La Repubblica 4 agosto 2001

La telecamera dei giudici
per le sevizie di Bolzaneto

Sopralluogo nella caserma dei pestaggi, emergono responsabilità per tutte le polizie
scontro
sul g8


genova - Hanno dovuto rivivere tutto: le botte, gli sputi, le manganellate. Le ore passate in piedi nella caserma di Bolzaneto a piangere di paura e a farsi addosso. Per non dire di quelle altre violenze, gli insulti razzisti e le minacce.
Tutto, hanno ripetuto ogni cosa davanti ai pubblici ministeri e all'occhio di una telecamera che registrava le accuse. Così ieri i magistrati Enrico Zucca, lo stesso che ha risolto il caso del serial killer Donato Bilancia, Patrizia Petruzziello e Monica Parentini hanno compiuto un accurato sopralluogo nella caserma di transito dove tra domenica 22 e martedì 24 luglio sono passate oltre 150 persone (oggi in grandissima parte scarcerate). Nove ore, tanto gli inquirenti sono rimasti a Bolzaneto, e a quanto pare alla fine erano piuttosto soddisfatti. Sì, potrebbe essere possibile individuare i responsabili dei pestaggi. Una cosa comunque è certa fin d'ora, quasi nessuno si salva: polizia, polizia penitenziaria, carabinieri (finora toccati in parte dal terremoto che ha travolto le forze dell'ordine), tutti erano presenti a Bolzaneto. E tutti avrebbero fatto la loro parte.
E presto i responsabili delle violenze dovrebbero avere un nome e una faccia. Primo, perché hanno agito tutti a volto scoperto. Secondo, perché le testimonianze delle vittime delle violenze si sono rivelate finora precise e concordanti. Insomma, avrebbero convinto gli inquirenti che hanno ricostruito il terribile percorso: prima le botte al momento dell'arresto. Poi ancora calci e pugni sui cellulari. Stesso trattamento, nella breve sosta al centro di raccolta della Fiera del Mare di Genova. Poi, a Bolzaneto, e infine ad Alessandria, in carcere, dove sono stati picchiati un'ultima volta.
Certo, per dimostrare quanto è avvenuto nella caserma del Reparto Mobile non si potrà contare su altre prove, perché, a quanto pare, dopo la denuncia delle violenze la palazzina trasformata nel carcere del G8 è stata ripulita da cima a fondo.
Ma se sono scomparse le eventuali tracce dei pestaggi, si moltiplicano invece i verbali di denuncia. Come quella contenute nell'interrogatorio di convalida del fermo di Massimo I., 23 anni di Lucca: «Dopo l'arresto ci hanno portato a Bolzaneto dove ci hanno lasciato senza mangiare e senza bere per parecchie ore... è stato un momento bruttissimo, sia fisicamente che psicologicamente. Ci hanno costretto a dire "Che Guevara bastardo, figlio di puttana"... mi hanno tirato manganellate sotto le piante dei piedi e sopra». «Si dà atto - recita il verbale firmato dal giudice - che l'indagato presenta lividi sotto la pianta del piede destro a caratteristica forma a rettangolo larga 1 cm e lunga 78 cm». «Mi hanno fatto sbattere la testa più volte contro il muro - continua Massimo - ... dicevano inoltre che il comunismo era finito e che tutto sarebbe cambiato». Racconto simile quello di Nicola M. 24 anni: «Entrammo, c'era un corridoio con 40 o 50 poliziotti. Ci fecero abbassare la testa e ci picchiarono. Siamo stati 15 ore con le mani alzate. Ogni tanto ci picchiavano e ci offendevano. Ho mostrato le lesioni alla matricola, si cambiava da un ufficio all'altro e ci immatricolavano. Ho firmato dopo 10 ore che stavo in piedi e non so cosa ho firmato».
(m. p. e f. sa.)