La Repubblica 6 agosto 2001

Timori al Palazzo di Vetro
"Anche noi nel mirino no global"

La contestazione ora tocca pure i summit delle Nazioni Unite di cui il movimento chiede la riforma
LA polemica


ROMA - In principio nel mirino dei contestatori c'era solo il Wto, oggi potrebbe essere qualunque vertice, convegno o forum che riesca a mettere insieme sotto le telecamere un po' di capi di Stato e di governo del nord del mondo. Comprese, dunque, le Nazioni Unite, un'istituzione finora considerata compagna di impegno dalla maggior parte delle Ong che compongono il variegato popolo dei "no global".
Il "tabù", in realtà, è già stato violato a Napoli lo scorso marzo, quando pesanti scontri sono esplosi durante il "Global Forum sul Digital Divide", un meeting organizzato proprio dall'Onu per affrontare il problema del ritardo tecnologico dei paesi in via di sviluppo. La nobiltà del tema non ha scoraggiato le legioni della protesta che sono scese in piazza con rabbia, ricacciate indietro duramente dalla polizia. Oggi però le manifestazioni annunciate in contemporanea con il vertice sulla fame creano più agitazione nei corridoi del Palazzo di Vetro: nel calendario delle agenzie Onu, quella di novembre a Roma è una data "clou", per il livello dei rapresentanti che i paesi invieranno e per le risorse economiche che dovranno essere impegnate per far fronte agli impegni presi in quella sede. Se le proteste andranno in porto, si creerà un pericoloso precedente anche per il futuro, temono a New York.
Alla Fao, così come tra i leader delle organizzazioni noglobal si cerca di gettare acqua sul fuoco. Viene spiegato in realtà che il clima si è arroventato intorno al Vertice di Roma per motivi ben precisi, difficilmente esportabili anche ad altri incontri Onu. Punto primo, la data. Il Summit Fao si svolgerà dal 5 al 9 novembre. Proprio il 9 novembre comincia il vertice del "famigerato" Wto. La sede scelta, il Qatar, renderà impossibile ai manifestanti assediare direttamente i signori del commercio globale, quindi non è difficile immaginare che la platea romana sia stata considerata adatta a una protesta preventiva. Punto secondo, la questione "Ogm". La Fao in particolare e le agenzie Onu in generale già da tempo sostengono che lo strumento principale per combattere la battaglia contro la fame sono le sementi modificate geneticamente. Una posizione contestata dalle organizzazioni non governative. Gli "Ogm" (gli organismi geneticamente modificati), dicono, non sono sicuri, usarli metterebbe inoltre i paesi in via di sviluppo totalmente in balia dele multinazionali che li producono.
Se questi sono gli element peculiari della protesta romana, non c'è chi non veda la tendenza sempre più pronunciata degli antiglobal ad affermare il diritto a partecipare a qualunque forum di discussione si occupi di temi globali. Non esclusi quelli di diretta pertinenza dell Nazioni Unite. Tra l'altro, proprio dell'Onu il "movimento" vorrebbe una radicale riforma: abolizione del diritto di veto dei membri permanenti del Consiglio di sicurezza e spostamento del potere decisionale all'Assemblea generale. Chissà che dunque l'agenda dei manifestanti non preveda presto anche un sit in sotto il Palazzo di Vetro.