La Repubblica 7 agosto 2001 G8,
denunce di violenze sessuali
"Umiliate dalla polizia coi manganelli"
WANDA VALLI
Genova - Paura, umiliazioni, minacce. Vergogna subìta senza poter reagire. Non da un
"branco", ma da agenti di polizia, nella caserma di Bolzaneto, durante il G8.
Racconti di donne che diventeranno denunce. Eccoli. Loro stavano lì, a braccia aperte,
bloccate contro un muro, immobili da ore, e intorno i poliziotti che le chiamavano
"troie, puttane " e poi urlavano "entro stasera vi scoperemo tutte",
prima di strusciare i manganelli sulle cosce delle ragazze, tanto per far capire bene che
aria tirava là dentro. Erano otto, forse dieci, quelle che hanno vissuto l'incubo della
caserma di Bolzaneto. Adesso Simonetta Crisci, del Foro di Roma, uno dei legali del Genoa
Social Forum, annuncia che presenterà cinque o sei denunce per molestie e abuso di
ufficio e omissione da parte dei funzionari che erano lì e avrebbero dovuto impedire
quegli insulti, quelle minacce. Ma le denunce su Bolzaneto arrivano a raffica: tre solo
ieri, per le lesioni riportate da un insegnante, un impiegato statale e un fotografo,
mentre le storie delle donne minacciate sono diventate un caso mondiale, dopo un'inchiesta
del Wall Street Journal che ha raccolto testimonianze in cinque paesi.
In quella notte da incubo, hanno confidato ragazze spaventate e donne più mature,
«credevamo di non farcela a resistere. Ci avevano sbattute in piedi faccia al muro e
braccia aperte, ci urlavano " non muovetevi, state ferme, immobili"». «Siete
tutte troie, siete delle maledette puttane, entro stanotte vi scoperemo tutte», così
gridava il "branco". C'è chi è stata è perquisita da agenti uomini, chi è
stata costretta a andare in bagno sotto gli occhi degli agenti: «ma la maggior parte di
noi per paura, non se l'è sentita neppure di far quello, arrivavano insulti e minacce,
anche mentre passavano dallo stanzone al gabinetto». Il manganello lo avevano fatto
passare lungo il corpo, per umiliare e far lievitare la paura. «Vi tromberemo una alla
volta» ridevano, e loro zitte a tremare e cercare di resistere. Lo choc le ha fatte
tacere anche dopo, per lunghi giorni. Poi le straniere, tornate in patria, hanno
incominciato a ricordare, a rivolgersi ai legali. Sul Wall Stret Journal, Miriam Heigl
spiega come è stata ferma tre ore in piedi a braccia aperte. Vicino a lei un ragazzo non
ha resistito: l'avrebbero spruzzato in volto con gas lacrimogeno, denudato, portato sotto
la doccia e riportato nello stanzone solo con una cuffia in testa. Sarà ancora una volta
la magistratura a dover chiarire se è tutto vero, se gli eventuali responsabili si
possono identificare.
Ieri in procura a Genova, il pool di pm a cui sono state affidate proprio le indagini sul
comportamento delle forze di polizia, ha ascoltato medici e infermieri del "Genoa
social Forum", e gli altri sanitari del 118, il servizio di Pronto Intervento.
Così si scopre che anche quando tutto pareva finito, alcuni di loro hanno continuato a
lavorare. Spiega un medico: «Avevo appena finito il mio turno, alle cinque di domenica
mattina, mi richiamano. Dicono: vieni subito, ci sono altri feriti». Erano i ragazzi e le
ragazze, soccorsi dagli abitanti delle zone dei pestaggi che li avevano nascosti in casa,
per proteggerli. |