La Stampa
Paolo Colonnello
Mercoledì 1 Agosto 2001

FIRMAXXXXretroscena
Un giovane dal balcone davanti alla sede del Gsf: testimonierò sulla perquisizione

inviato a GENOVA
ERA appena finito un film alla televisione quando in strada ho sentito del trambusto e delle grida. Mi sono affacciato e ho visto tre o quattro poliziotti che proprio all’ingresso del Gsf stavano riempiendo di manganellate un tizio. Quindi dai cellulari sono scesi tutti gli altri. E ho sentito chiaramente un loro dirigente che urlava: "Entrate e spaccate tutto". Il giorno dopo, quando alla televisione ho sentito che raccontavano come i poliziotti fossero stati accolti da un lancio di pietre e bottiglie dalle finestre della scuola, sono rimasto di sale: perché non è assolutamente vero. I ragazzi non hanno tirato niente di niente, nemmeno uno spillo. E sono pronto a testimoniarlo davanti al magistrato».
G.F., 24 anni, fino a due settimane fa volontario per la Croce Rossa nel servizio civile, è uno dei pochi abitanti di via Cesare Battisti, dove ha sede il complesso delle scuole Diaz, che la sera di sabato 21 luglio ammette di essersi affacciato dalla finestra di casa (un edificio a fianco alla sede del Gsf e di fronte alla scuola dove avvenne l’irruzione) e aver assistito alla «perquisizione» della polizia. In realtà quella notte, a spiare dalle persiane del quartiere Albaro, erano in tanti. Ma ieri solo pochi ammettevano di averlo fatto («Mi spiace, dormivo»; «Non c’ero»; «Avevo paura a guardare»). E pochissimi di aver assistito a tutte le fasi dell’operazione. Alcune di queste testimonianze, rilevate dalla Digos genovese, che pur coinvolta nei fatti sotto inchiesta è stata incaricata di svolgere le indagini di polizia giudiziaria sul caso, sono state allegate agli atti consegnati al magistrato. C’è ad esempio una signora che abita al secondo piano di una casa di via Battisti, che racconta di aver visto, intorno alle 19,30 di quel sabato, alcuni giovani «mentre tiravano pietre contro due mezzi della polizia che stavano passando per la strada»: è l’episodio, confermato quindi da un testimone oculare «terzo», che avrebbe dato origine, secondo la ricostruzione fornita ieri anche dalla Procura, alla decisione della Questura d’intervenire successivamente per lo sgombero della scuola.
La custode dello stesso palazzo, sempre verso le 19,30 di quel sabato, aggiunge di aver visto «due o tre giovani sulle impalcature che stavano come provando la consistenza di alcuni tubi Innocenti, anzi sembrava proprio che li volessero strappare dalle impalcature», il che proverebbe l’effettiva presenza nella scuola di elementi ben poco pacifici. Il titolare di un bar proprio a fianco della scuola giura di aver trovato il giorno prima, ovvero venerdì 20 luglio, delle spranghe e dei bastoni davanti alla propria saracinesca, mentre la proprietaria di una latteria che sta sull’altro fianco della scuola (e che fu l’unico locale rimasto aperto fino a sabato pomeriggio), può solo parlar bene «di quei giovani così colorati ed educati che parlavano tutte le lingue e si mettevano ordinatamente in coda per ordinare caffè e cappuccini».
Ma altre testimonianze, come quelle del ventiquattrenne G.F., evidentemente non sono state raccolte. Anche perché smentiscono abbastanza nettamente la ricostruzione ufficiale della «notte dei manganelli», dove la violenza delle forze dell’ordine era stata spiegata finora come reazione al «nutrito lancio» di oggetti, pietre e bottiglie, che avrebbe accolto l’arrivo dei 70 celerini comandati per l’irruzione di mezzanotte.
Ebbene, ancora ieri, girando per via Cesare Battisti, i testimoni ascoltati hanno tutti dichiarato che nessuno vide lanciare pietre o altre bottiglie. E il giovane G.F. è il più netto di tutti: «Da casa mia potevo vedere attraverso i vetri della scuola dove era in corso il blitz della polizia. Dopo che gli agenti hanno sfondato il cancello e la porta principale, ho sentito le grida dei ragazzi e degli stessi agenti. Alcune luci erano accese, altre spente.
Ho visto con i miei occhi i ragazzi scappare per le scale della scuola ed essere pestati ogni volta che venivano agguantati. Tre ragazzi accucciati in un angolo sono stati presi e scaraventati dalle scale. Ho visto di tutto ma mai una reazione violenta da parte dei giovani».