Manifesto 30 luglio 2001 Taxi
story al G8
Ragazzi giovanissimi a Bolzaneto per 26 ore,
amici disperati davanti alle questure. Non si ferma la valanga di testimonianze di quelli
che a Genova c'erano e già promettono di voler tornare in piazza
" SA. M. - ROMA
Eppure io ci torno". Nel racconto delle violenze subite David
ricorda che gli agenti non facevano che chiedergli "Ma che ci sei venuto a fare? Non
era meglio stare a casa?". "A me hanno fatto l'effetto contrario - esclama -
perché io al prossimo corteo ci vado lo stesso". Testardo David. Ma anche un po'
sfortunato. Sì perché lui i 23 anni li ha compiuti proprio il 22 luglio mentre era a
Bolzaneto: "Con questa storia del compleanno le buscavo sempre. Ogni volta che
entravano nella stanza per picchiare qualcuno venivano anche da me per farmi loro la
festa". A Genova David ci era andato per contestare il G8, ovvio, ma il 21 luglio
alla manifesatzione non pensava proprio di andarci. "Quel maledetto taxi!",
sbotta Marco, che ha passato insieme a lui la giornata a Bolzaneto: 26 ore in piedi faccia
al muro e braccia alzate, senza cibo ne acqua. La mattina del 21 i due ragazzi, insieme ad
altri due amici, avevano deciso di ripartire verso casa. Si erano attardati all'entrata
del campeggio Re di puglia per decidere se fosse meglio prendere l'autobus o
chiamare appunto un taxi. "La chiamata l'ho fatta io" racconta Marco "ci
avevano detto che la vettura era in zona e sarebbe arrivata dopo pochi minuti".
Troppi. Pochi secondi dopo la telefonata, infatti, erano arrivate le camionette della
polizia. Tutti a bordo a testa bassa e seduti per terra.
In questi giorni dal governo arrivano più di una smentita sui "fatti di
Bolzaneto". A picchiare non sarebbe stato il corpo speciale di polizia penitenziaria,
il famigerato Gom, e Sabella azzarda che i pestaggi non risultano confermati dai controlli
sanitari. Ma David è sicuro di quello che dice: "Che a picchiare fosse proprio la
polizia penitenziaria me l'ha detto proprio un poliziotto. Quello in borghese che mi ha
accompagnato all'identificazione mi ha bisbigliato in un orecchio occhio alla
penitenziaria".
Nelle storie di Marco e David quello che pesa più di tutte le violenze sono le torture
psicologiche: "Uno di quelli con la divisa grigia (proprio quella della
penitenziaria) ce l'aveva con me. Una volta mi ha fatto abbassare le braccia alzate
perchè ero stanco e poi è rientrato urlando che non potevo. La volta dopo io pensando di
aver capito il trucco gli ho detto che non ero stanco e lui per tutta risposta mi ha dato
una manganellata sulle costole dicendo ti aiuto io a stancarti". Per quella
manganellata oggi David ha ancora qualche problema respiratorio. Forse per questo
all'uscita dalla caserma una infermiera ha chiesto se qualcuno l'aveva picchiato "Ma
nella stanza c'erano anche quelli della penitenziaria. Dopo 26 ore di botte avevo troppa
paura di prenderne delle altre. E ho detto di no". E pensare che la verifica del
governo sui pestaggi nella caserma di Bolzaneto sarà fatta propri sulla base dei referti
rimasti ai medici dell'infermeria. Ma David questo non poteva saperlo. Così come non
poteva immaginare che lo spostamento dalla cella 6 a l'ultima in fondo a destra del
corridoio serviva a fare in modo che il ministro Castelli non vedesse come erano ridotti
lui e i suoi amici. La frase "Vi spostiamo che c'è il ministro" però, se la
ricorda bene.
Marco ancora non sa se andrà ai prossimi cortei "Magari non subito". A lui è
andata meglio, dice, e raccnto dei tanti che ha conosciuto nel carcere di Alessandria che
alle manifestazioni anti G8 non hanno partecipato mai. In carcere con me c'erano pure un
ragazzo di Genova, arrestato mentre usciva dall'ufficio e un signore di 40 anni. Pensa che
lui fa il fruttivendolo. Aveva chiuso la bottega e l'hanno preso".
Pietro e Ornella in carcere non ci sono mai stati. Ma tutta la giornata di Mercoledì
l'hanno passata davanti al carcere di Pavia in attesa di un loro amico di Saragozza,
Guillermo. Non sono neppure riusciti ad abbracciarlo perchè Guille è uscito dal carcere
a bordo di una camionetta. Quindi via nuova attesa davanti alla questura: "Verso le
19.30 in maniera del tutto anonima un celulare della Ps esce dalla questura con le tendine
abbassate. Riesco appena - scrive Pietro - a notare una mano che si agita e una persona
che cerca di salutarmi. Rincorro il cellulare e grido Guille Guille!!...non l'ho
visto in faccia". Solo alle 24.00 arriverà la notizia che Guille è a Madrid sano e
salvo.
Quelle di Pietro, Ornella, David e Marco sono alcune delle tante testimonianze che
arrivano tutti i giorni in redazione. Il puzzle, però, non è ancora completo |