Corriere della sera 31 luglio 2001

I VERBALI DELLA POLIZIA

«Erano armati, gli scontri sono stati cruenti e confusi»

Il comandante del Primo reparto mobile di Roma: alla Diaz avevano spranghe e bastoni

DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
GENOVA - «Gli occupanti evidentemente avevano spento le luci e la colluttazione conseguente alla loro resistenza risultava particolarmente cruenta e confusa». Non semplicemente violenta. No: «particolarmente cruenta e confusa». Vincenzo Canterini, primo dirigente di pubblica sicurezza e comandante del I Reparto mobile di Roma, sceglie questi aggettivi per raccontare al questore di Genova Francesco Colucci la nottataccia della perquisizione nella scuola «Diaz». Lo mette nero su bianco, e lo firma, in uno dei verbali buttati giù alla bell’e meglio nelle ore successive alla perquisizione. E’ notte fonda: quella fra sabato 21 e domenica 22 luglio. Va di fretta, il comandante del reparto mobile. Così dimentica di stare attento alla data e in quel verbale scrive, sbagliando, 21/7. Lui spiega al questore che il corpo a corpo con i manifestanti è stato cruento e i suoi colleghi, dall’altra parte della città, spiegano davanti alle telecamere che le ferite dei dimostranti «sono pregresse», che nella scuola «non sono stati usati i manganelli».
Nella sua informativa al questore, Vincenzo Canterini entra nei dettagli. Racconta dello sbarramento di cancelli e portoni e dice di «occupanti con spranghe e bastoni». Ricostruisce anche l’aggressione all’agente scelto Massimo N. che «ha avuto una colluttazione con un occupante armato di coltello il quale è riuscito a colpirlo con la lama tagliandogli la giacca della tuta e il sottostante corpetto protettivo». L’agente scelto, spiega Canterini nel passaggio successivo, «riferiva di non essere momentaneamente in grado di identificare bene l’aggressore in quanto tutto era avvenuto in un luogo buio».
Ma il 22 luglio Canterini non era il solo a scrivere il resoconto della notte precedente. Fra gli altri c’era anche Maurizio Panzieri, ispettore capo in servizio alla Scuola allievi agenti di Caserta e aggregato al Nucleo sperimentale antisommossa del I Reparto mobile di Roma. Panzieri scrive un rapporto da testimone perché era accanto a Massimo N. quando lo sconosciuto lo ha colpito, al buio. Scrive: «Nell’occasione Massimo avanzava fronteggiando una persona munita di un oggetto, con il quale ingaggiava una colluttazione. A seguito dell’intervento dell’altro personale della squadra il soggetto in questione veniva accompagnato nel punto di raccolta. Successivamente venivo a conoscenza che il summenzionato giovane era munito di un’arma da taglio con la quale aveva aggredito il sopracitato operatore di polizia». L’«oggetto» di cui parla l’ispettore capo diventa ufficialmente un coltello alle 3.15, nel suo verbale di sequestro scritto in questura: tre ore dopo l’operazione alla «Diaz».
Altro verbale datato 22 luglio, altra questione: le motivazioni date dalla polizia per giustificare l’intervento nella scuola. Stavolta la firma è del capo della Digos genovese, Spartaco Mortola. Il dirigente parla della sua «opportuna ricognizione» e racconta: «All’altezza della Diaz ero costretto a rallentare la marcia per la presenza di 200 giovani che alla vista della polizia iniziavano un fitto lancio di oggetti e pietre». Dopo le pietre i poliziotti chiedono i rinforzi. Davanti alla scuola arriva il vice questore aggiunto Massimiliano Di Bernardini con la sua unità operativa: «Notavo - metterà poi a verbale - che l’istituto e i marciapiedi erano occupati da 200 persone (...). Iniziava un folto lancio di oggetti e pietre contro il contingente. Gridavano: "Sono solo quattro". Inseguiti dalla folla, azionando i segnali di emergenza, guadagnavamo la via di fuga». Secondo il verbale sono le 22.30. Un’ora dopo inizia la perquisizione alla Diaz.