La Stampa
Martedì 31 Luglio 2001

Ciampi: gli italiani chiedono verità su Genova
«Il Quirinale silente ma non assente, attendo che sia fatta piena luce»

DUE STRUMENTI PARLAMENTARI CONFRONTO TRA POTERI E LIMITI MOLTO DIFFERENTI ROMA
«Fare luce». Carlo Azeglio Ciampi «avverte il peso dei fatti di Genova». Li ha «vissuti intensamente»; perché a Genova c’era, fino al mattino di sabato 21; e perché li ha seguiti attraverso le conversazioni con il premier Berlusconi e i resoconti di giornali e tv. E ora, dice il presidente della Repubblica, «auspico e attendo che si faccia piena luce su quanto è accaduto. E’ ciò che vogliono tutti gli italiani, senza distinzione alcuna».
Sala degli Specchi del Quirinale, cerimonia di consegna del Ventaglio da parte dell’associazione stampa parlamentare. E’ l’occasione tradizionale in cui il capo dello Stato riceve e fa gli auguri ai cronisti politici. Occasione particolare, quest’anno. Il presidente dell’associazione, Enzo Jacopino, ricorda le violenze di Genova e l’opera, complessa ma necessaria, di accertamento della verità. «Convido il senso di quello che lei ha detto» esordisce Ciampi. Che pone subito alcuni punti fermi. Ribadisce quanto ha già detto a Genova: «il cordoglio per la morte di Carlo Giuliani», ravvivato dalle «nobili parole di suo padre»; e lo sgomento di fronte alla «violenza fatta alla città». «Aggressioni e devastazioni, da parte di gruppi di facinorosi, hanno turbato l’ordine pubblico, hanno recato danno e offesa ai cittadini di Genova». Non solo: «Hanno portato nocumento a coloro, soprattutto giovani, convenuti a Genova per testimoniare a favore dei paesi più poveri». Come a dire che, se da un lato i manifestanti non hanno saputo o potuto isolare i violenti, dall’altro anch’essi ne sono stati vittima; e comunque con i violenti non vanno confusi.
Ciampi bada a non entrare nel merito, poiché «sono in corso indagini, approfondimenti, valutazioni da parte degli organi costituzionali competenti, l’esecutivo, la magistratura, il Parlamento», e «qualsiasi mia dichiarazione sarebbe indebita interferenza». Questo non significa però che il presidente rinunci a chiedere la verità, e ad adoperarsi affinché sia trovata: «Il Quirinale è silente, ma non è assente».
Poi Ciampi ribadisce un altro punto: i lavori del G8 si sono svolti regolarmente; e hanno rappresentato un successo politico. Il G8 «italiano» ha segnato una svolta, e di questo il capo dello Stato riconosce merito sia ai governi del centrosinistra - con la citazione dei «lunghi lavori preparatori» - sia al governo Berlusconi - con il riferimento alla «conduzione del vertice» -. L’apertura al Terzo Mondo, e in particolare all’Africa, le decisioni in tema di lotta all’Aids e alla povertà hanno dato al G8 un «taglio nuovo»; ora «bisogna passare all’azione».
Ciampi indica altre priorità: l’invio di osservatori in Medio Oriente (tema di cui ha discusso nell’ultimo mese con Ariel Sharon e Hosni Mubarak e discuterà nei prossimi giorni con Yasser Arafat); il processo di costruzione europea, che vedrà «una Unione dai larghi confini» e una «più ristretta federazione di Stati» disposti a «mettere in comune aspetti anche importanti di sovranità nazionale»; e il progresso dell’Italia. «La nostra patria avanza - sostiene il presidente -. Basta confrontare la situazione presente con quella di dieci anni fa». E i parametri della crescita, nella visione del Quirinale, non solo soltanto economici, ma culturali. L’Italia di oggi avverte più di quella di ieri «l’orgoglio del suo patrimonio di civiltà e di cultura». E non ha nulla da temere dal nuovo assetto federale che la attende, in quanto «si sente ed è più forte quanto più è unita, e al tempo stesso quanto più valorizza la ricchezza delle proprie peculiarità».