La Stampa
«Aiuteremo ad isolare i violenti»
Giovedì 9 Agosto 2001

IL LEADER DS: «GLI APPUNTAMENTI INTERNAZIONALI VANNO MANTENUTI»
Fassino: l’esecutivo apra un confronto con l’opposizione

NON sarà come ai tempi d’oro del Pci, quando il servizio d’ordine del partito di Berlinguer isolava gli autonomi nelle manifestazioni della sinistra, perché i tempi sono diversi. Ma da Piero Fassino, numero due dell’Ulivo in campagna elettorale e candidato alla segreteria Ds, giunge un’apertura verso il governo Berlusconi: il governo confermi gli appuntamenti internazionali e l’opposizione è pronta a fare la sua parte perché i vertici abbiano successo e si isolino i violenti, affinché si eviti una nuova Genova. Onorevole Fassino, dalle dichiarazioni del capo della polizia alla commissione d’inchiesta pare emergano le prime ammissioni ufficiali su alcuni comportamenti delle forze dell’ordine non corretti. Qual è il vostro giudizio?
«Non mi pare utile continuare in un dibattito recriminatorio. Le dichiarazioni di De Gennaro rendono evidente che le critiche formulate dall’opposizione alla gestione dell’ordine pubblico a Genova erano più che fondate».
E’ un punto a vostro favore?
«Guardi, nessuno vuole che Genova si ripeta, salvo i Black Bloc e chi cerca la violenza. Non lo vuole il governo, per evitare una nuova brutta figura. Non lo vuole l’opposizione, che non intende ritrovarsi nelle contraddizioni nate dalle giornate del G8. Non lo vuole il movimento anti-globalizzazione, tant’è che alcuni leader del Gsf guardano al vertice della Fao con occhi diversi da quelli con i quali hanno guardato l’incontro dei Grandi. Non lo vuole nemmeno la polizia, che avverte l’esigenza di riscattare la propria immagine».
Dal centrodestra vi si chiede di dare garanzie sulle manifestazioni di protesta.
«Stabiliamo un punto fermo: il vertice della Fao si deve fare in Italia. Il governo abbandoni ogni assurda idea di un suo spostamento. E tutti - governo, opposizione, movimento - lavoriamo perché Roma non sia Genova».
Cosa vuol dire?
«Significa aprire un confronto tra governo e opposizione sui contenuti del vertice e su quale piattaforma presenterà l’Italia. Si deve coinvolgere la Città di Roma e il suo sindaco nella gestione di tutti gli aspetti logistici che possano consentire uno svolgimento pacifico e ordinato. Parallelamente si avvii un confronto tra esecutivo e movimento per evitare che manifestazioni pacifiche siano inquinate dalla violenza, convenendone caratteri, modalità, percorsi».
Non era già stato fatto prima del G8?
«Sì, ma nel frattempo ci sono state le drammatiche giornate di Genova, che hanno insegnato qualcosa a tutti. Chi ha responsabilità dirigenti nel movimento ha l’interesse di dimostrare che la violenza gli è estranea. Inoltre chiediamo di ridiscutere le modalità con cui affrontare l’ordine pubblico e di aprire una collaborazione con i governi europei per iniziative preventive. Il vertice della Fao a Roma deve essere l’occasione per dimostrare che l’Italia può ospitare un evento internazionale di grande rilievo».
Vale anche per l’incontro Nato di Napoli?
«Il metodo non cambia, anche se quella è una riunione più di routine, ma al tempo stesso più delicata. Governo e opposizione hanno due interessi comuni: che i violenti siano sconfitti e che l’Italia non sia considerata nel mondo sinonimo di un Paese dove gli eventi internazionali sono a rischio. Sono in gioco la nostra immagine e la convivenza civile. Ognuno, nei rispettivi ruoli, si assuma le proprie responsabilità».
Insomma, non volete lasciare solo Agnoletto a gestire la protesta?
«Siamo interessati a mantenere un rapporto e un confronto con i tanti giovani che manifestano il loro impegno politico sui temi della globalizzazione. Ma lo vogliamo fare sbarrando la strada ad ogni forma di violenza e non compromettendo l’immagine e il credito dell’Italia».
Torniamo sulla Nato: qualcuno ha distinto tra i due appuntamenti, e i centristi dell’Ulivo vogliono verificare il grado di adesione nella coalizione al Patto Atlantico. Ci sono problemi?
«Chiedersi se è opportuna la riunione di Napoli non può significare in alcun modo tornare indietro di vent’anni nel dibattito. L’Italia è un paese Nato e nessuno mette in discussione il suo essere nell’Alleanza Atlantica. Per l’Ulivo questo è un punto chiaro e inequivoco».