La Stampa
Giovedì 26 Luglio 2001
Polemica sui «desaparecidos»
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I Verdi: non si hanno notizie di 350
dimostranti
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Guido Ruotolo
ROMA Già li hanno battezzati i «desaparecidos» di Genova. Per tutta la giornata
sono rimbalzate notizie incontrollate sul numero dei ragazzi che hanno partecipato alle
manifestazioni contro il G8 e di cui si sono perse le tracce: a un certo punto, si è
parlato addirittura di oltre trecento scomparsi. Diversi parlamentari delle opposizioni
hanno presentato interpellanze e interrogazioni ai ministri dellInterno e della
Giustizia, mentre dalla Germania e dallInghilterra parenti dei giovani che sono
andati a Genova hanno messo sotto accusa le forze di polizia italiane (e anche le varie
rappresentanze diplomatiche dei propri paesi). Nel parlamento tedesco è stata chiesta unindagine
internazionale sui fatti di Genova.
Poco prima delle sette di sera, unagenzia di stampa ha battuto la notizia che da un
primo elenco parziale e incompleto, secondo alcuni esponenti del Genoa social forum,
risulta che sono 22 i ragazzi che avevano trovato ospitalità nei campi sportivi della
Sciorga e di cui non si sa più nulla.
Nellinterrogazione parlamentare di tutti i deputati verdi, primi firmatari Paolo
Cento e lex ministro dellAgricoltura, Alfonso Pecorario Scanio, si denuncia:
«Dalle drammatiche giornate di Genova, di circa 350 persone dimostranti non si hanno
notizie e questo induce a pensare a presunte repressioni poliziesche». In questi giorni
ci deve essere stato, sicuramente, un cortocircuito informativo. Ancora più grave per
quanto riguarda i manifestanti stranieri. Molto probabilmente il numero degli
«scomparsi» corrisponde al numero degli arrestati (a ieri, erano ancora 221) e dei
feriti, i cui nominativi non sono stati tutti resi pubblici. Le rappresentanze
diplomatiche dei vari paesi interessati o hanno avuto difficoltà a mettersi in contatto
con le autorità genovesi o, come emerge da diverse testimonianze, non si sono attivate.
Sollecita il capogruppo dei Ds alla Camera, Luciano Violante: «I ministri dellInterno
e della Giustizia diano direttive perché i consolati stranieri e i parenti degli
arrestati vengano avvertiti dei luoghi dove vengono detenuti».
In queste ore si raccolgono le testimonianze di questo «cortocircuito». Sulla vicenda di
Nicola e di Robert, due ragazzi londinesi arrestati nel blitz di sabato notte al Media
Center del "Gsf", è intervenuto anche il famoso semiologo statunitense Noam
Chomsky, che ha sottoscritto - insieme a politici, intellettuali e giornalisti inglesi -
una petizione per chiedere la loro scarcerazione. Di Nicola e di Robert hanno parlato i
giornali inglesi. E ieri gli amici dei due ragazzi raccontavano: «Fino a martedì mattina
i genitori di Nicola Doherty e di Robert Moth non sapevano dove si trovavano. Le ultime
notizie risalivano a domenica: si sapeva che erano stati portati entrambi in ospedale».
Per Nicola, «Genova era il suo battestimo: era la prima manifestazione a cui
partecipava».
Dalle testimonianze londinesi emerge anche una critica al comportamento delle autorità
inglesi: «Al primo "muro di gomma" italiano se ne è aggiunto un altro: il
ministero degli Esteri inglese non ha saputo dare indicazioni precise ai genitori dove si
trovavano i due ragazzi. Le varie rappresentanze diplomatiche in Italia - raccontano gli
amici di Nicola e Robert - domenica hanno addirittura staccato le linee telefoniche di
emergenza. Tramite il centro legale del Gsf di Genova, finalmente, abbiamo saputo che
Nicola si trovava nel carcere di Voghera e Robert in quello di Pavia. Ora dovrebbero
essere stati scarcerati».
Anche dalla Germania arriva leco delle proteste perché non si hanno notizie di
decine di ragazzi (sono almeno settanta i tedeschi feriti o arrestati). Bodo Zeuner,
professore di Scienze politiche a Berlino, ha ammesso che soltanto mercoledì ha saputo di
sua figlia Katharina. Si troverebbe in carcere anche una giornalista berlinese, Kirsten
Wagenschein, arrestata nel blitz al Media Center del Gsf, e di cui non si hanno notizie.
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