Manifesto 29 luglio 2001 L'ultimatum
dei ds
Violante: "Una settimana per aprire
l'inchiesta parlamentare o mobilitiamo la piazza. Ma siamo pronti a ritirare la mozione di
sfiducia contro il ministro degli Interni". Fini: "Inaccettabile. Votare su
Scajola è doveroso".
ANDREA COLOMBO
Maggioranza e opposizione si avviano verso lo scontro frontale su
Genova. Ieri, da Torino, il capogruppo diessino Violante ha lanciato una vera e propria
sfida, subito raccolta da Gianfranco Fini. "Il governo - ha detto Violante - ha una
settimana di tempo per aprire un'indagine parlamentare sui fatti del G8. Poi partiranno
iniziative popolari, raccolte di firme e manifestazioni in tutto il paese". La
risposta del vicepremier è stata durissima. "L'ultimatum di Violante - dice Fini -
è inaccettabile e intimidatorio. La commissione d'indagine è solo un pretesto per
mettere sul banco degli imputati governo e polizia. Discutere e respingere la mozione
contro Scajola è a questo punto doveroso".
L'ultimatum di Violante aveva sin dall'inizio un suo risvolto ambiguo. Aspettare per sette
giorni la risposta del centrodestra equivaleva a mettere fuori gioco la mozione di
sfiducia contro il ministro Scajola. L'ala moderata della maggioranza, per bocca del
ministro per i Rapporti con il parlamento, il ccd Giovanardi, si era del resto affrettata
a scoprire il gioco: "Se il centrosinistra ritirasse la mozione contro il ministro
potrebbe partire una inchiesta parlamentare".
In realtà la mozione di sfiducia non ostacola in nulla l'inchiesta parlamentare. Che il
ministro degli Interni non si sia dimostrato all'altezza della situazione, e che pertanto
un'opposizione anche moderatissima ma degna del nome abbia il dovere di chiederne le
dimissioni, è fuori di dubbio. L'inchiesta parlamentare dovrebbe invece accertare non
solo le responsabilità politiche ma anche quelle operative, quelle delle forze
dell'ordine, nello scempio di Genova.
Ma l'Ulivo non ha alcuna intenzione di mettere sotto accusa quei vertici della polizia da
lui stesso nominati. In più, come sempre, teme una ricaduta negativa sull'opinione
pubblica qualora denunciasse apertamente la polizia, i carabinieri, la polizia
penitenziaria e i servizi segreti. Al baratto proposto da Giovanardi risponde in ordine
sparso. Violante conferma che l'istituzione di una commissione d'inchiesta comporterebbe
il congelamento della sfiducia, che alla camera non è ancora calendarizzata. Il collega
Angius, capogruppo della Quercia al senato, la pensa in maniera opposta. Insiste, a ragion
veduta, sia per la mozione che per l'inchiesta, anche perché a palazzo Madama la sfiducia
è già stata inserita in calendario. Ritirarla avrebbe dunque un significato politico
deflagrante. Il popolare Castagnetti concorda con Violante, mentre il leader dell'Asino
Parisi sarebbe disposto a ritirare la mozione solo di fronte a un nuovo intervento di
Berlusconi in parlamento, nel quale il premier si mostrasse pronto ad assumersi le sue
responsabilità. Fantascienza.
Il dibattito interno all'Ulivo è comunque destituito di ogni fondamento. La Casa delle
libertà, come dimostra la risposta a muso duro di Fini, non ha alcuna intenzione di
istituire una commissione d'inchiesta. Forza Italia è con Fini, e non solo per
solidarietà con Scajola, comprensibilmente molto ostile a un'inchiesta parlamentare sul
suo operato. Il ministro Pisanu usa una terminolgia più diplomatica di quella adoperata
da Fini, ma la sostanza è identica. Quando dichiara che Violante "rischia di fare il
gioco di tutti gli estremismi" e che "l'esecutivo attende serenamente l'esito
delle indagini giudiziarie e amministrative", vuol dire che di una commissione
parlamentare non se ne parla.
Per i ds la prossima settimana sarà cruciale. Se, in nome della "mobilitazione
popolare", eviteranno di discutere la mozione di sfiducia, ripeteranno la figuraccia
del balletto intorno all'adesione alla manifestazione di Genova. Se per difendere i
vertici della polizia da loro nominati cercheranno di nasconderne le responsabilità, come
sinora hanno fatto, sarà difficile distinguere il loro comportamento e il loro modo di
intendere la politica da quelli della maggioranza di destra.
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