La Repubblica 8 agosto 2001

Gli artisti austriaci in cella
"Qui ci hanno torturato"

IL CASO

dal nostro inviato FABRIZIO RAVELLI


VOGHERA - Una tesi universitaria del Philadelphia Institute. Un brano musicale per i festival alternativi americani. Uno spettacolo teatrale che farà il giro del mondo, con la Volxtheaterkarawane. Prima o poi, tutta la storia finirà lì dentro. L'arresto, davanti alle pistole spianate dei carabinieri, vicino a Recco. La notte al comando. Le botte, le manganellate, i calci. Le ingiurie alle donne: "Suck my dick". I saluti romani, con la svastica disegnata sul palmo. Le urla: "Heil Hitler!", "Comunisti, vi ammazzeremo tutti". Tutto questo disgustoso spettacolo farà il giro del mondo.

Per ora sta nei racconti - segnati dalla paura, dalla vergogna, dalla rabbia - del gruppo di teatranti per cui s'è mobilitato anche il presidente austriaco Thomas Klestil.
Alle sei di sera l'europarlamentare socialista Karin Scheele esce dal supercarcere di Voghera, e fa fatica a raccontare: «Le ragazze detenute qui stanno bene, ma sono preoccupate. Cominciano a pensare che sono in carcere perché qualcuno deve comunque pagare per i disordini di Genova, e hanno paura di restarci».
Volxtheaterkarawane (versione inglese: Publixtheatrecaravan), si chiama così il gruppo itinerante di teatro finito in quest'incubo con l'accusa di far parte del famigerato Black Bloc. Ci sono video, fotografie, perfino rapporti di polizia austriaci e italiani che dicono: sono solo un gruppo di artisti di strada, e i materiali che gli hanno sequestrato sono quelli delle loro rappresentazioni. Lunedì i giudici genovesi decideranno se tenerli in galera. Loro (9 uomini e 7 donne della compagnia austriaca, più altri nove di varia nazionalità che si erano aggregati) vogliono uscire. Poi, una volta liberi, ci sarà tempo per le denunce delle sevizie.
Ormai, il loro è un caso internazionale. Il presidente Klestil scrive a Ciampi, il ministro degli Esteri Ferrero Waldner ne ha chiesto la liberazione a Renato Ruggiero. Ieri Christian Prosl, inviato dalla Ferrero Waldner, ha visitato le carceri di Alessandria e Voghera: «Abbiamo presentato un rapporto al vostro ministero degli Interni, chiedendo spiegazioni sulla notte che hanno trascorso nella caserma dei carabinieri». «Sono state 14 ore di tortura», denuncia l'europarlamentare Verde Johannes Voggenhuber in un'intervista a Radio Popolare, dopo aver incontrato i teatranti incarcerati.
Dove è avvenuto tutto questo? «Fanno fatica a distinguere fra carabinieri e polizia - dice l'avvocato Andrea Sandra, che li assiste - Di certo sono stati arrestati dai carabinieri la sera di domenica 22 luglio, vicino a Recco. Nessun documento, nemmeno il verbale, parla di Forte San Giuliano, il comando provinciale genovese dell'Arma. Però una ragazza dice: era la caserma vicina alla scuola Diaz. E Forte San Giuliano è proprio lì sotto».
A Genova, il loro spettacolo di strada l'hanno visto tutti nel «corteo dei migranti» di giovedì 19. Vestiti con tute arancione, con elmetti di plastica e qualche maschera antigas, trascinavano specie di sculture fatte con pezzi di cartone e camere d'aria da camion. Mimavano la protesta antiglobalizzazione, inalberavano cartelli come «No Alienation», o «No border - No nation» che è la loro «ragione sociale». Facevano giochi di strada con clave e catene, impugnavano pistole ad acqua. Assolutamente pacifici e inoffensivi. Teatro politico di strada: la Volxtheaterkarawane è piuttosto nota nell'ambiente degli antiglobalizzatori. Per avere un'idea dei loro spostamenti, basta aprire il sito Internet: una mappa segnala tutti gli appuntamenti della stagione, fino alla fine dell'anno.
Il 13 luglio erano a Salisburgo, per le manifestazioni contro il World Economic Forum. A Eisenkappel, in Carinzia, il direttore del museo partigiano aveva discusso con loro, e gli aveva poi regalato mille scellini. La polizia di Klagenfurt li aveva marcati stretti, chiedendo una lista delle persone che sarebbero andate a Genova. Il 15 erano a La Spezia, invitati a un festival di teatro di strada. Il 16 la polizia locale li aveva identificati e perquisiti per due ore: «Non hanno nemmeno lasciato che una donna del gruppo andasse alla toilette costringendola a defecare per strada. La cosa li aveva fatti sorridere». A Genova si erano sistemati nel campo di Piazza Ciclamini, che il 18 era stato perquisito da una trentina di poliziotti. Avevano controllato i loro documenti, e perquisito i loro furgoni alla ricerca di armi, senza risultato.
Insomma, esistono svariati verbali che testimoniano come la Carovana non portasse altro che i propri strumenti teatrali. Anche questi, quando la sera del 22 luglio scorso sono stati arrestati sopra Recco, si sono trasformati in armi: «Hanno smontato il furgone ricostruendo ad hoc l'arsenale, manipolando le prove - accusa l'europarlamentare Voggenhuber - Perfino quell'attrezzo da giocoliere, due legni e una cordicella su cui far volteggiare una trottola, è stato qualificato come "fionda di grandi dimensioni". Hanno preso la biancheria intima di alcune ragazze con le mestruazioni, e l'hanno messa insieme alle magliette nere, dichiarando poi l'esistenza di macchie di sangue».
E infine, la lunga notte in caserma. I racconti fatti a Voggenhuber («Davanti a quattro testimoni, compreso un funzionario dell'ambasciata austriaca a Roma»), a Karin Scheele, all'ambasciatore Prosl, al console austriaco a Milano Moritsch, sono spaventosi.
Gli uomini, secondo le ricostruzioni raccapriccianti fatte in queste ore, sono stati pestati più delle donne: «Un ragazzo australiano è stato massacrato fin quasi a farlo svenire». «Un ferito, sanguinante, è stato trascinato lungo tutto il corridoio. Dovevano stare immobili, mentre da tutte le stanze si sentivano urla lancinanti». «In ginocchio per ore, e se uno si muoveva lo prendevano a calci e gli saltavano sui piedi con gli anfibi». «C'era uno che faceva il saluto romano mostrando una svastica sul palmo», dice il console Moritsch. «Gridavano Heil Hitler e Sieg Heil - riferisce l'europarlamentare Scheele - Uno urlava ordini in tedesco come a un cane: seduta, lecca. Mimavano una fellatio, e dicevano "suck my dick"».
Insieme ai teatranti della Carovana c'era qualcuno che s'era solo aggregato per il viaggio. Come la studentessa americana che ha una borsa di studio del Philadelphia Institute proprio per seguire il teatro di strada europeo. O la ragazza svedese che lavora per una Ong finanziata dalla Comunità europea. O il musicista americano. Pensavano, forse, che l'Austria di Joerg Haider fosse la cosa peggiore in circolazione.