lavoro durato ben più a lungo»
Ha ancora la coscienza tranquilla, con questa bufera, a proposito del suo compito?
«Sì, assolutamente»
Vuol provare a spiegare il perché?
«Intanto quello che abbiamo fatto per garantire la sicurezza di chi partecipava al vertice, è stato positivo. Abbiamo ricevuto ringraziamenti dagli ospiti stranieri»
Questore, c'è tutto il resto, violenze, botte, pestaggi, c'è l'altro G8, quello della "Diaz" o di Bolzaneto, che è finito sotto gli occhi del mondo.
«Ah no, su questo vedremo, i magistrati stanno lavorando, io ho idee ben chiare, conosco i miei uomini»
Non sono dei violenti, intende?
«No, perciò mi rifiuto di credere a molte cose»
Abbiamo testimonianze certe, Questore, di agenti di polizia, proprio per la notte di incubo di Bolzaneto. E lei che dice?
«Rifiuto di credere al fango. Così, senza averlo toccato. C'è qualcuno che sa davvero, che ha visto qualcosa? Se c'è, sa dove andare, in Procura»
Ha un rimpianto?
« Personale? Nessuno»
E in generale?
«Forse se molti genovesi fossero rimasti, sarebbe stato meglio. Conosco bene anche questa città e il legame che lega la sua gente. Gente civile, coraggiosa, gente che sa capire, valutare, che incute rispetto. Ci avrebbero aiutato solo con la presenza».
Lei che cosa si aspetta?
«Niente, per me vanno bene tutti i controlli, tutte le valutazioni. Anche un'inchiesta parlamentare. So come ho agito e perché».
Il Questore gentiluomo, protetto dai suoi uomini che si trasformano in "body guard", va a salutare il Procuratore Generale, Nicola Marvulli, appena nominato primo Presidente della Cassazione. I due si chiudono a colloquio, filtrano solo voci, al di fuori della porta. Poi un saluto cordiale, prima di scendere in Procura a subire l'assalto di cronisti e fotografi. Molte domande, un unica risposta: «Arrivederci e buon lavoro